Allora fu mafia, fascisti, P2, Magliana. Tra i personaggio sentiti allora nelle indagini anche Massimo Carminati
Il 23 dicembre 1984 l’attentato al treno in una galleria vicina alla stazione ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro. L’esplosione causò 17 morti e 267 feriti. Dieci anni prima era avvenuta la strage dell’Italicus. Ora, dopo ‘Mafia Capitale’ in Abruzzo gli emuli della Strategia della tensione.
di Ennio Remondino
Strage del Rapido 904 o ‘strage di Natale’ fu da subito il nome con cui battezzammo quell’orrore noi giornalisti. Nel treno -erano le 19.08- l’esplosione mentre percorreva la Direttissima in direzione nord, 8 chilometri all’interno della Grande Galleria dell’Appennino di 18 km, e dove la ferrovia procede diritta e la velocità supera i 150 all’ora. La ricerca della strage assoluta. Esplosione causata da una carica messa su una griglia portabagagli del corridoio di una carrozza di II classe, centro convoglio. L’ordigno era stato caricato durante la sosta alla stazione di Firenze Santa Maria Novella.
La carrozza del rapido 904 sventrata dall’esplosione
Il treno si fermò a circa 8 chilometri dall’ingresso sud e 10 da quello nord e fu l’orrore assoluto. Nel marzo 1985 vennero arrestati Guido Cercola e Giuseppe Calò, mafioso palermitano. In un covo a Poggio San Lorenzo di Rieti vennero trovati eroina, apparati radio, armi ed esplosivi. L’accusa del magistrato Pierluigi Vigna: «distogliere l’attenzione degli apparati istituzionali dalla lotta alle centrali della criminalità organizzata che subiva l’offensiva di polizia e magistratura e rilanciare l’immagine del terrorismo come unico nemico contro il quale centrare l’impegno di lotta dello Stato».
Vennero a galla diverse linee di collegamento tra Calò, mafia, camorra napoletana, gli ambienti del terrorismo eversivo neofascista, la Loggia P2 e la Banda della Magliana. Dal marasma Jugoslavia, un tedesco, Friedrich Schaudinn, aveva fornito i timer per gli attentati. ‘Mafia Capitale’ attuale, col suo intreccio di rapporti, copiava. Non a caso, tra i personaggi coinvolti e vicini a quegli ambienti ritroviamo -guarda guarda- Massimo Carminati. I legami tra mafia e neofascismo che emersero al maxiprocesso dell’8 novembre 1985 a Palermo, di fronte al giudice istruttore Giovanni Falcone.
Ora, a trent’anni di distanza, scopriamo che ci soni dei nipotini scemi di quei banditi stragisti che vorrebbero riprovarci. «Colpire ma non come alla stazione di Bologna, tra l’altro non attribuibile a noi, vanno colpite banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, con i dipendenti dentro», spiega tale Manni, ex carabiniere ammanettato dai Ros. Il Nazi abruzzese era lo stratega di campagna: «Credo che la via dell’Italicus sia l’unica percorribile”, alludendo all’attentato terroristico compiuto nella notte del 4 agosto 1974 a San Benedetto Val di Sambro». 40 anni fa e oggi l’altro compleanno.
Operazione ”Aquila nera”. Da un ”fermo-immagine’ da filmato ROS
Il blitz dei carabinieri dei Ros: 14 gli arresti in varie regioni nei confronti di un gruppo clandestino che si richiama al movimento neofascista ‘Ordine Nuovo’ fondato da Pino Rauti (il suocero dell’ex sindaco di Roma Alemanno, a sua volta coinvolto nell’inchiesta di ‘Mafia Capitale’) di Carminati. Il gruppo, abbiamo appena letto da alcuni stralci di intercettazioni, progettava stragi per destabilizzare il Paese. L’antica e collaudata ‘Strategia della tensione’, destabilizzare per stabilizzate, per provocare la richiesta d’ordine e la svolta reazionaria accompagnata dal sostegno di un popolo impaurito.
23 dicembre 2014