50 tonnellate, e forse è soltanto una prima valutazione, sulla quantità di petrolio che minaccia torrenti e mare di Genova. È bastata un po’ di pioggia è per spingere il greggio a superare una delle ‘dighe’ improvvisate lungo il torrente Polcevera. Sottovalutazione della dimensione del disastro e la scoperta delle prime bugie o disattenzioni. E ora arrivano la navi anti inquinamento.
di rem
La notizia la danno quasi per caso, o facendo finta che, al ‘Tavolo tecnico sull’emergenza petrolio in val Polcevera’. In mare o per trada verso, «50 tonnellate di greggio», è la rivelazione bomba. Speriamo sia soltanto questa e non ci attendano altre prossime rivelazioni, la dimensione del disastro, la quantità di greggio fuoriuscita dalle cisterne Iplom tra domenica e oggi. Ma non è per niente detto perché lungo i rii e torrentelli prima del Polcevera si stanno scoprendo grosse sacche di idrocarburi.
E finalmente qualcuno, al ministero dell’ambiente, ha deciso che servivano (da subito sarebbero occorse) le 2 imbarcazioni anti inquinamento specializzate ferme nei porti di Civitavecchia e Livorno. La ‘Tito’ e la ‘Ievoli Shuttlen’ opereranno nel mare tra Genova e Savona’, il che la dice lunga sulla dimensione del guaio. Una decisione ritardata, quella del loro impiego, su cui qualcuno dovrà essere chiamato a dare spiegazioni.
Ma cosa è intanto accaduto sin Valpolcevera? L’argine improvvisato dai vigili del fuoco per reggere a una anche piccola ‘ondata di piena’ non ha retto alla pioggia che ha ingrossato il torrente. Lo sbarramento conteneva ancora una buona parte il petrolio sversato dalla cisterne Iplom, ma la temuta ondata di maltempo con allerta giallo ha fatto salire il livello dei Polcevera, torrente enorme, dormiente, ma potenzialmente feroce.
Un leggero innalzamento delle acque sufficiente a fare ‘saltare’ uno degli argini di contenimento posizionati per bloccare il greggio e impedirgli di correre verso il mare; più tardi, gli operai hanno rimosso alcuni degli altri, per evitare che il livello dell’acqua crescesse ulteriormente. E è stato poi proclamato lo “stato di emergenza locale”. Ora restano le «panne oceaniche», barriere artificiali in mare, ma è già disastro.
È corsa contro il tempo lungo il percorso dell’onda nera che dal rio Fegino scende nel Polcevera e oltre sue inutili dighe, nel mare del porto ormai raggiunto dal petrolio. Alla foce del torrente le «panne oceaniche», barriere artificiali e le pompe che cercano di tirare via il petrolio in superficie non si fermano. Dighe e protezioni per arginare la pioggia che continua a fare paura. Oltre che sperare nel vento, che porti via le nuvole e il pericolo di forti piogge.
A creare ulteriore ansia, la notizia di altre macchie di idrocarburi rilevare dai satelliti nel mare tra Genova, Savona e Imperia. Lo ha denunciato l’ammiraglio comandante della Capitaneria di porto Giovanni Pettorino. A Loano, in provincia di Savona, una motovedetta ha individuato una striscia di 2 km larga 500 metri di idrocarburi. Le chiazze si stanno dirigendo verso Ponente. Cos’altro è accaduto in quel tratto di costa tra mare e monti?
23 aprile 2016