Jamil El Sadi
A Montecitorio il procuratore capo di Napoli boccia i governi Draghi e Meloni sul tema giustizia
“Si continua ad avere una visione sul problema mafia e sul problema criminalità organizzata sempre nel particolare, non pensando a progetti di lungo periodo e pensando alle riforme che servono per velocizzare i processi, per far funzionare la giustizia, per dare risposta alla gente o per rendere più sicuro un territorio”. A parlare è Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli rispondendo alle domande dei giornalisti fuori da Montecitorio dopo l’audizione in commissione Giustizia. L’occasione serviva a discutere nell’ambito del dlgs in materia di efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari.
Sulla giustizia, Gratteri ha bocciato i governi di Mario Draghi e di Giorgia Meloni, definendo la riforma di Nordio “non sufficiente perché è la conseguenza della riforma Cartabia”. “Come prima cosa andrebbero azzerate le riforme degli ultimi tre anni sul pianeta giustizia”. Solo così “si può poi cominciare a sedersi e fare riforme che servano a velocizzare i processi e ad avere una visione organica di ciò che serve per avere un Paese più sicuro e più libero”, ha aggiunto.
“Le riforme le può fare solo chi è stato nelle aule di giustizia, non chi non è mai entrato in un’aula di giustizia e ha la presunzione di capire e di essere più intelligente degli altri, perché così si arriva alla paralisi e al fatto che il sistema penale, e soprattutto quello civile, non funzionano – ha detto dentro la Camera –. Il civile è diminuito perché la gente non fa più le cause, la gente è scoraggiata dal sistema civile, ancora più farraginoso di prima. Bisogna chiedere conto a chi ha creato questi sistemi che non funzionano oggi, non fare ancora riforme. C’è una schizofrenia di riforme continue. Bisogna invece resettare e fare riforme che servono, non fare la gara a chi è più bravo o fare bracci di ferro. La giustizia è un problema che riguarda la collettività e la credibilità di uno Stato“.
Gratteri a Montecitorio ha evidenziato la necessità di “strumenti normativi adeguati e proporzionati al territorio in cui andiamo ad operare“. Il procuratore si è soffermato anche sulla previsione della perseguibilità a querela di alcuni reati: “Molto spesso si tratta di reati odiosi sia per le modalità che per la qualità delle persone offese – ha detto – e sono reati spia di situazioni più gravi“. “Immaginiamo il reato di lesioni, il vicino che picchia il contadino, il mafiosetto che vessa… lasciare la parte offesa da sola, con questo peso, non lo farei. Noi magistrati siamo pagati per rendere più vivibile il territorio“. Nella riforma sull’efficienza del processo penale “ci si è concentrato molto sulla velocizzazione dei processi, ma le parti offese non sono minimamente tutelate“, ha ribadito Gratteri.