di Rinaldo Battaglia *
“Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli.
Potevo sprangare il parlamento e costituire un governo composto esclusivamente di fascisti.
Potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”.
Questo fu il discorso, del 16 novembre 1922, di Benito Mussolini alla Camera dei deputati per ottenerne la fiducia quale capo del nuovo governo, dopo il colpo di Stato chiamato ‘Marcia su Roma’ del 28 ottobre precedente.
È passato alla Storia come il ‘discorso del bivacco’.
Sarà stato anche poco poetico, grezzo fin che si vuole, ma di certo molto chiaro ed eloquente.
In poche parole: faccio quel che dico io e Voi muti. Oggi direbbero: lasciateci lavorare…
Ancora oggi qualcuno lo esalta ed onora.
A Vicenza il 28 aprile per anni gli hanno dedicato necrologi con scritto ‘sempre nei nostri cuori’…
De gustibus non est disputandum.
La Storia non la scrivono i vincitori e nemmeno ovviamente i vinti. La scrivono i documenti. Ma andrebbero però conosciuti.
La Storia insegna sempre. Sono gli italiani che non sono bravi alunni. Allora come ora.
16 novembre 2024 – 102 anni dopo
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell’Osservatorio