La Russia non combattera’ per nessuno
Si accumulano le nubi sulla Siria e per chiarire ancora una volta la posizione della Russia il ministro degli esteri Lavrov ha convocato oggi una conferenza stampa a Mosca. La Russia, egli ha annunciato, non intende scendere in guerra con nessuno, anche nel caso di un’ingerenza esterna nella crisi siriana. Lo conferma la nostra reazione agli ultimi episodi quando le leggi internazionali sono state calpestate, in Jugoslavia, in Iraq, in Libia.
Si accumulano le nubi sulla Siria e per chiarire ancora una volta la posizione della Russia il ministro degli esteri Lavrov ha convocato oggi una conferenza stampa a Mosca.
La Russia, egli ha annunciato, non intende scendere in guerra con nessuno, anche nel caso di un’ingerenza esterna nella crisi siriana. Lo conferma la nostra reazione agli ultimi episodi quando le leggi internazionali sono state calpestate, in Jugoslavia, in Iraq, in Libia.
Nel rispondere alla domanda di un giornalista che chiedeva se Mosca e’ pronta a ricorrere alla forza militare in caso di un intervento internazionale in Siria, Lavrov ha detto: Non vogliamo la guerra con nessuno. Come in passato ci auguriamo che i nostri partner occidentali facciano prevalere la logica di una diversa strategia.
La comunità internazionale deve attendere che sia terminata l’inchiesta della commissione Onu per le armi chimiche. In rete sono state diffuse varie informazioni sull’ordigno esploso il 21 agosto alle porte di Damasco suscitando parecchi interrogativi.
Inoltre dalle email intercettate risulta che le sostanze tossiche sarebbero state fornite dall’estero all’opposizione siriana.
Ma, ha aggiunto il ministro, i leader occidentali fanno capire che loro non intendono aspettare la fine dell’inchiesta. La presunzione di aver ragione ad ogni costo, da parte dell’Occidente, ci lascia indovinare quale sarà la loro posizione al Consiglio di sicurezza, se vi saranno presenti. Quanto all’attacco del 21 agosto, per ora, ha ribadito Lavrov, nessuno ha presentato delle prove inconfutabili sulla responsabilità delle autorità siriane.
Suscitano una forte preoccupazione le dichiarazioni di Londra e di Parigi su un eventuale intervento atlantico senza il consenso del Consiglio di sicurezza. E’ una strada molto pericolosa che come ci insegna l’esperienza, i paesi occidentali hanno imboccato già più volte.
Sale l’isteria, vengono rafforzate le unita’ militari presenti nella regione, si sentono le minacce di usare la forza militare contro Assad. Benché Washington annunci di avere le prove del ricorso alle armi chimiche da parte dell’esercito siriano e che la linea rossa sarebbe stata gia’ superata, non e’ in grado di presentare nessuna prova. Tutto ciò va contro gli accordi raggiunti dal G-8 a Lough Erne, in cui in modo inequivocabile si legge che bisogna indagare su ogni notizia sull’uso delle armi chimiche.
Comunque Lavrov ha auspicato che prevalga il buon senso. “Dobbiamo ragionare in sinergia, e non decidere i problemi di un paese o di un altro, non sostenere un gruppo di paesi contro l’altro, ma creare le condizioni per la riconciliazione, per la tolleranza e il rispetto dei diritti delle minoranze etniche e religiose”.
E’ evidente, ha aggiunto Lavrov, che l’opposizione rifugge dal negoziato che viene ostacolato dalla campagna mediatica scatenata dopo il presunto attacco chimico a Damasco. Appena appare una pur minima possibilità di trattativa, si alzano le voci per il cambio del regime. Indubbiamente questa isteria sarà controproducente per la prossima conferenza di Ginevra. E’ probabile che questo era lo scopo di chi ha dato il via a questa campagna giornalistica.
I protagonisti della scena internazionale non devono ripetere gli errori del passato ed evitare l’intervento militare in Siria. Mai nella storia un’ingerenza militare negli affari di un paese ha portato al ripristino della sicurezza, ha soltanto causato una maggiore destabilizzazione nella regione.