Loretta Napoleoni
Letti i commenti dei media sul dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump e visto il dibattito sono arrivata alla conclusione che vivo in una realtà separata dai mass media. Mi sono presa un po’ di tempo per digerire questa realtà, qualche ora per meditare su cosa scrivere.
Una regola d’oro negli Stati Uniti riguardo a chi vincerà le elezioni è rispondere alla domanda con chi dei due candidati andresti a cena? Non sappiamo cosa risponderebbe la maggior parte degli americani, possiamo immaginarlo, so pero’ cosa risponderei io sulla base del dibattito.
Cenare con Kamala Harris, a mio parere, sarebbe come cenare con Hillary Clinton o con la preside del proprio liceo dopo essere stati punti per fumare una sigaretta nel bagno. Non ci sarebbe una conversazione, un dialogo, la cena servirebbe per dare una lezione di vita allo studente un po’ ribelle. Il problema della Harris nella comunicazione è lo stesso della Clinton, la sindrome della preside. Ascoltandola si percepisce che il suo compito è mantenere la disciplina, punire chi la infrange, difendere lo status quo, far rispettare le regole della scuola. Piu’ volte Kamala Harris ha ribadito il ruolo di leader mondiale degli Stati Uniti per giustificare l’appoggio in Ucraina, l’impegno con la NATO, e lo ha fatto con la stessa certezza con cui una preside ribadisce il divieto a fumare le sigarette a scuola, con l’autorità di chi cio’ che è giusto e cio’ che è sbagliato.
Le donne in politica ahimè finiscono spesso per comportarsi in questo modo, la Signora Thatcher era soprannominala la nanny, la bambinaia, perche’ trattava il parlamento e la nazione come i bambini all’asilo; Giorgia Meloni non concede conferenze stampa perche’ con i bambini non si ragiona, bisogna infondere la disciplina usando l’autorità dell’adulto. Thatcher e Meloni sono riuscite a vincere la poltrona piu’ ambita ma questo non significa che il loro “stile” autoritario bossy possa essere esportato con successo dovunque e specialmente negli Stati Uniti.
A differenza dell’Europa, gli USA sono una nazione continente, le cui origini storiche affondano nella trasgressione, i.e. la rivoluzione e la guerra d’indipendenza. La donna bambinaia o preside che impone le regole non fa cosi’ presa su di loro perche’ nell’immaginario collettivo della nazione questi ruoli non la definiscono. Agli americani non piace avere lezioni di moralità’ ed etica dai propri leader, preferiscono passione ed ideologia, positivismo e sogni di grandezza, vi ricordate il sogno americano?
Trovato il modo di ignorare il suo super ego e narcisismo, una cena con Trump sarebbe come andare a cena con un trasgressore vintage, sarebbe ricca di storie, ed esperienze divertenti, persino i suoi racconti piu’ assurdi, e.g. che i migranti mangiano gli animali domestici nell’Ohio, ci farebbero sorridere proprio perche’ estremi. Sarebbe una cena unica, non si tornerebbe a casa indolenziti da una lezione di moralità, impauriti dal futuro che ci aspetta in classe il giorno dopo ma alleggeriti per qualche ora dal peso della vita.
Si puo’ votare sulla base di questi sentimenti? Ignorando le politiche presentate dai due? Ignorando il loro passato? Assolutamente si. Come si puo’ votare ignorando i commenti della stampa tradizionale alla quale la Harris, chiaramente, piace piu’ di Trump.
Si puo’ votare sulla base della simpatia anche perche’ nel mondo in cui viviamo nessuno conosce la verità a meno che non l’abbia toccata con mano. Ed ecco un esempio: nel dibattito sull’aborto Trump ha sostenuto che a questo punto spetta ad ogni stato decidere come gestire il diritto all’aborto mentre prima era la legislazione federale a dettare le regole. L’aver passato la patata bollente agli stati offre la possibilità alla popolazione di ogni stato di decidere attraverso il processo democratico cosa fare. La Harris sostiene la difesa del diritto a prescindere dagli stati. Ma gli Stati Uniti sono una nazione federale, gli stati, ad esempio, decidono l’imposizione fiscale, alcuni sono tax free altri no. Solo i principi della costituzione sono universali, come il diritto alle armi, il diritto delle donne ad abortire tra questi non c’e’. Nel dibattito i moderatori non hanno chiesto la domanda fondamentale: sarebbe auspicabile inserire tale diritto negli emendamenti della costituzione? E quale presidente lei lo proporrebbe? La risposta di Trump la conosciamo ma quella della Harris no. La Harris sa che inserire il diritto all’aborto nella costituzione con un emendamento richiederebbe il voto di tutto il congresso, impresa impossibile per chiunque perche’ la nazione sul tema e’ spaccata.
Nessuno dei temi caldi come il diritto all’aborto ha ricevuto lo spazio necessario ed è stato dibattuto in dettagli perche’ metterebbe a nudo una realtà scomoda per i candidati ma anche per la stampa: il sistema americano poggia sui pesi e bilanciamenti delle istituzioni che impediscono politiche “estreme”, e.g. diritto/divieto di abortire, fuori della costituzione. I candidati lo sanno e quindi si tengono sul vago, i moderatori anche e potrebbero usare questa arma per far uscire allo scoperto i candidati. Ma questo non succede mai, è un tabù, ed e’ per questo che non lo abbiamo visto in nessuno dei dibattiti. Infrangere questo tabù significherebbe accettare i limiti che la costituzione impone ai candidati ed a chi vincerà le elezioni, come pure ai media che ci raccontano le loro campagne.
Date queste circostanze, negli USA si vota democratico o repubblicano per tradizione o si vota su alcuni punti specifici, e.g. tassazione, o si vota per simpatia, e questo e’ il motivo di gran lunga piu’ popolare.
Voi con chi cenereste? Harris o Trump?
11 settembre 2024
Loretta Napoleoni *Economista di fama internazionale. Ha insegnato alla Judge Business Schools di Cambridge e nel 2009 è stata invitata come relatrice alla Ted Conference sui temi del terrorismo. Nel 2005 ha presieduto il gruppo di esperti sul finanziamento del terrorismo per la conferenza internazionale su terrorismo e democrazia organizzata dal Club de Madrid. Autrice di diversi libri di successo tra cui Terrorismo SPA, Economia Canaglia e Maonomics, tradotto in 18 lingue, incluso l’arabo ed il cinese; ISIS, lo stato del terrore, uscito in 20 nazioni. L’ultimo si intitola Technocapitalism