Angelo Ruggeri (*)
“NEL MONDO SONO SEMPRE ATTIVE DUE FORZE E ATTIVE SECONDO LA LORO NATURA” (Roderigo di Castiglia, alias Palmiro Togliatti).
Togliatti aveva tratti singolari rispetto ai politici italiani ed anche all’interno del movimento comunista, perché assommava in sé la figura, la struttura di dirigente politico, di capo di massa e di grande intellettuale della storia d’Italia, una singolarità reale che si esprimeva anche nella forma dei corsivi sulla prima pagina dell’Unità, dove firmandosi con un nome letterario, dava spesso indicazioni e “lezioni” teorico-politiche, come quella sopra citata. O come nel corsivo in cui facendo riferimento ad Hegel, citava un passo di questo grande filosofo sul ragionare e pensare astratto, per dimostrare quale era la critica che lui rivolgeva a Krusciov, il cui rapporto – quello in cui denunciava i ‘crimini’ di Stalin – essendo unilaterale coglie solo una parte e solo una faccia di ciò che è avvenuto, per cui, come spiega Hegel, la riflessione é astratta perché non fa capire in concreto quali sono stati i punti reali e concreti della degenerazione staliniana.
Ricordare Togliatti non per un valore rievocativo ne encomiastico, ma di riflessione politica e scientifica, pur riconoscendo che, in ogni caso, ciascuno di noi e tutti gli italiani gli devono comunque qualche cosa ed anche perché sentiamo che glielo dobbiamo, che ci teniamo a ricordarlo pur senza avere avuto l’età per poterlo seguire negli anni precedenti alla sua morte.
Non fosse altro che per l’opera di costruzione della democrazia, della repubblica e della Costituzione di democrazia progressiva per la quale primario e decisivo è stato il contributo del PCI e di Palmiro Togliatti in particolare,
Cosa che del resto gli fu riconosciuto dal popolo italiano in più occasioni, già quando si attentò alla sua vita e il popolo italiano insorse e, da ultimo, in quei “10 giorni che sconvolsero l’Italia” intercorsi tra la sua morte e i suoi funerali. “Quegli incredibili funerali” (come furono definiti), quando una folla senza precedenti segui il feretro ed altrettanta folla si assiepò lungo il percorso, impressionando non solo giornali e lavoratori, ma anche il governo e i DC di allora e che l’allora ministro Donatt-Cattin definì “una cosa sconvolgente e che non si può ignorare, una commozione e partecipazione popolare, quale non si era e non si è mai visto nemmeno per un Papa o per un reale” (così asserì quando, ancora giovanissimi, lo ascoltammo alla Casa della cultura della Acli di Tradate), a significare il radicamento popolare e di massa del partito nuovo costruito da Togliatti a cui quella folla tributava il riconoscimento di essere un padre fondatore della democrazia e della Repubblica italiana. Già nella prima riunione della Costituente Togliatti esplicitò l’idea di democrazia della nostra Carta con una riflessione critica a proposito del secondo governo De Gasperi (premonitrice rispetto alle mosse portate avanti successivamente da De Gasperi), sottolineando il riferimento ai partiti intesi come “democrazia che si organizza, si afferma, che conquista posizione decisive” e come una necessità non solo parlamentare ma “di politica generale nel paese”.
Una riflessione politica e scientifica significa fare i conti con la propria tradizione e andare a ricercare nella storia di italiani e del Paese le proprie radici nella storia anche di ciascuno di noi , per capire noi stessi che è poi il senso vero della riflessione e della ricerca storica: capire ciò che avviene oggi, capire l’Italia e noi stessi guardando alla nostra genesi collettiva per capire cosa siamo o cosa siamo diventati e cosa possiamo essere: questo è il punto in cui la riflessione e la ricerca storica diventa creativa, ritrova la sua più profonda verità, per cui, poi, il fare storia non è mai finito, perché significa riproporselo continuamente: è questo che si deve sempre fare e che invece si é smesso di fare, per cui in molti hanno perso la propria l’identità per aver “rotto” con la continuità del processo storico.
Ricostruire la tradizione autentica – cosi tanto mistificata oggi – della democrazia italiana e dei comunisti italiani, significa anche rileggere il nostro rapporto con la teoria, con l’analisi in un senso profondo, dove la teoria non è astrazione ne é corporativismo intellettuale – anche di parte di chi fa della filologia o della letteratura marxologica (mentre ciò che conta è il marxismo politico e sociale e applicato) – come é spesso quello dei c.d. intellettuale della c.d. “sinistra” di oggi, che scindono l’ineludibile nesso tra filosofia e storia.
