In allegato uno scritto di Vladimir Kapuralin, Presidente del SRP (Partito Socialista dei Lavoratori, Croazia), sulle recenti manifestazioni per il 70esimo anniversario della liberazione di Belgrado nella seconda guerra mondiale.
Cari compagni,
70-esimo Anniversario della Liberazione di Belgrado
Dopo un lungo periodo di oblio, quest’anno la celebrazione del 70-esimo anniversario della Liberazione di Belgrado nella II Guerra Mondiale ha avuto una profonda e vasta eco; essa è durata per alcuni giorni, comprendendo diverse manifestazioni ed alcuni momenti celebrativi che hanno avuto risonanza anche lontano, al di fuori dei confini della Serbia.
Nella serie di manifestazioni, vanno annoverate tra le più importanti: la parata militare che si è svolta giovedì 16 ottobre con l’arrivo del Presidente della Federazione russa Vladimir Putin, la cerimonia solenne che si è svolta al Centro Sava domenica 19 ottobre e l’atto conclusivo della deposizione di corone e fiori da parte di tante delegazioni al cimitero-memoriale dei caduti della Liberazione, lunedì 20 ottobre.
Della parata militare e della visita di Putin si è detto e scritto molto sia all’interno che fuori. Perciò mi limiterò in questo scritto a considerare due altre importanti iniziative: la cerimonia solenne al Centro Sava, il modo in cui si è svolta, e la deposizione delle corone nel cimitero-memoriale.
La cerimonia solenne dedicata alla Liberazione di Belgrado si è svolta in una Sala dei concerti pienissima, di fronte a più di 3000 rappresentanti della vita politica e pubblica del paese ospitante, dei rappresentanti del corpo diplomatico dei paesi Alleati della II Guerra Mondiale e di centinaia di delegati di alcune Repubbliche jugoslave ex federate. La sala non è stata decorata con alcuna simbologia che indicasse di quale manifestazione si trattava.
Una significativa parte della cerimonia è stato lo spettacolo musicale-scenico e audiovisivo su tre monitor che ha rappresentato la storia di un eroe protagonista della lotta per la Liberazione di Belgrado, fino alla terza generazione della sua stessa famiglia. A questo è seguita l’apparizione in scena di 41 reduci viventi delle operazioni di combattimento per la Liberazione di Belgrado, i quali sono stati salutati dal Sindaco di Belgrado, Siniša Mali, e dal Ministro degli Affari Interni Nebojša Stefanović. Ambedue si sono poi rivolti ai presenti.
Lo spettacolo è stato diretto dal noto attore Dragan Bjelogrlić.
Rivolgendosi al pubblico, né il Sindaco né il Ministro hanno mai, nemmeno una volta, usato termini come “partigiani”, “guerra popolare di liberazione”, “rivoluzione”, “comunisti”, e nemmeno “comandante supremo, generale di Jugoslavia Josip Broz Tito”. Niente di tutto questo è stato ricordato, nemmeno nella parte scenico-cinematografica della cerimonia. I presenti hanno invece potuto sentir menzionare concetti come “ravnogorac” [detto di appartenente al movimento di Ravna Gora, ovvero sinonimo per “cetnico” (ndT)] e “rosso”, ma quest’ultimo non con riferimento ai partigiani, bensì ai soldati dell’Armata Sovietica.
Secondo il ministro Stefanović una parte importante nella Liberazione di Belgrado l’ha avuta il „nostro esercito nazionale, insieme agli alleati sovietici“, sicché la vittoria è stata ottenuta dai „nostri eroi e da quelli sovietici”.
Nel video-documentario si sono intraviste in un paio di occasioni bandiere jugoslave con la stella rossa, in forma statica, mentre in forma dinamica dominavano le bandiere sovietiche e quella serba senza stella. Lo spettacolo è terminato con l’apparizione sul palcoscenico delle bandiere sovietica e serba.
In complesso, si è trattato di una strana mutazione dell’unità storica originaria, con una componente sovietica ed una componente jugoslava castrata. Pertanto una parte dei presenti ha mostrato amarezza, e si sono sentite anche le proteste degli scontenti.
Questo è solo un indicatore che conferma come stia lavorando la controrivoluzione, iniziata con la secessione degli anni ’90, quando hanno vinto le forze che erano state sconfitte nella II Guerra Mondiale. E siccome la storia è scritta dai vincitori, allora è chiaro da dove vengano la falsificazione e la revisione della Storia.
Gli organizzatori si sono concessi inoltre qualcosa di assolutamente inaccettabile anche solo dal punto di vista delle buone maniere. In mezzo a più di 3000 presenti, vi erano anche alcune centinaia di partecipanti provenienti da tutto il territorio jugoslavo, e tutti con regolari inviti. Solo dalla Croazia e dalla Slovenia erano arrivati quattro autobus, oltre a numerosissime automobili private. Erano venuti per l’importanza della manifestazione, c’erano anche i famigliari di chi aveva partecipato alla battaglia per la liberazione della città, in qualche caso perdendo anche la vita. Né gli organizzatori, tantomeno i media mainstream li hanno ricordati, neppure con una parola, il che è contro ad ogni regola protocollare e del vivere civile. E questo silenzio sui tanti ospiti danneggia la ben nota ospitalità serba.
Lunedì 20 ottobre, al cimitero-memoriale, la cerimonia è stata dedicata ai combattenti dell’Esercito di liberazione nazionale jugoslavo e dell’Armata Rossa morti durante la Liberazione di Belgrado. L’atmosfera è cambiata rispetto a quella della cerimonia del giorno precedente. Oltre ai componenti ufficiali, da protocollo, ai rappresentanti delle istituzioni pubbliche, corone sono state portate anche dagli ambasciatori di Russia, Azerbajdjan , Bielorussia e Ucraina, oltre che da persone provenienti da svariate parti della Jugoslavia, tra i quali anche i rappresentanti dei tre partiti comunisti di Serbia, con i rispettivi stendardi e striscioni.
Le celebrazioni per la Liberazione di Belgrado, durate dunque svariati giorni, dimostrano come vi sia una scissione nella società serba, ma ciò non riguarda la sola Serbia: processi controrivoluzionari si svolgono in tutte le repubbliche della Jugoslavia, solo che sono più evidenti in Croazia e in Serbia.
La battaglia per la liberazione di Belgrado
La battaglia per la liberazione di Belgrado dura dal 14 al 20 ottobre 1944, e rappresenta una tappa fondamentale nel modo di condurre la Guerra di Liberazione. In quel momento si passa dalla guerriglia a una forma di combattimento da grande esercito. Le forze del NOVJ (Esercito di Liberazione Nazionale della Jugoslavia) si raccolgono in 8 divisioni con circa 40000 combattenti; da parte sovietica partecipa il quarto Corpus meccanizzato, con altrettanti soldati. La difesa tedesca consta di 55000 unità.
Nelle battaglie periscono 2953 combattenti del NOVJ e 976 uomini dell’Armata Rossa. Dalla parte del nemico il numero di morti ammonta a di 25000. A causa del coraggio dimostrato, 13 appartenenti all’Armata Rossa saranno insigniti del titolo di Eroi Nazionali della Jugoslavia.
Vladimir Kapuralin
[Trad. a cura di Tamara, Ivan e Andrea per il Coord. Naz. per la Jugoslavia – onlus]