Hezbollah conferma l’uccisione del suo leader in raid massicci con bombe anti bunker che ha devastato il quartier generale del Partito di Dio. Il Libano è sotto shock.
In 24 ore Benjamin Netanyahu ha sfidato il mondo intero. Invitato a New York a parlare al Palazzo di Vetro, sede dell’Onu, prima ha insultato le Nazioni Unite definendole “palude di bile antisemita” e “società terrapiattista anti-israeliana”. Poi, tornato in albergo, ha dato via libera a un bombardamento senza precedenti che per colpire il quartier generale di Hezbollah ha raso al suolo un intero isolato di Beirut.
Il raid ha raggiunto l’obiettivo di eliminare Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. L’Idf afferma che Nasrallah è rimasto ucciso nella serie di raid massicci con bombe anti bunker lanciate ieri pomeriggio. Il Partito di Dio ha cinfermato poco ha l’uccisione del proprio leader. l’Idf sostiene che oltre al capo di Hezbollah libanese Hasan Nasrallah è stato “eliminato” il numero tre dell’organizzazione paramilitare Ali Karaki, comandante di Hezbollah nel Sud del Libano, e altri alti ufficiali dell’ala militare del movimento islamico. Tornando alla visita di Netanyahu all’Onu, il primo ministro israeliano è stato accolto dalle proteste di centinaia di manifestanti e al suo ingresso nella Sala dell’Assemblea Generale dell’Onu molte delegazioni si sono alzate e sono uscite in segno di protesta. “Finché Hezbollah sceglierà la via della guerra Israele non avrà scelta, abbiamo tutto il diritto di rimuovere questa minaccia e di riportare i nostri cittadini alle loro case in sicurezza. Abbiamo tollerato questa situazione intollerabile per quasi un anno ma quando è troppo è troppo”, ha detto il premier israeliano in un bellicoso discorso di 35 minuti, boicottato dalle delegazioni di Iran, Turchia, Arabia Saudita, Palestina e Libano. Nemmeno una parola sulla proposta di Usa e Francia di una tregua di 21 giorni in Libano, nonostante l’apparente apertura dei giorni scorsi. “Non intendevo venire qui perché il mio paese è in guerra, sta combattendo per la sua sopravvivenza. Ma dopo aver sentito le bugie e le calunnie contro Israele da molti oratori su questo podio, ho deciso di venire e di ristabilire la verità”, ha esordito tra gli applausi e gli incitamenti della sua delegazione.
Lanciando un durissimo attacco alle Nazioni unite, accusate di “ipocrisia” e “doppio standard“: “Fino a quando lo Stato ebraico non sarà trattato come le altre nazioni, fino a quando la palude antisemita non sarà drenata, l’Onu sarà considerato dalle persone imparziali di tutto il mondo niente di più di una sprezzante farsa”. Insulti gratuiti che sono stati contestati ampiamente dalla stampa internazionale e da molti dei funzionari Onu. “Continueremo a indebolire Hezbollah finché non saranno raggiunti tutti i nostri obiettivi”, ha promesso Netanyahu. Lanciando un avvertimento ai governanti iraniani, definiti “i tiranni di Teheran”: “Se ci colpite, noi vi colpiremo. Non c’è posto in Iran che il lungo braccio di Israele non possa raggiungere. E questo vale per tutto il Medio Oriente”, ha minacciato. Il premier ha anche sollecitato misure più severe nei confronti del programma nucleare iraniano, chiedendo al consiglio di sicurezza di ripristinare le sanzioni Onu – revocate nel 2015 – “perché dobbiamo tutti fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire che Teheran non ottenga mai armi atomiche”. Netanyahu si è poi rivolto anche ad Hamas, il movimento islamico palestinese che governa la Striscia di Gaza: “Questa guerra può finire. Tutto ciò che Hamas deve fare è arrendersi, deporre le armi e liberare gli ostaggi (alcuni famigliari erano presenti in aula, ndr). Se non lo farà, combatteremo finché non otterremo la vittoria, la vittoria totale. Non c’è alternativa”. Netanyahu ha mostrato anche due mappe, come suo solito fare: la prima, intitolata “la benedizione”, raffigura un ponte logistico dall’India all’Europa attraverso il Medio Oriente, la seconda, “la maledizione”, evidenzia in nero l’Iran e i suoi alleati. “La domanda davanti a noi”, ha detto, “è quale delle due disegnerà il futuro: il futuro dove l’Iran e suoi alleati diffonderanno il caos e la distruzione o quella in cui Israele e gli altri Paesi vivranno in pace? Israele ha già fatto la sua scelta”, ha aggiunto.
