Se qualcuno trova l’argomento di questo ‘C’era una volta’ qualche malizioso riferimento alla stretta attualità americana, e purtroppo del mondo, ebbene sì: ha ragione. Malizia voluta. Ma è davvero malizia, o solo istinto di sopravvivenza? Perché quello che forse ci aspetta, come storia insegna, potrebbe perfino superare i nostri timori della vigilia del fatidico 20 gennaio 2025 di Donald Trump ancora presidente statunitense.
Giovanni Pinzo, generoso, ci riporta ad alcune vicende elettorali storiche ‘sorprendenti’, ma non le più drammatiche possibili.
Spagna 1936: elezioni e guerra civile
Nel dicembre 1931, dopo la fuga del re Alfonso XIII, in Spagna era stata proclamata la repubbblica, ma il potere era ancora saldamente nelle mani dei conservatori e dei monarchici. Nel 1934 scoppiò una rivolta nelle Asturie che fu duramente repressa soprattutto dalla Legione spagnola comandata da un generale ancora semi sconosciuto: i soldati agli ordini di Francisco Franco furono responsabili di centinaia di esecuzioni sommarie di insorti che provocarono almeno un migliaio di vittime e ampie devastazioni nella regione.
Il governo conservatore dovette inoltre affrontare anche la proclamazione dell’indipendenza della Catalogna, gravi disordini nel Paesi Baschi e una serie di scandali interni, tanto che – costretto alle dimissioni – convocò nuove elezioni indette per il febbraio 1936. La vittoria delle sinistre non fu schiacciante in termini di voti, ma ottenne comunque una forte maggioranza alle Cortes.
Nello stesso tempo, sia all’interno della coalizione di sinistra vincitrice che dell’opposizione monarchica, iniziò un aspro confronto per l’egemonia, mentre la popolazione spagnola faceva pressione per avviare le riforme, spesso assumendo iniziative al di fuori del controllo del governo.
Fu a questo punto che il 17 luglio intervenne l’esercito con un colpo di stato: i golpisti non riuscirono ad estendere il loro controllo a tutto il territorio, né i repubblicani reagirono ovunque con fermezza. La guerra civile si concluse nella primavera del 1939.
Francia 1967: de Gaulle e ‘Maggio francese’
Dopo esser stato richiamato al governo del Paese nel 1959, nel pieno della crisi algerina, Charles de Gaulle iniziò il suo secondo periodo di governo dopo quello della Resistenza e della Liberazione. Furono così siglati gli accordi per l’indipendenza dell’Algeria e varata la riforma presidenziale che avrebbe dato vita alla Quinta repubblica, nonostante l’insurrezione dei coloni francesi, un tentativo di colpo di stato dei generali di Algeri nell’aprile 1961 e un attentato dell’OAS nell’aprile 1962 al quale de Gaulle sfuggì fortunosamente.
In mezzo a queste difficoltà il programma fu comunque attuato, ma alle elezioni presidenziali del 1965 si ebbe una battuta d’arresto: il generale non ottenne subito la rielezione, ma solo al ballottaggio vinse su François Mitterand. Eppure riuscì a promuovere un ruolo forte ed autonomo della Francia nella politica mondiale, ad esempio condannando l’intervento americano nel Vietnam, che provocò il ritiro francese dagli accordi militari della NATO nel 1966, e dichiarando l’embargo contro Israele dopo la guerra dei Sei giorni nel 1967.
Qualcosa nel rapporto tra i francesi e il generale stava tuttavia scricchiolando quando nel maggio 1968 a Parigi scoppiò la rivolta degli studenti e comparvero le barricate al quartiere Latino. Quando infine la sua proposta di riorganizzazione regionale fu bocciata dagli elettori nell’aprile 1969 – e nonostante i partiti gaullisti avessero stravinto alle elezioni politiche dell’anno precedente –, lasciò il potere in meno di ventiquattore.
Germania 2005: la ‘ragazza’ che superò Bismarck
Nel 2005 Angela Merkel si candidò per la prima volta al cancellierato della Repubblica federale tedesca: per molti all’interno del potente partito cristiano sociale Merkel era stata ‘das Maedi’, ‘la ragazza’, pur riconoscendo che la sua legittimazione politica, oltre che dal consenso, derivava direttamente da Helmut Kohl, artefice della riunificazione dopo la caduta del muro.
Il risultato delle elezioni fu buono in termini di voti, ma non sufficiente a garantire la maggioranza al partito per cui, furono necessarie tre settimane di serrate trattative con il partito socialdemocratico, prima che Merkel divenisse il primo cancelliere donna nella storia tedesca. Altrove, ancora oggi, il tempo di una presidente donna non è ancora arrivato.
Questa piccola sorpresa al femminile, con il passare del tempo, finì per diventare poco meno di una curiosità, perché Angela Merkel rimase di fatto al governo fino al 2021, presiedendo ben quattro governi di coalizione con socialdemocratici, liberali e verdi. Memorabili, nel corso di quella che fu definita l’era Merkel, anche le decine di incontri al vertice con capi di stato e di governo in cui diede sempre esempio di equilibrio e acume.
10 Novembre 2024