‘Dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e l’industria delle armi’
Il Pontefice a Redipuglia, davanti alle tombe di centomila soldati italiani, dopo aver sostato nel cimitero austroungarico, a cento anni dalla Prima Guerra mondiale. I caduti di ieri e il mondo sfregiato dai conflitti di oggi: «La guerra è follia, ma ora incombe il terzo conflitto mondiale»
di Ennio Remondino
Lo aveva già detto il mese scorso di ritorno da Seul: «Si può parlare di una terza guerra mondiale combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni… Cupidigia, intolleranza, ambizione al potere.. sono motivi che spingono la decisione bellica, motivi spesso giustificati da un’ ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”, “Sono forse io il custode di mio fratello?”». «Trovandomi qui, in questo luogo, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia».
Prima guerra mondiale, fronte dell’Isonzo, una trincea italiana
Papa Francesco in Friuli Venezia Giulia per il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale. Prima al cimitero austro-ungarico di Fogliano poi al sacrario di Redipuglia. Lapidarie e senza necessità di commento le frasi sulla guerra e le riflessioni sulla situazione mondiale a cento anni dal primo conflitto mondiale. «Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: ‘A me che importa?’. Tutte queste persone, i cui resti riposano qui, avevano i loro progetti, i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. L’umanità ha detto: ‘A me che importa?’».
«Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta ‘a pezzi’, con crimini, massacri, distruzioni…». «Questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, gli affaristi della guerra, che hanno scritto nel cuore: ‘A me che importa?’». «Qui ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo tutte le vittime di tutte le guerre». «Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo?». Risposta del Pontefice da riportare.
Prima guerra mondiale, fronte italiano,soldati austroungarici
«E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!». «E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere». «Con quel ‘A me che importa?’ che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere». «L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ad oggi. E si vede nei nostri giorni».
13 settembre 2014