Le parole di Abu Mazen: “Stop armi a Israele”
Prima di Netanyahu, alla 79esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha parlato il presidente dell’Anp Abu Mazen che è stato accolto da un lungo applauso.
“Non ce ne andremo, non ce ne andremo. La Palestina è la nostra terra, non ce ne andremo. Se qualcuno se ne andrà sono coloro che la occupano“, ha detto, accusando Israele di genocidio e chiedendone lo stop.
Il presidente palestinese ha quindi rivolto un appello al mondo: “Fermate il genocidio, smettete di mandare armi a Israele. Il mondo intero è responsabile di quel che succede alla nostra gente a Gaza“. Ed ha aggiunto: “Mi rammarico che l’amministrazione Usa, la più grande democrazia del mondo, abbia ostacolato tre volte, ponendo il veto, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva il cessate il fuoco a Gaza. E oltre questo invia a Israele armi mortali per uccidere la nostra gente“. “Non capisco perché gli Stati Uniti ci continuano a privare dei nostri diritti legittimi“, ha proseguito, sottolineando che Israele “non merita” di essere membro dell’Onu.
Abu Mazen ha poi esposto diverse richieste per il suo popolo. A partire da “un cessate il fuoco immediato, la consegna di aiuti umanitari a Gaza, dove non hanno nulla, il ritiro completo di Israele“.
“Non vogliamo combattere Israele, ma vogliamo che la nostra gente, le nostre famiglie siano protette – ha aggiunto – Lo stato palestinese deve imporre la sua completa autorità su Gaza e la Cisgiordania. Non chiediamo di più, ma non vogliamo di meno“.
Quindi, ha affermato: “Cosa ci manca per essere il 194esimo paese membro dell’Onu? Abbiamo la terra, abbiamo la gente, abbiamo la cultura, non ci manca nulla“. Inoltre, Abu Mazen ha domandato una “conferenza internazionale entro un anno per la soluzione dei due stati. Vogliamo sicurezza di entrambi i paesi“.
La situazione in Libano
Intanto in Libano regna il terrore. I raid israeliani hanno causato la morte di più di 700 persone in Libano da lunedì. E’ la stima di Al Jazeera. Seicento persone sono state uccise nei primi due giorni di attacchi.
Commentando le affermazioni israeliane sull’uccisione di Nasrallah, l’analista militare e della sicurezza Elijah Magnier ha detto ad Al Jazeera che l’attenzione dovrebbe essere “sui numerosi edifici che sono scomparsi tutti sottoterra, con tutti i loro abitanti”, a seguito dell’attacco aereo israeliano di venerdì.
“È assolutamente considerato un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità – e non è in alcun modo considerato un danno collaterale”, ha detto ad Al Jazeera.
“La percentuale di persone uccise in un’area così popolata e densa non è giustificabile”, ha detto Magnier.
Ha aggiunto, tuttavia, che non sorprende che l’attenzione si stia concentrando su Nasrallah, piuttosto che “sui civili che sono morti a causa dell’attacco israeliano” date le azioni militari israeliane contro i palestinesi.
“Abbiamo visto Israele e gli americani coprirlo, commettere tutti i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e l’intento di genocidio sotto i nostri occhi vigili e gli occhi della comunità internazionale a Gaza e in Cisgiordania – e il mondo non ha fatto nulla”, ha concluso Magnier.
28 Settembre 2024