di MOWA
“Da quando le società esistono, un governo, per forza di cose, è sempre stato un contratto d’assicurazione concluso fra i ricchi contro i poveri.” [ Honorè De Balzac ]
Dalle ultime settimane di gennaio il mondo intero è coinvolto sulla questione del COVID-19 che sta mettendo a dura prova la tenuta sanitaria dei vari Stati. Una dura prova che, però, nel contempo, svela (o meglio rivela) quanto i paesi siano realmente a favore delle persone (che sono toccate sul bene essenziale della salute) tanto che, l’impegno profuso su quanto accade può essere la cartina tornasole per definirli democratici o meno.
Si scopre, così, che le battaglie politiche dei partiti a forte connotazione popolare come erano il P.C.I. (di Togliatti, Longo, Berlinguer), l’anima sociale della DC ed il PSI, avevano previsto e speso bene le loro energie per vedere realizzata una sanità pubblica nazionale contro tutti quelli che la volevano conservare frammentata e privata.
Una battaglia politica durata decenni dopo la caduta del fascismo, con l’avvento della Repubblica nata dalla Resistenza, che ha saputo vedere in prospettiva inserendo nella Costituzione principi saldi di tutela del cittadino della cosa più rilevante che possa esistere: la salute.
Infatti, l’art. 32 co.1, della predetta Costituzione, recita:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
In queste ore, con quest’altro episodio del COVID-19, ci si accorge (e vanta) di come quella Costituzione italiana sia all’avanguardia a livello globale e che quei paesi (USA in primis) che hanno forzatamente convinto l’opinione pubblica a dire l’esatto contrario si rivelino fragili e deboli sul fronte della democrazia partendo, appunto, dalla salute dei propri abitanti.
Facciamo un semplice esempio.
Quanti sanno nel Mondo che in Italia (con circa 60 milioni di abitanti) quando vi furono poco più di 300 casi di attenzionati si sono fatti ai cittadini gratuitamente migliaia di tamponi per identificare ed isolare il virus mentre negli USA (più di 320 milioni di persone) dove risultavano 20 casi registrati vi è stata molta “incertezza” nell’uso dei tamponi?
Difetto, forse, dell’intervento Cdc (i Centers for Diseases Control di Atlanta, l’organismo governativo che si occupa di monitorare la salute e le malattie in tutto il mondo) che ha bloccato l’uso dei tamponi e gli eventuali ricoveri in ospedale?
No, il motivo è di altro genere e semplice: la sanità è privata e, mediamente, negli USA, un tampone costa circa 3.300 dollari a paziente.
Sì, 3.300 dollari a paziente!
Chi è fortunato ed ha una buona assicurazione (pochi, molto pochi) potrebbe richiedere un rimborso di circa 1.400 $, mentre, il resto (i rimanenti 2.000 $) lo paga di tasca propria (il paziente).
Ecco spiegato il motivo dei vari paesi che non vogliono (e non possono) far rilevare la dimensione del fenomeno virus che non è, sicuramente, stato enfatizzato o demonizzato, al punto da provocare panico o psicosi nell’opinione pubblica, ma questo perchè non hanno un servizio sanitario pubblico gratuito che è per tutti ed assolutamente molto meglio (ma molto meglio), di qualsiasi privato al mondo che potrebbe speculare sulla pelle delle persone.
Sarebbe opportuno, visto quanto accaduto (e che ci vedrà coinvolti chissà per quanto tempo e quante altre volte) rimettere mano al Titolo V della Costituzione, per ripristinare quanto scritto in origine con regole di gestione nazionale della sanità (ma, anche, per l’istruzione) per non incorrere nel caos di gestione delle Regioni, visto in questi giorni, dove ognuno ha scelto una propria linea di condotta facendo perdere tempo, denaro e… salute ai propri cittadini. Aveva ragione da vendere il costituzionalista Salvatore d’Albergo quando spiegava i motivi del rifiuto della revisione del Titolo V in quanto introduceva una sorta di “pseudo-federalismo” che avrebbe, ulteriormente, burocratizzato e condotto diverse forze politiche nella loro personale “guerra di posizione” ma a scapito dei diritti sociali dei cittadini.
Se non si prendono gli adeguati provvedimenti, oggi, vi è il rischio di dare seguito a quanto sostenuto in un precedente post (che si invita di rileggere) dal titolo eloquente: Capitalismo: più farmaci, meno cibo, meno salute.