“La sua capacità di instaurare un rapporto di stima e fiducia con i leader internazionali è più attuale che mai”
Attorno al brutale assassinio di Piersanti Mattarella, avvenuto per mano della mafia il 6 gennaio 1980, quando ricopriva la carica di presidente della Regione siciliana, ruotano ancora molti misteri irrisolti. Antonio Balsamo, ex presidente del Tribunale di Palermo e attuale sostituto procuratore generale della Cassazione, ha ricordato, 44 anni dopo, l’importanza della “ricerca della verità” riguardo all’omicidio del fratello dell’attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Sottolineando quanto, questa stessa verità, rappresenti un aspetto fondamentale “per l’intera comunità”. Balsamo, parlando ai microfoni di Adnkronos, ha evidenziato come “l’inchiesta, fin dall’inizio, era stata vista dai più autorevoli protagonisti della vita del nostro Paese come una vicenda che meritava di essere collocata in uno scenario molto ampio”. Forse, per questo stesso motivo, “c’è una forte continuità tra il pensiero di Leonardo Sciascia, che notava le somiglianze impressionanti tra l’omicidio Mattarella e l’uccisione di Aldo Moro, e quello del cardinale Salvatore Pappalardo, che evidenziava l’impossibilità di attribuire il delitto alla sola matrice mafiosa, o l’idea che aveva Virginio Rognoni, che parlava di una complicità operativa tra criminalità organizzata e terrorismo. Per non parlare di Pio La Torre”.
Non solo mafia
Per l’omicidio di Piersanti Mattarella, avvenuto nel territorio che rientra nel mandamento di Resuttana, governato da Francesco Madonia, sono stati riconosciuti colpevoli in qualità di mandanti diversi membri di Cosa nostra. Tra questi, anche Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Francesco Madonia, mentre sono stati assolti i terroristi neri Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini. Questo nonostante le dichiarazioni della moglie di Mattarella, Irma Chiazzese, che ha riconosciuto proprio in Fioravanti l’esecutore materiale dell’assassinio. Tuttavia, le dichiarazioni fornite da Chiazzese non sono mai state ritenute attendibili. “Su tutti questi episodi – ha spiegato Balsamo – si stanno facendo passi avanti significativi. Sono stati eliminati alcuni ostacoli che si erano frapposti per la ricerca della verità e ci sono i presupposti per un lavoro giudiziario incisivo, ma anche per una ricostruzione storica condivisa, per una memoria storica. Credo che possiamo attenderci risultati significativi anche nel prossimo futuro. Ma questo lavoro non va affidato solo al mondo della giustizia, deve essere coinvolto anche il mondo della cultura, come pure le altre istituzioni e la società; la memoria storica condivisa è un grande progresso sul piano della democrazia”.
I collegamenti con la strage del 2 agosto
Ma una novità c’è stata. “In questo anno appena concluso – ha detto Balsamo – è stata confermata in appello la sentenza sulla strage di Bologna. Ancora non abbiamo le motivazioni, ma la conferma della sentenza di primo grado è un dato importante. Si tratta, infatti, di una sentenza che recepisce l’impostazione che era stata sviluppata già nel 1988 da Giovanni Falcone, con una capacità di analisi estremamente ampia sulle causali dell’omicidio di Piersanti Mattarella e un preciso impegno di cogliere i collegamenti tra questa vicenda drammatica e la storia della Sicilia e dell’intero Paese”. In effetti, dalla sentenza per la strage di Bologna del 1980 emerge che l’omicidio dell’ex presidente della Regione siciliana “non è stato solo un omicidio di mafia, ma anche un omicidio politico” che nasce all’interno di un contesto di mafia e di “antistato”. “Non dobbiamo mai dimenticarci di determinate espressioni utilizzate da Falcone che sono emblematiche, ne cito solo una: Non mi si vorrà fare credere che alcuni gruppi politici non si siano alleati a Cosa nostra nel tentativo di condizionare la nostra democrazia, ancora immatura, eliminando personaggi scomodi per entrambi. Questa espressione usata da Falcone – ha sottolineato il giudice Balsamo – rappresenta il suo modo di pensare e la visione che sta alla base delle sue indagini. In sostanza, quella che è stata definita nella sentenza di Bologna come una ‘convergenza operativa tra mafia e antistato’, adesso è un tema al centro dell’accertamento processuale in corso. L’anno prossimo – ha proseguito – credo che potrebbe esserci una sentenza definitiva, che può costituire un passo avanti importante verso la ricostruzione, non solo giudiziaria ma anche storica, più corretta di tutta questa vicenda”. D’altronde, l’omicidio dell’ex presidente della Regione siciliana “e quello dell’onorevole Aldo Moro”, per la Corte d’assise di Bologna, “furono precisi momenti attuativi” di una “strategia” in cui è compresa anche la strage del 2 agosto. Un tentativo, scrivono i giudici nella motivazione, “di influire sulla politica nazionale attraverso la strage indiscriminata per chiudere definitivamente con il passato resistenziale del nostro Paese”, come si legge nelle motivazioni di primo grado.
L’eredità lasciata da Piersanti Mattarella
“Un aspetto fondamentale del progetto di innovamento portato avanti da Piersanti Mattarella è la sua capacità di valorizzare nel contesto internazionale la Sicilia, come esempio paradigmatico delle grandi potenzialità che hanno i Paesi del Mediterraneo per lo sviluppo dell’intera costruzione europea. E’ questo il significato profondo del suo impegno per una Regione ‘con le carte in regola’. La capacità di Mattarella di creare un rapporto di fiducia e di stima profonda con i più autorevoli leader internazionali, queste sono cose più attuali che mai. A ciò – ha aggiunto Balsamo – si univano misure estremamente incisive per la trasparenza dell’azione amministrativa, e la capacità di suscitare un forte senso di passione per l’impegno in favore della collettività, mobilitando le energie migliori presenti nella società. Quella partecipazione attiva alla vita civile di cui parlava il Capo dello stato nel discorso di fine anno”.
5 Gennaio 2024