Nelle prossime elezioni un ceto politico infarcito di inquisiti e corrotti, di piduisti e di puttanieri, di ex bombaroli sdoganati da FI e di mafiosi culo-e-camicia con il PD tenta il tutto e per tutto per non mollare la poltrona. Poco importa che il Parlamento sia un’accozzaglia di nominati messa in piedi con una legge elettorale anticostituzionale e abbia fatto per conto dei padroni marchette di ogni tipo, come il “Job Act”, l’abolizione dell’art. 18 e le sciagurate controriforme delle pensioni, varate da governi “tecnici” formati dai contabili della Bocconi, finanziati a loro insaputa dai fondi elargiti dalla mafia italoamericana attraverso lo IOR. Quella politica economica da Far West importata dagli USA che considera la spesa sociale un costo e i diritti una merce, svende ai privati amici (mafiosi, finanzieri di destra e di sinistra, mogli, figli e cognati) il patrimonio pubblico e nelle Grandi Opere con grandi appalti scatena un giro di mazzette incredibile. Mentre il monopolio dell’informazione è ormai acquisito, come ai tempi del Minculpop mussoliniano, e la Repubblica, il Corriere, il Sole 24 ore, la Stampa e tutte le testate collegate fanno parte di un unico grande network, c’è qualche testata indipendente che resiste. Ecco allora l’attacco alla libertà di stampa con leggi anticostituzionali sulle intercettazioni, e la chiamata a raccolta di pennivendoli affidabili come Vespa e Fazio, Sgarbi e Ferrara, Costanzo e Mieli, l’ex di Potere Operaio, per catturare consensi a destra e a sinistra con una informazione di regime.
È in questo contesto che bisogna leggere gli eventi dell’anno 2018. Il cinquantennale del 1968 “celebrato” nel 2018 e il Quarantennale della strage di via Fani “celebrato” nel 2018 servono al ceto politico per celebrare se stesso nelle elezioni del 2018. È in atto una rassegna di tutte le truppe cammellate, dai cantanti ai giocatori di calcio, dai radicali ai centristi, dai fascisti ai piduisti. In questo circo di nani e ballerine non potevano mancare i brigatisti, alleati da sempre, né i garantisti a oltranza, i socialisti craxiani e i lottacontinuisti mai stanchi. Il potere al Popolo! E alla Repubblica! E al Corriere! A noi!
Ci sono anche dei garantisti incaponiti, come Russo Spena, garantista a oltranza, eletto per Rifondazione Comunista, che nel 1993 votò contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Craxi, nonostante le decine di testimonianze che emergevano da ogni parte. Nel 2004 questo garantista espresse solidarietà nei confronti di Cesare Battisti, assassino ex brigatista che godeva dell’asilo politico in Francia. Altri strani garantisti sono quegli autorevoli giornalisti che hanno scritto che bisognava permettere a Totò Riina di morire nel suo letto o quelli che vorrebbero che a Dell’Utri, mafioso amico di mafiosi, siano concessi gli arresti domiciliari. Stiamo parlando di gente che ha gestito miliardi di soldi sporchi facendo ammazzare nelle stragi centinaia di persone innocenti, che avrebbero avuto il diritto, loro sì, di morire nel proprio letto.
Ci sono brigatisti vecchi e nuovi, che hanno contribuito, trasformando la lotta di classe in una serie di azioni scellerate, a mettere in crisi il movimento sindacale e a far arretrare la sinistra. Fin da subito dopo l’omicidio di Moro hanno concordato una verità ufficiale con lo Stato che volevano abbattere, sottoscrivendo una serie di balle nelle quali ormai credono soltanto Colombo del “manifesto” e Mieli del Monopolio Piduista, oltre a Vladimiro Satta, che tiene in ordine i faldoni dei documenti dell’archivio del Senato e scrive storielle per i gonzi: la strage di piazza Fontana era anarchica, i depistaggi sono stati casuali, la P2 è stata molto sopravvalutata, il memoriale Morucci dice la verità, in via Fani c’erano solo le BR e basta, Moro è stato ammazzato in via Montalcini, e altre squallidezze dello stesso tipo. Ma lui è pagato dallo Stato per sostenere che l’eversione ha perso e la democrazia ha vinto; Mieli lavora in una catena di giornali della P2; Colombo invece fa il finto tonto a gratis.
