di Rinaldo Battaglia *
Il 15 agosto 1944 a Feletto, alla periferia di Torino, un civile (Antonio Giordano) e tre partigiani (Mario Castagna, Francesco Nigra di 17 anni e Battista Lanzetta) vennero sorpresi in un cortile e uccisi a colpi di bombe a mano. Morirà anche un quarto uomo (Rocco Mosco) solo di passaggio in quel luogo e trucidato a colpi di raffica di mitra. Era un rastrellamento ordinato dai nazisti comandati dal capitano Baungartner e dai fascisti della X Mas di Junio Valerio Borghese.
Alle ore 15 i tedeschi si allontanarono. Ma il lavoro per gli uomini della X Mas non era concluso. Continuarono a depredare il paese. Il giorno seguente, il 16 agosto, quando giunse tutta la colonna composta da fascisti e da tedeschi l’intero paese era stato tutto incendiato ad eccezione della chiesa e dell’asilo del municipio e il bestiame ed il grano totalmente razziati.
Si racconta che quel giorno, ad una certa, poi sia arrivato anche il Principe Nero, Junio Valerio Borghese, a fare l’analisi contabile della situazione coi suoi uomini:” tutto questo avete bruciato? ricominciate di nuovo a bruciare. Bruciate ancora, che non è ancora bruciato abbastanza”.
Chissà cosa sanno dei crimini della sua X Mas gli attivisti del Premier Meloni che nella sede del partito a Civitavecchia – intitolata a Giorgio Almirante – due anni fa (ripresa da più giornali – come Repubblica 27 luglio 2022) , in piena campagna elettorale, si facevano fotografare coi ritratti e stemmi, ben visibili sui muri, di Junio Valerio Borghese e della stessa X Mas.
Chissà? Si resta in attesa di idonea risposta. Astenersi sempre perditempo.
E se permettete una domanda finale: ma non è stato abbastanza? Non abbiamo già avuto a sufficienza di fascismo e di fascisti?
“Non avete ucciso realmente il fascismo, è una malattia di cui soffrirete per decenni e riapparirà in forme che non riconoscerete” come aveva ragione a scriverlo già nel 1956 Herbert Matthews, il grande giornalista del New York Times.
15 agosto 2024 – 80 anni dopo
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell’Osservatorio