di MOWA
“Spesso mi sono stupito di come ciascuno, pur amando se stesso più di ogni altra cosa, tenga in minor conto l’opinione che ha di se stesso di quella degli altri.” (Marco Aurelio imperatore romano 121 – 180)
È incredibile assistere a inverosimili notizie sui media che mettono alla berlina un adolescente solo con lo scopo di farsi pubblicità politica. È ancor peggio se l’accusatore soffre di un evidente strabismo tanto da fargli mancare l’autorità che (forse) gli spetterebbe.
Scrivono le cronache, che: “Durante un evento al centro commerciale di Portello a Milano, Matteo Salvini è stato contestato dal figlio della giornalista Selvaggia Lucarelli. È stato poi allontanato e identificato dal servizio d’ordine e dalla scorta del leader leghista” e per tali fatti alla madre-giornalista viene scomodato l’art. 5 della Carta di Treviso che recita:
“il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazioni lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità, e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori.”
Lo strabismo, però, di quello che dovrebbe essere l’Ordine di quella professione non termina lì e si ripercuote sulla madre che è, appunto, una giornalista.
Ricapitolando. Il figlio minorenne della giornalista contesta l’ex-ministro dell’Interno, Matteo Salvini, apostrofandolo di essere razzista come, d’altronde, sentenziato dai tribunali per quel famoso coro contro i napoletani (alla Festa della Lega Nord a Pontida nel 2009 – “Senti che puzza/scappano anche i cani: sono arrivati i napoletani. Sono colerosi, terremotati, con il sapone non vi siete mai lavati”) e per il quale dovette sborsare la bella somma di 5.700 euro come pena, ed ora a farne le spese è la Lucarelli?
Qualcosa non funziona nella dinamica e nell’interpretazione della Carta di Treviso da parte dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia perché gli esempi di ingiustizie si sprecano come riportato già in alcuni articoli dagli stessi giornalisti. La cosa che ci lascia basiti è che l’ex-ministro dell’Interno, Matteo Salvini, anch’esso giornalista ha in più occasioni fatto anche di peggio. Qui un es. per tutti su questo giornale dove si fa fotografare con adolescenti e intervistare da suoi colleghi giornalisti a Codogno “regno” indiscusso del problema dell’epidemia di COVID-19.
Ma dov’era l’Ordine dei giornalisti quando Matteo Salvini portò sul palco di Pontida la bambina (con altri adolescenti) che risultò, poi, non essere di Bibbiano?
Allora si chiede all’Ordine dei giornalisti dove sia finito l’art 9) della citata Carta (Allegato 2) che recita così:
“particolare attenzione andrà posta nei confronti di strumentalizzazioni che possano derivare da parte di adulti interessati a sfruttare, nel loro interesse, l’immagine, l’attività o la personalità del minore”?
Per favore non dicano, quelli dell’Ordine dei giornalisti, che in quell’occasione, Salvini, si era “vestito” da politico e quindi la regola della Carta di Treviso non poteva valere perché saremmo di fronte ad una bestemmia psicanalitica ancor prima che giuridica.
É pur vero che come popolo siamo “figli” della perdita della autonomia culturale e dell’egemonia (che era il prodotto della teoria della prassi comunista) ma non si è, certo, perso il senso della visione d’insieme per comprendere dove stia la correttezza dell’applicazione di una cotanta aberrazione deviando da una regola, ad un comportamento errato.
Si vuole ricordare che l’ex-ministro dell’Interno con la giustizia non ha cessato di avere dei problemi e che, in barba ai cittadini “normali”, si è modellato leggi che lo hanno potuto rieleggere.
Non si vuole parteggiare nè con Lucarelli né con Salvini ma per il minorenne che è stato brutalizzato da un gruppo politico per consumare la più feroce delle cattiverie: il calcolo delle convenienze. È una vergogna!