Viceversa, quando parliamo di Togliatti “intellettuale”, dobbiamo tenere presente che siamo di fronte ad una singolarità reale: intellettuale perché aveva una preparazione culturale che lo metteva in condizioni di discorrere da pari a pari – e dal ’44 alla sua morte è stato tutto un intreccio continuo di dibattito – con i grandi intellettuali italiani. E’ intellettuale IN QUANTO CERCO’ COSTANTEMENTE DI DARE UNA DIMENSIONE CULTURALE, UNA PREPARAZIONE TEORICA AL QUADRO DEL PARTITO; E DI FORMARE VIA VIA, AI VARI LIVELLI DELLA ORGANIZZAZIONE DI PARTITO, UN QUADRO POLITICO COMUNISTA CHE FOSSE CONTEMPORANEAMENTE IN GRADO DI SVOLGERE UN’OPERA DI ELABORAZIONE, DI FORMAZIONE CULTURALE, E DI DIREZIONE POLITICA. E’ COSI CHE IL PCI E’ DIVENTATO UN GRANDE PARTITO: GRANDE PER QUESTO E NON PERCHE’ “GROSSO”, ESSENDO RIUSCITO A FARE DEI QUADRI INTERMEDI LA VERA FORZA E SPINA DORSALE DEL PARTITO DI MASSA, CAPACI DI ELEVARE LA CAPACITA CULTURALE E TEORICA DEI LAVORATORI E DEI CETI POPOLARI E LA COMBATTIVITA’ E CAPACITA’ DI ORGANIZZARSI PER LA LOTTA.
Parlare di Togliatti non significa parlare di ieri ma di oggi, con una riflessione teorico-storica che, ad esempio, è servita a combattere e a demistificare un’idea sbagliata che c’è stata di Togliatti da parte di certi gruppi c.d. “extraparlamentari” e dei PSI craxiano, che riducevano Togliatti a un tattico-manovriero o solamente a un grande politico, ricostruendo invece le fondamenta teoriche, la filosofia della prassi nei punti che ci sono nel pensiero e nell’azione politica di Togliatti.
L’anniversario di Togliatti vale per una riflessione politica scientifica in merito alla portata dell’impegno civile e sociale con cui la democrazia si é affermata e consolidata nel nostro Paese, per l’azione incisiva e determinante compiuta anche o soprattutto da Palmiro Togliatti negli anni in cui le forze democratiche concentrarono i loro sforzi per far crescere sulle rovine del regime fascista un nuovo ordinamento politico e sociale “garantito” da una Costituzione nuova (come ebbe a dire Togliatti stesso in uno dei suoi importanti famosi discorsi alla Costituente).
Specialmente ora che le caratteristiche del momento politico e sociale del Paese è contrassegnato da una scarsa capacità di esprimere una vera volontà di lotta, anche da parte dei lavoratori, e di sindacati e forze politiche usurpatrici del ruolo dei partiti e della politica.
Si che non solo è opportuno un dibattito di massa che invece manca del tutto sulle manovre e atti con cui si mira e si sta cancellando il Parlamento italiano, anche amputandone la rappresentanza popolare, sociale e territoriale ma serve un approfondimento ideale e culturale che passi attraverso la società intera ed abbia per oggetto una rivalutazione, ed una verifica quindi, dei motivi di fondo su cui si é costruito lo Stato democratico e sulle condizioni di agibilità che si sono determinate a partire dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, anche e in forza del contributo e della iniziativa politica, sociale e intellettuale di Palmiro Togliatti.
Basterebbe leggere gli scritti di Togliatti sul centro-sinistra (Cooperativa editrice universitaria e istituto Gramsci-Firenze) per trovare anticipate, persino la questione della cementificazione o dell’ambiente e della salute e del loro rapporto col lavoro e la sua attualissima critica al capitalismo quale è diventato oggi nonché al comportamento e alle scelte delle forze c.d. di “centrosinistra” tornate al “cretinismo parlamentaristico” della “sinistra capitalista” che comporta lo snaturamento sia del ruolo dei partiti, del sindacato e del Parlamento stesso.
NON DIMENTICATE MAI CHE “NEL MONDO SONO SEMPRE ATTIVE DUE FORZE E ATTIVE SECONDO LA LORO NATURA” (Roderigo di Castiglia-alias P. Togliatti)), significa, come è storicamente dimostrato, che nel mondo sono sempre presenti forze di classe attive secondo la loro natura di classe: per cui non viene mai meno la lotta di classe – che non è una invenzione ne di Marx ne dei comunisti. “E’ sempre stato e sarà sempre così perché – per dirla come la racconta Fernand Braudel – c’è sempre chi sta sopra e lotta per restarci e chi sta sotto e lotta per salire le scale dell’uguaglianza; per non essere più il “deminutus” che l’organizzazione capitalistica di impresa e della società, vogliono. Per cui la lotta di classe non viene mai meno neppure se una delle due forze rinuncia ad essere “attiva seconda la sua natura” di classe perpetuare agendo e lottando secondo la loro natura di classe, appunto: come capita alle attuali organizzazioni sindacali dei lavoratori e anche alla CGIL che rinunciando ad agire secondo la loro natura di classe (come hanno persino teorizzato di fare), non hanno e non mettono certo fine alla lotta di classe che viceversa continua, ma in modo “unilaterale” a favore dell’impresa, la quale, di certo – come questi decenni ci ha dimostrato – non rinuncia alla lotta di classe in difesa del suo dominante potere economico-sociale-politico sullo Stato e la società, oltre che nella impresa.
(*) Del Centro Salvatore d’Albergo -Il Lavoratore e del Movimento Naz. Antifascista per il Rilancio della Costituzione