Immensa manifestazione del 25 aprile a Milano.
Ore e ore di persone che sfilavano per le vie del centro milanese con l’obiettivo di arrivare in piazza del Duomo e dire a tutti i detrattori della Costituzione che gli anticorpi a tutela della democrazia sono vivi e vegeti.
Un fiume di persone sorridenti che rivendicavano il recupero dei valori della Resistenza partigiana e che non erano disposti a barattarli con nulla e nessuno.
Una breve e civilissima contestazione alla Brigata ebraica che si inserisce nel filone del revisionismo storico dei sionisti che strumentalmente non dice la verità di cosa realmente accadde in quel periodo (e che, persino, il Presidente del Senato Pietro Grasso è caduto in un grave errore storiografico) ed esattamente come abbiamo riportato in un nostro volantino pubblicato al post titolato Fare chiarezza sulla Brigata sionista che recita:
…La Brigata sionista non ha nulla a che vedere con il contributo che cittadini italiani ebrei hanno dato alla Resistenza, aderendo sopratutto alle formazioni partigiane Garibaldi e Giustizia e Libertà.
Un contributo molto significativo, sia in termini numerici (più di 1.000 ebrei ebbero il certificato di partigiano combattente, 100 i caduti; numeri elevati se si pensa che erano solo 43mila i cittadini ebrei censiti nel ‘43 dal regime fascista) sia per il ruolo di primo piano di figure come Leone Ginzburg o per la presenza nel CLN di persone come Leo Valiani, Emilio Sereni, Umberto Terracini. Si pensi ai sette ebrei italiani decorati con medaglia d’oro al valor militare: Eugenio Calò, Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Sergio Forti, Mario Jacchia, Rita Rosani e Ildebrando Vivanti. […]…La Brigata sionista ha un’altra storia: non c’erano ebrei italiani, essendosi costituita nel settembre del 1944 nella Palestina del mandato britannico. Ne facevano parte ebrei provenienti dalla Palestina storica, che sarebbe poi diventata Israele, da paesi del Commonwealth britannico ed ebrei di origine polacca e russa. Fu chiamata Jewish Infantry Brigade Group: composta da tre battaglioni di fanteria, da un reggimento di artiglieria, uno di genieri e da altre unità ausiliarie, per un totale di 5.500 unità.
Dopo l’addestramento in Egitto e Cirenaica, il 31 ottobre 1944 la Brigata sionista fu trasferita in Italia al porto di Taranto.
L’Haganah, gruppo paramilitare sionista organizzatosi negli anni ’20 in Palestina, creò all’interno della Brigata una sua
struttura segreta, che venne alla luce solo a guerra finita. Nei due mesi successivi allo sbarco la Brigata continuò il suo addestramento in Irpinia per essere poi inquadrata, il 26 febbraio del ’45, nell’VIII Corpo d’Armata Britannico. Il 1° marzo 1945 la Brigata fu schierata sulla linea del fronte nei pressi di Alfonsine in Romagna e combatté con le proprie insegne a fianco di unità italiane. Partecipò a numerose operazioni militari a Riolo Terme, Imola, Ravenna. I 42 caduti riposano nel cimitero di Piangipane (RA). L’apporto della Brigata sionista alla lotta di liberazione fu limitato al periodo che va dal 3 marzo ‘45 al 21 aprile del ‘45.
La Brigata sionista continuerà l’attività, a guerra finita, favorendo l’emigrazione clandestina verso la Palestina e con l’operazione Nakam (vendetta) uccidendo uomini dell’esercito tedesco nascosti in Carinzia, prelevati e uccisi senza processo nei boschi del Tarvisano. Nel luglio del 1946 il governo britannico decise il disarmo della Brigata, la sua smobilitazione e il rimpatrio degli ebrei nei loro paesi d’origine.Al rientro in Palestina altri elementi della Brigata aderirono all’Haganah: nel 1947-1948, insieme all’Irgun e alla banda Stern, l’Haganah fu protagonista della pulizia etnica della Palestina. Il 29 maggio 1948 a due settimane dalla proclamazione dello Stato di Israele, l’Haganah si trasformerà nelle Forze armate dello Stato di Israele, e 35 membri della Brigata sionista ne divennero generali.
Dalla storia della Brigata sionista appare evidente che la loro presenza il 25 Aprile è strumentale all’equiparazione del
sionismo con l’ebraismo e che il loro fine è l’occupazione: da una parte quella delle terre palestinesi, dall’altra l’occupazione della memoria degli italiani per arrivare alla revisione della Resistenza. Un’operazione che i sionisti hanno iniziato subito dopo la guerra e accentuato nel 2004, che continua grazie all’appoggio del Pd, altro strumento del
revisionismo storico che ha sdoganato con Violante i fascisti, utilizzando il libro “Gli orfani di Salò” di Antonio Carioti. Con Napolitano, che ha equiparato l’antisionismo all’antisemitismo, cercando di cancellare che fascisti e nazisti sono sempre stati grandi sostenitori del sionismo, uniti dalla comune avversione per il comunismo…
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