di Saverio Lodato
Com’era bella, e accogliente e fornitissima, di carte e mappe, volumi di paesi esotici lontani e piccoli comuni italiani, dizionari di antiche scoperte, e piccole enciclopedie di esploratori, raccolte di fotografie paese per paese, continente per continente, giungle e deserti, metropoli e oceani, cattedrali e moschee e pagode e catene montuose, la “Libreria del viaggiatore”, a Roma, in via del Pellegrino.
Era, per molti, tappa obbligata prima di partire. Al civico: 165. E gentilissimi, e competenti, i giovani proprietari.
Ci si andava a fare la scorta in vista di una partenza, proprio come si va in farmacia a fare incetta di medicinali che potrebbero tornare utili quando si è lontani da casa.
La “Libreria del viaggiatore” ha chiuso i battenti il 31 dicembre 2019, causa eccessive spese d’affitto, causa conti che non quadravano. Solite cose, si capisce.
Si fece un piccolo e mesto evento per richiamare l’attenzione delle istituzioni cittadine. Ma al dunque non se ne fece nulla. E il salvataggio non ci fu.
Che strano però.
Appena poche settimane dopo, hanno chiuso persino le frontiere. Il mondo si è rimpicciolito sin sulla soglia di casa propria. I grandi aerei sonnecchiano negli hangar. I treni notturni sono stati aboliti. Non si va più da nessuna parte.
Il sito della Farnesina “viaggiare sicuri” si è fatto improvvisamente muto e così recita: “Non sono consentiti viaggi all’estero e in Italia per turismo”. Chissà se, e quando, il mondo tornerà a essere visitabile, viaggiabile, esplorabile.
Logica spietata quella che ha stabilito che una libreria specializzata in libri di viaggio scomparisse, dall’oggi al domani, qualche giorno prima del sito del ministero degli Esteri dedicato al viaggiare sicuri.
Ora guide e mappe, per chi ha fatto in tempo ad averle, sembrano i preziosi testi di una civiltà scomparsa: quella del Viaggio, quella della prenotazione “fai da te”, di zaino in spalla, o valigia al seguito, quella che quando salivi a bordo non ti misuravano la febbre, e più passeggeri affastellavi e accatastavi più se ne ricavano lauti guadagni, per le compagnie aeree, si capisce.
Ma viaggiare si deve, però.
E come?
Magari solo con la testa, magari solo con la fantasia, come un giorno fu insegnato a Borges da Macedonio Fernandez, il quale raccontava che non alzandosi mai dal suo tavolo da lavoro, ma concentrandosi, a esempio, sui profili dei piedi del tavolo, per ore e ore, riusciva a immaginare persino le viscere della terra.
Viaggiare, insomma, necesse est.
Ecco allora, modestissima proposta per i nostri governanti.
Ogni quartiere di ogni città d’Italia dovrebbe avere una libreria di turno, che sia aperta, proprio come le farmacie, in tempo di pace.
Non dovrebbe essere difficile a farsi.
Difficile che il virus possa propagarsi peggio e di più di quanto non accade per ora.
Leggere, per viaggiare almeno con la fantasia: anche questo è genere di prima necessità.