di MOWA
Perché c’è chi lavora sempre, continuamente per iniziare le guerre. Perché c’è chi getta continuamente delle scintille sulle polveri infiammabili, e opera fra gli uomini, e suscita dubbi, e semina il panico. Perché ci sono i professionisti della guerra, perché c’è chi dalla guerra guadagna, anche se la collettività, le collettività nazionali non ne ricavano che lutti e rovine.
I seminatori di panico sono sempre esistiti. Sono sempre esistiti i professionisti della guerra. Anche nel mondo antico. Nelle favole di Fedro se ne trova traccia.” [Antonio Gramsci I professionisti della guerra – Il canto delle sirene, 10 ottobre 1917]
Negli ultimi giorni, con il problema del coronavirus, si è assistito a livello globale, ad una spietata guerra ideologica contro una popolazione, quella cinese, in quanto ha un sistema sociale ad indirizzo politico comunista.
Un sistema che i talk show continuano a chiamare “regime” comunista dando a quest’ultimo un’aggettivazione negativa, senza fare un minimo di analisi (se non superficialmente) su come si sviluppi quel modello e, ancor più banalmente, in contrapposizione alle democrazie occidentali che, invece, risulterebbero fulgidi esempi di governo dei popoli.
Democrazie occidentali che, in realtà, dovremmo mettere tra virgolette, vista la materiale manifestazione pratica di come si sviluppano (molto differente dell’accezione aggettivante che si vorrebbe far credere) e che si dimostrano come l’esatto contrario. Purtroppo, spesso, le stupidaggini e la superificialità sono in agguato ed è, perciò, che si rimanda a questi post [1] [2] [3] [4] [5] nel tentativo di fare un minimo di chiarezza su come siano false le affermazioni sul versante della democrazia propugnate e rimbalzate sui media da “distratti” giornalisti occidentali.
Giornalisti nei talk show che parlano male del modello cinese, accusandolo di estrema rigidità perchè il “regime” comunista non permette l’individualità, mentre, invece i principi individuali possono liberamente esprimersi purchè non danneggino la collettività, giornalisti che si riempiono la bocca di giustizia sociale, eguaglianza, benessere… che, purtroppo, manca in Italia (e non solo) e non “vogliono vedere” le similitudini della Costituzione cinese con quella italiana (del 1948) che i vari Berlusconi di turno (che non riesce a tenere a freno la lingua) hanno bollato come: comunista.
Si dovrebbe ridare un altro premio postumo a Carlo Collodi, quando scrisse nel libro Pinocchio:
“Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo”
riconoscendo, probabilmente, la potenza della bugia (o menzogna che dir si voglia) e che, forse, questi due aspetti annessi, fanno una differenza sostanziale: quello dell’involontarietà e quello della determinata scelta. Entrambe, però, potrebbero diventare, sentendo George Orwell:
Il linguaggio politico è concepito in modo da far sembrare vere le bugie e rispettabile l’omicidio, e per dare parvenza di solidità all’aria.
Una strategia perpetrata da Joseph Goebbels in:
Se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà.
Tanto è vera quest’ultima cosa che molti italiani la applicano, oggi, con tale disinvoltura da mettere in crisi anche i più attenti. Danni storici che vengono tramandati di generazione in generazione e “insegnati” ora con le nuove tecnologie, internet in primis (nel Ventennio era la radio, poi, la televisione) come sostituti della trasmissione orale (di bocca in bocca) di natura antropologica.
Omissioni o revisioni storiche che inducono molti giovani a dimenticare il proprio passato più recente e credere nella non esistenza dei campi di sterminio nazisti e nell’efficienza e benevolenza del fascismo senza sapere (ignoranza? Non studio della storia?) che anche in Italia vi furono tantissimi internati e che, finalmente, i loro nomi, grazie a caparbi studiosi, tornano alla luce dai diversi archivi.
I reazionari o i revanscisti hanno due obiettivi (gambe corte e naso lungo) quello di non ammettere la triste verità di essere cultura di morte e di essere dei bugiardi di professione come dimostrano le cronache di oggi e di allora.
Si tende a dipingere, con quella supponenza imperialista, gli abitanti della Repubblica Popolare Cinese come tanti trogloditi dediti alla truffa e all’inganno commerciale internazionale o, peggio ancora, omettendone l’evoluzione che ha portato quel Paese a diventare, in così breve tempo, probabilmente, la prima potenza mondiale e che ha fatto passi da gigante con lo straordinario successo della Cina nella lotta alla povertà. Povertà che aveva spinto molte imprese occidentali a farli lavorare per loro e che al momento del riscatto sociale hanno iniziato, ingiustamente, a denigrare il Paese.
Un paese che mette in prigione chi offende e ruba il benessere della collettività cercando di fare il furbo, che sconta la pena, come deve essere, cosa che nei paesi occidentali continuiamo a richiedere invano perché ipocriti. Un paese dove vivono interessi diversi e partiti diversi e che, guarda caso, nessuno evidenzia come non viene fatto rilevare che l’impresa privata esiste in abbondanza ma che deve sottostare alla norma costituzionale di non danneggiamento della collettività… Forse, dovremmo imparare a essere meno supponenti e più coraggiosi, ad ammettere che l’aggregazione (unità) degli oppressi vale più dei singoli capitani d’industria che si arricchiscono sulla pelle di tutti anche con le guerre, cosa che la Repubblica Popolare Cinese non ha dato dimostrazione di voler attuare ma, anzi…