Gli investigatori hanno trovato anche una “bozza di report” sull’ex capo della Cia in Italia Gorelick Robert
Ci sarebbe un legame tra la vicenda che avrebbe dato origine all’indagine sui presunti dossieraggi, ossia l’incontro dell’ex poliziotto Carmine Gallo, nell’estate 2022 a Milano, con una persona vicina “alla criminalità organizzata lombarda”, il cui nome è “omissato”, e ciò che viene riportato nello stesso capitolo sulla “genesi” dell’inchiesta, ovvero i “contatti” nel 2020 tra l’ex super poliziotto “con l’utenza telefonica intestata ed in uso a Dell’Utri Marcello“, ex senatore che non risulta indagato nel fascicolo milanese della Dda e della Dna. Si tratta di una connessione tra due elementi investigativi che emerge dalle carte dell’inchiesta, su cui sono in corso approfondimenti e sulla quale, però, gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo.
Dall’inchiesta è emersa anche una “bozza di report” sull’ex capo della Cia in Italia Gorelick Robert. L’hanno trovata gli investigatori nell’inchiesta milanese sui presunti dossieraggi illegali, stando a quanto emerge da una delle informative nelle migliaia di pagine di atti depositati nell’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, coordinate dal pm della Dda Francesco De Tommasi. Il “mondo dell’intelligence”, scrivono gli investigatori, “è da sempre centrale negli interessi e nelle vicende” di Carmine Gallo, l’ex super poliziotto ai domiciliari dal 25 ottobre, e “del gruppo”, come risulta “anche da una mail” del 9 febbraio del 2022 “tra Mercury”, una delle società di investigazione al centro dell’inchiesta, e Daniele Sirtori, il quale nella presunta associazione per delinquere, per i pm, “era addetto anche alla redazione dei report ‘mimetizzati’ contenenti dati estrapolati illecitamente dallo Sdi e da altre banche dati”. Nella mail, si legge, era stata “inoltrata una bozza di report su Gorelick Robert, già capo dell’intelligence americana (Cia) in Italia, attivo ora nel settore privato e della divulgazione scientifica sul tema ‘intelligence’, già relatore in diversi simposi unitamente ad altri soggetti” citati nell’informativa. Nel “report”, allegato dagli investigatori negli atti, viene segnalato dal gruppo di presunte cyber-spie che Gorelick, dopo il suo ruolo svolto in Italia, “tra il 2003 e il 2008”, come “Capo Centro Cia” ha potuto “intessere ed estendere rapporti e relazioni sia in ambito istituzionale e politico sia in quello imprenditoriale sul territorio nazionale”. E’ stato “citato”, si legge ancora nel report, “quale soggetto, in qualche maniera, interessato o coinvolto a svolgere attività di intelligence nel noto caso che ha interessato la Santa Sede a Roma, meglio conosciuto come Vatileaks, e ancora indicato quale probabile portavoce nel rappresentare le ingerenze Usa al fine di favorire la caduta del passato Governo Prodi“.
Nella DIA di Lecce una squadra di poliziotti infedeli
Altro aspetto inquietante, tra i tanti che si apprendono dall’inchiesta dei pm di Milano, riguarda una “squadra” attiva di “personale infedele” nella Direzione investigativa antimafia (DIA) di Lecce dedita alla “esfiltrazione abusiva di informazioni e dati” riservati e presenti nelle “Banche dati strategiche nazionali”. Le informative dei carabinieri del ROS e del Nucleo investigativo di Varese, inviate al pubblico ministero Francesco De Tommasi, infatti non fanno riferimento solo al finanziere della Dia, Giuliano Schiano, sospeso per 6 mesi dal servizio e per il quale diversi indagati, come gli informatici Samuele Calamucci e Giulio Cornelli, si attivano per “non pregiudicare il loro canale di approvvigionamento di dati”, ma a un “nucleo” di “personale infedele”. Fra questi ci sarebbero il maresciallo capo dei carabinieri in servizio presso il Centro Operativo DIA di Lecce, Tommaso Cagnazzo, e la “vicinanza” ai presunti hacker di un secondo finanziere (non indagato). Per i militari è “ovvio” che “personale della DIA di Lecce possa essere coinvolto in accertamenti circa presunti accessi abusivi segnalati dalle procure italiane” ed è “altrettanto ovvio” che “i dirigenti ed i capi ufficio di Schiano così come gli appartenenti alla ‘squadra infedele’ operino quantomeno una vigilanza disinvolta” nei confronti degli accertamenti sulle banche dati “svolti dal personale dipendente”. La deduzione degli investigatori dipende dal fatto che “il Sistema Informativo Interforze prevede che per ogni utente vi sia associato un ‘responsabile d’ufficio’ che effettua obbligatoriamente e con cadenza bimestrale controlli a campione sulle interrogazioni effettuate”.
5 novembre 2024