C’è la brigatista Nadia Lioce, ospitata da Contropiano, un’altra delle testate “comuniste” che fingono di lottare per la redenzione degli sfigati di tutto il mondo, comprendendo con i pensionati, i disoccupati gli studenti, gli operai, gli impiegati statali anche i mafiosi. Contropiano diffonde una lettera di protesta della Lioce per essere soggetta in carcere al trattamento del 41bis. Il titolo di Contropiano è: “L’orrore del 41bis descritto da chi lo subisce in carcere”. A questo punto riecco Lotta Continua, che rinasce. Chissà se la tipografia di oggi appartiene ancora a quella strana ditta che produceva anche il Daily News e nella quale erano soci Sindona, la mafia, l’ambasciata americana e la CIA? [1] [2] [3] Forse qualcuno di questi soci c’è ancora, vista la richiesta di abolizione del regime di isolamento carcerario – in gergo, il 41bis – che è sempre stata una battaglia mafiosa. Lotta Continua, con il titolo “Carcere, pena infinita” (4) pieno di un garantismo astratto e teoricamente forse giustificabile, firmato dalla Redazione milanese, pubblica poi, sotto, un delirante comunicato di un fantomatico Collettivo Contro la Repressione per un Soccorso Rosso Internazionale, dal titolo “Sosteniamo la compagna Nadia Lioce!” – con tanto di punto esclamativo, come si conviene in questi casi. Il comunicato sembra un patchwork che cuce insieme, a caso, tutti i luoghi comuni del peggior sinistrismo: è infarcito di parole d’ordine come Rosso, Internazionale, Rivoluzione, Compagni Prigionieri, Solidarietà, Lotta, e termina con una frase ad effetto: Abbattere il Capitalismo! – la qual cosa, come tutti sanno, si fa eliminando il 41bis.
C’è la Barbara Balzerani, pluriassassina diventata scrittrice (cosa non si fa per sbarcare il lunario!) che, annoiata dalla celebrazione del Cinquantennale del 68 o del Quarantennale della strage di via Fani (francamente non abbiamo capito bene cosa l’annoia di più) chiede asilo all’estero (5). Ma come? Non ha già goduto per tanti anni di asili in Francia e altrove? Vada pure, signora, se non ha più pendenze qui, ma non ci venga a fare la vittima. Non sarà che il suo blog ha tirato fuori questa cosa (me ne vado! Fermatemi, sennò me ne vado!) per vendere qualche libro in più? A volte lo fanno gli artisti, per richiamare l’attenzione sulla propria persona.
A questo punto scendono in campo i persichettiani scatenati. Appartengono all’organ house on line “insorgenze”, gestito dall’ex brigatista Persichetti, che ha scritto un libro di 600 pagine pieno di favolette, recensito con favore indovinate da chi?, da Mieli, Colombo e Satta. Persichetti si lancia a testa bassa all’attacco dei dietrologi sfoderando l’arma bianca – essendo il mitra skorpion utilizzato negli ultimi omicidi momentaneamente ritornato nella fureria dei Servizi. Approfittando delle uscite della Lioce e della Balzerani, attacca Raimondo Etro, ex brigatista, e Giovanni Ricci, figlio dell’autista dell’auto di Moro, assassinato dalle BR e dai Servizi il 16 marzo 1978. La polemica che il professor Persichetti, docente all’Università di Calabria dove fa il barone il professor Franco Piperno, fa con quegli ignorantoni, assume toni cattedratici, disquisendo sul significato di “Fasti”. Eppure, lui che è così colto, dovrebbe spiegare meglio a noi cosa significa “assassino”, dato che a noi, purtroppo, manca quell’esperienza.
