Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Lo staff di iskrae
Ricevo e vi inoltro l’allegata lettera aperta dei Delegati dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Oltre a fotografare la drammatica situazione nella quale opera il personale sanitario impegnato nella lotta contro il covid-19, credo che questo scritto sia un contributo importante alla verità, quotidianamente occultata dalla retorica degli angeli/martiri che combattono la guerra contro la pandemia.
Verità fatta di miliardi di euro di tagli alla sanità, di migliaia di posti letto tagliati e di una regionalizzazione del sistema sanitario che ha portato a devastanti squilibri tra le prestazioni mediche erogate nelle varie città del paese, tutto ciò con il relativo business dei c.d. viaggi della speranza.
Qualcuno deve rispondere dello scempio fatto sulla sanità, scempio che fino a ieri si traduceva in grandi affari per la sanità privata, oggi si traduce con l’impreparazione ad affrontare una crisi così importante e quindi al dramma di migliaia di vittime.
Non penso, o comunque non mi basta, a un dopo che ci vedrà “tutti più umani”, ammesso che sarà così. Penso che riuscire a far prendere coscienza ai lavoratori ed agli italiani che quello che sta succedendo non è un caso, o sfortuna, ma il risultato di precise scelte fatte dai nostri governanti nazionali e locali (il celeste Formigoni ed i suoi discepoli attualmente al governo della nostra Regione innanzi tutti), dovrà diventare il nostro primo impegno futuro.
Danilo Zucchet
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Sindacato Generale di Base Lombardia Aderente alla Confederazione Unitaria di Base (CUB)
Lettera aperta in risposta alle comunicazioni aziendali del 24 marzo 2020 (a firma dell’Amministratore delegato e della Direzione Sanitaria Aziendale) e del 17 marzo 2020 (a firma di Paolo e Marco Rotelli) Ospedale San Raffaele: non vogliamo santi né eroi Nelle lettere ricevute dalla Presidenza dell’Ospedale San Raffaele, riscontriamo un linguaggio e dei contenuti che come Sindacato Generale di Base Lombardia non condividiamo. Dove si dice: “Eravamo tutti soddisfatti di ciò che era stato messo in campo in tempi brevissimi per lottare efficacemente contro il virus”, come delegati abbiamo invece denunciato che spesso sono stati mandati nei reparti Covid-19 lavoratori inesperti e ricattabili – perché precari – allo sbaraglio, senza formazione e con DPI in numero insufficiente. Inoltre, quando all’inizio dell’emergenza chiedevamo, secondo il principio di precauzione universale, che tutto il personale venisse fatto lavorare almeno con la mascherina chirurgica, l’Ospedale San Raffaele decideva di non fornirle. I fratelli Rotelli scrivono anche: “Una guerra quotidiana, dove ogni giorno, dobbiamo tutti lavorare insieme ed ingegnarci per trovare le soluzioni per avere gli spazi, il materiale e le competenze volte a poter curare il numero sempre crescente di pazienti Covid-19 che hanno bisogno di aiuto”. Per noi questo rimane un tempo di pace. Vorremmo essere sempre messi nelle condizioni di poter lavorare con animo sereno, tutelando noi stessi, i pazienti e i nostri familiari: per questo, abbiamo chiesto di lavorare con i giusti presidi, la formazione necessaria, orari di lavoro sostenibili, la possibilità di fare i tamponi dopo un’esposizione, per evitare di infettare altri pazienti e chi vive nella nostra stessa casa. In questo modo, si tutela anche la collettività, evitando ulteriori contagi e riducendo i ricoveri. L’obiettivo è quello di garantire che i posti letto esistenti siano già sufficienti. E poi aggiungono: “Il Gruppo San Donato sta dimostrando al mondo che il proprio contributo in questa guerra è caratterizzato da una forza, una determinazione ed una competenza che non ha pari in tutto il sistema sanitario pubblico e privato.” La nostra riflessione è che il GSD negli ultimi anni ha utilizzato gran parte delle risorse pubbliche regionali, per far funzionare e crescere le proprie strutture sanitarie private: è un obbligo morale oggi contribuire all’assistenza, che ci auguriamo non diventi un business. Vorremmo che a pagare ora non siano i lavoratori: i lavoratori non si accontentano della pacca sulla spalla, perché sono ben coscienti del valore del proprio lavoro, mentre si aspettanoun riconoscimento concreto, nella conferma del contratto, in un’incentivazione degna di questo nome, in un’organizzazione del lavoro rispettosa dei diritti. Ancora quando parlano di “prese di rischio e sacrifici per tutti” oppure “anche di fronte al rischio di contagio, non mollano”, riteniamo che la proprietà e il datore di lavoro devono, come previsto anche dalle leggi, fare in modo che nessuno venga esposto al rischio. E’ un obbligo giuridico oltre che morale. “Alcuni colleghi ed infermieri si sono ammalati. Li stiamo curando”. Avremmo voluto non leggere questa frase e siamo convinti che si sarebbe potuto fare di più perché nessuno dei lavoratori si ammalasse. E ancor meno possiamo accettare l’espressione: “dare la vita per curare gli ammalati”. Un conto è quando viene usato in senso figurato, ma particolarmente in questo momento suona funesto. In ogni caso, vorremmo che ciascun lavoratore mantenga la giusta empatia e amor proprio, per salvaguardare innanzitutto la propria vita. Non servono martiri, ma professionisti! Sindacato Generale di Base Lombardia Viale Marche, 93 – 20159 Milano Tel. 0249766607-fax 0238249352 lombardia@sindacatosgb.it |