Giorgio Bongiovanni
Violata la Costituzione, intervenga il Capo dello Stato
Prendiamone atto: l’Italia è ufficialmente entrata in guerra.
Come? Semplice. A causa di quel patto Atlantico che la vede protagonista con basi disseminate in tutto il territorio: ufficialmente per un totale di 120.
Camp Darby, Gaeta, Ghedi, Aviano, Vicenza, La Maddalena sono tra le più grandi, ma è indubbio che la principale è la base di Sigonella, nella piana di Catania, dove vi è l’aeroporto della US Navy nel Mediterraneo.
Da questo aeroporto, sabato mattina, è partito un “Northrop Grumman Rq-4b Global Hawk”, uno dei droni-spia della flotta della Nato in Sicilia dal 2013. Scopo della “missione”?
La sorveglianza del territorio di guerra, sorvolando i cieli di confine tra Ucraina e Romania, passando per il Mar Nero dalla costa bulgara fin quasi alla Georgia.
E sempre sabato anche altri due velivoli da trasporto sarebbero partiti dalla portaerei a propulsione nucleare Harry S. Truman Cvn 75, impegnata nel Mare Egeo, insieme con la “gemella” francese Charles de Gaulle, in un’operazione di contenimento della Voenno-morskoj flot, la Marina russa, in ottica di “deterrenza” in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Domenica, invece, da Pratica di Mare, a Roma, un velivolo Atr-72 della Guardia di Finanza è partito per giungere in Polonia. Anche in questo caso con uno scopo missione “ignoto”.
Eccole le operazioni di guerra che il collega de Il Fatto Quotidiano, Giampiero Calapà, in maniera assolutamente circostanziata ha messo in fila ieri.
Ciò avviene mentre il “comico” presidente Ucraino, Volodymyr Zelensky, continua ad invocare alla Nato l’istituzione di una “no fly zone” sull’Ucraina che ci spingerebbe tutti verso il baratro di una terza guerra mondiale.
Il Capo della Nato, Jens Stoltenberg, continua ad esprimere contrarietà a questa soluzione, affermando di “non cercare una guerra con la Russia”.
Ma i fatti dicono il contrario.
E’ il grande inganno degli Stati Uniti d’America e di un’Europa prona ai suoi desiderata, dalle sanzioni, fino all’invio costante di armamenti che giungono in Ucraina per vie non ufficiali, grazie ai signori della guerra.
In questo quadro anche l’Italia ha la sua dose di colpe e responsabilità e non solo per i voli e le azioni militari segrete che partono dalle basi Nato in Italia, soprattutto da Sigonella (ricordiamo anche che in Sicilia è presente il Muos, ovvero il mega impianto satellitare di comunicazione americano inserito nella riserva naturale della Sughereta di Niscemi, dove centinaia di persone sabato si sono ritrovate a manifestare contro la guerra).
Il nostro Paese prende parte al grande gioco della vendita delle armi, stringendo patti militari che violano in maniera aperta la nostra Costituzione in quell’articolo 11 che afferma testualmente: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Eppure non solo abbiamo registrato la volontà di questo governo di aumentare la percentuale di Pil da investire nella Difesa, ma abbiamo visto questo governo guerrafondaio stringere patti militari, tramite il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, con il suo omologo dell’Ungheria xenofoba, omofoba e illiberale, il generale Tibor Benkö. Uno scandalo assoluto se si pensa che tempi addietro una grossa fetta della politica lanciava strali contro il regime ungherese di Viktor Orban.
Ma la guerra in Ucraina con la “visione di Putin come un nemico comune” è troppo ghiotta per non essere sfruttata. La crisi pandemica si è volatilizzata di colpo di fronte ad un conflitto che ha un valore di svariati miliardi di euro. E le quotazioni dei produttori di armi volano.
E l’Italia gongola con i suoi “Vassalli, valvassori e valvassini” (o forse si dovrebbe dire con i “servi”) pronti a soffiare sul fuoco.
Sempre Calapà ha messo in evidenza un altro fatto avvenuto solo pochi giorni fa. Non nell’Europa dell’Est, dove tanta povera gente viene dilaniata dalle bombe dei due schieramenti, ma in Arabia Saudita.
A Riad, infatti, c’è stata la fiera internazionale delle armi da guerra. In prima fila per il nostro caro Belpaese c’era il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, uno dei membri del partito, Forza Italia, fondato da un uomo della mafia (Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa) e da uno che la mafia la pagava (Silvio Berlusconi, così come scritto nelle sentenze). Quel Giorgio Mulè che non perde mai occasione di attaccare i magistrati antimafia che osano, con il loro lavoro, indagare sul Sistema criminale ed i rapporti con il Potere.
Con tanto di elmetto in testa si è recato nella capitale dell’Arabia Saudita (Paese che non brilla certo per la democrazia con le sue 81 esecuzioni di condanne a morte in sole 24 ore sabato) per presenziare all’esposizione dei prodotti dell’azienda Leonardo. Carri armati, elicotteri, caccia bombardieri, droni spia, pistole Beretta. C’era tutto nei quattro stand predisposti per l’occasione.
Ma l’Italia è il Paese che sulla Carta ripudia la guerra, ma che poi promuove con “aiuti militari” le cosiddette operazioni per il mantenimento della pace (peace keeping), di formazione della pace e prevenzione dei conflitti (peace making) e di costruzione della pace (peace building), missioni di imposizione della pace (peace enforcement).
Dalla guerra del Golfo, alla Somalia. Dalla Bosnia al sostegno ai curdi: sono state diverse le risoluzioni approvate dal Parlamento per deliberare il sostegno militare all’estero.
Come nel 1999, quando il governo presieduto da Massimo D’Alema autorizzò l’uso dello spazio aereo italiano per la guerra della Nato contro la Serbia di Milosevic, scoppiata per la crisi in Kosovo.
Di fronte a questa crisi, in cui la nostra Costituzione viene vilipesa, infangata e tradita il Capo dello Stato cosa vuole fare?
L’articolo 87 della Costituzione italiana stabilisce che il Presidente della Repubblica ha “il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere”.
Forse non si rende conto che la situazione sta via via andando verso il peggiore degli scenari?
Lo abbiamo detto più volte. Noi non stiamo con Putin, un autoritario dittatore. Ma non stiamo neanche con la Nato e con questo governo folle e guerrafondaio che con il suo agire potrebbe portarci dritti verso l’oblio di una Terza Guerra Mondiale.
A quel punto non ci sarebbe partita. Ma un Game Over per l’umanità intera.