Persichetti, Piperno e il povero Mancini, defunto, conoscevano bene la mafia di Reggio e di Cosenza. Ecco perché oggi ci tengono tanto alla battaglia del 41bis: la battaglia la fanno anche per i loro amici. Del resto Chichiarelli, della Magliana, non aveva fatto trovare un borsello con dentro dei biglietti del traghetto fra Reggio e Catania? E gli incontri fra i Servizi e i bombaroli parastatali non avvenivano su quel traghetto? E il camerata Moretti non aveva preso contatto, prima in un albergo di Reggio e poi in uno di Palermo, con i suoi alleati?
Piperno e Negri, grandi professori universitari che hanno mandato una generazione intera di giovani compagni a morire per conto terzi (armiamoci e partite!) sono ritornati a fare danni nelle università che li hanno ripresi, gli hanno dato gli arretrati e li proteggono, come si conviene in alto loco.
La loro doppiezza è simile a quella di Persichetti, un individuo moralmente squallido, umanamente repellente, dal ragionamento viscido. Lui e la Balzerani, compagni di merende online, ce l’hanno a morte con chi non vuole ammettere la verità, che cioè “un commando brigatista composto da giovani operai, studenti e disoccupati portò a termine un’impresa fino ad allora impensabile”, e si scagliano contro tutti coloro che sono “lontani anni luce da qualunque volontà di affrontare in modo serio e onesto un lavoro di ricostruzione storica dei fatti” Sottolineiamo “onesto”, perché se c’è un onesto in questa storia non è certo Persichetti, falso come un bitcoin. Dovevano essere molto miopi quei giovani studenti del commando brigatista di via Fani, per non vedere l’aiutino che qualche servizievole uomo dei Servizi gli dava, sparando al maresciallo Leonardi da dietro la Austin Morris targata Roma T50354 che ha impedito la fuga alla macchina di Moro e si è rivelata di proprietà di Patrizio Bonanni, un fiduciario del Sisde. E dovevano essere ben sordi quei giovani operai (forse a causa della catena di montaggio) che non hanno sentito il crepitio dei colpi sparati da qualche killer in borghese sbucato da dietro la Mini Cooper targata Roma T32330 del gladiatore della Decima Mas Tullio Moscardi, casualmente lì quel mattino con altri gladiatori e altri fascistoni in servizio. E dovevano essere ben poco abituati a lavorare seriamente quei disoccupati pasticcioni, se gli si inceppa il mitra, perdono un caricatore, un paio di baffi e una borsa: proprio dei dilettanti! Per fortuna che in via Fani c’erano anche dei professionisti, come ormai tutti sanno, meno Persichetti. Com’è, compagno, che non vedi le cose? Sei tonto, sei falso o che? Perché se Satta è pagato per non vedere, te, che sei un puro, chi ti paga?
Ma siamo nel 2018, anno di elezioni. Le truppe cammellate sono schierate, e si fa la conta, senza guardare troppo per il sottile. L’importante è che tutti stiano al gioco, alleati di sempre, come la mafia (6), alleati di ieri, come le BR, e possibili alleati di oggi, come i lottacontinuisti mai stanchi. Alle elezioni ci sarà un posto anche per loro. Intanto cominciamo a lanciare messaggi per far capire agli amici e agli amici degli amici che nonostante il gioco delle parti anche noi siamo amici: e dai con l’articolo 41bis, con la pacificazione nazionale, con la verità ufficiale convalidata dalle BR, con la lotta al precariato gestita da Lotta Continua, con le liste esterne di appoggio al PD, con Casini che è dei nostri, con i radicali protetti dai clericali.
Anche gli irriducibili sono dei nostri!
Lo staff di iskrae
Da notare che Riina si preoccupa delle Brigate Rosse al punto 6 e al punto 2 del 41 bis