di Armando Reggio
Antonio Marino, agente ventiduenne, fu ammazzato da una bomba fascista. Nel corteo c’era La Russa e il tribunale lo dichiarò responsabile morale.
Il 12 aprile 1973 Ignazio La Russa, da capofila del ‘fronte della gioventù’, con i camerati Romano (il fratello), Franco Servello e Ciccio Franco, animatore della rivolta di Reggio Calabria, capeggiò una manifestazione del MSI vietata dalla Questura e dalla Prefettura.
Il corteo neofascista si dirigeva verso la Prefettura, quando nella via Bellotti i camerati Maurizio Murelli e Vittorio Loi scagliarono due bombe a mano: due poliziotti della Celere si accasciavano al suolo.
Uno dei due era Antonio Marino, appena 22enne di Puccianiello nel Casertano, uno dei tanti immigrati d’allora. Per lui non ci fu niente da fare: l’ordigno lo colpì al torace, squarciandogli il petto. Venne colpito anche un ragazzo di 14 anni, che rimase gravemente ferito.
Antonio Marino era agente di Pubblica Sicurezza. Aveva appena 22 anni.
Gli assassini vennero condannati l’uno a 19 anni l’altro a 18. E Ignazio La Russa con il fratello Romano furono considerati da molti responsabili morali della morte del giovane agente.
Di Ignazio conosciamo le ‘prodezze’ politiche; Romano è meno noto sul piano nazionale, ma ben conosciuto a Milano. Attuale assessore alla Sicurezza e alla Protezione civile nella giunta della regione Lombardia, ancora oggi fa indisturbato il saluto fascista e accusa in una sede istituzionale quale il Consiglio regionale il centro-sinistra, a proposito delle manganellate dei poliziotti contro gli studenti minorenni a Pisa: i ragazzi che manifestano “li usate come avanguardia delle spranghe che 50 anni fa usavano i loro nonni”.
Lui, che proprio negli anni ’70 ben si sapeva che fosse con il fratello Ignazio fra i picchiatori sanbabilini! Già, Ignazio Benito, che tronfio dice “la mia Milano”!
Antonio Marino è stato insignito della Medaglia d’oro al Merito Civile ‘post mortem’ nel 2009 – 36 sei anni dopo – dal Presidente Napolitano per aver salvato un suo collega appena si accorse che le bombe erano state scagliate nella sua direzione.
Vien da ripensare a ‘La ballata dell’eroe’ di Fabrizio De André: “Ma lei che lo amava aspettava il ritorno d’un soldato vivo, d’un eroe morto che ne farà, se accanto nel letto le è rimasta la gloria d’una medaglia alla memoria”.
Poi, su iniziativa dell’Anpi di zona, nel 2010 il Comune di Milano gli ha intitolato un giardino – oggi anche un’aiuola viene chiamata così! – in piazza Fratelli Bandiera, a pochi metri dalla via Bellotti, dove fu assassinato.
12 aprile 2024