di MOWA
“Il dominio totalitario, al pari della tirannide, racchiude in sé i germi della propria distruzione.”
(Hannah Arendt)
La Storia del nostro vissuto ci racconta, con estrema precisione, come e cosa siamo in grado di fare nel prossimo futuro ponendo attenzione su quanto già accaduto. Non esiste, infatti, paese al mondo che non sia frutto delle proprie esperienze vissute/passate e questo elemento è stato capace di far reagire le popolazioni verso le nuove sfide che si presentano quotidianamente siano esse positive o negative. E, sicuramente, tra le sfide più difficili per un popolo sono state quelle che hanno privato della libertà di scelta le persone limitando o, abolendo, le proprie ragioni di essere pensante come avvenne nell’Italia del Ventennio fascista quando ci fu una vera ed autentica soppressione di tutte quelle che erano, in quel momento, le libertà, quando, invece, a livello mondiale, si viveva un rinnovamento, innovazione collegiale, con la sempre più presente classe operaia/proletaria che proponeva una rivoluzione di cultura, costumi, abitudini, economia, rapporti di classe, … grazie alle idee socialiste/comuniste tanto temute dai massocapitalisti internazionali che sovvenzionarono la reazione a tutto ciò, curando nei minimi dettagli come penetrare nelle teste di coloro che avrebbero potuto rendere difficile la sopravvivenza della loro posizione sociale.
Infatti, tra le maggiori protagoniste della capacità di cambiamento del Paese Italia, in quel periodo (ma questo vale tutt’oggi), sono state il sistema della propaganda, il mito del capo (Benito Mussolini) e altri escamotage quali la sostituzione di personale nelle posizioni burocratiche dello Stato come, ad es., insegnanti, magistrati, funzionari della pubblica amministrazione, professori universitari, ecc. con la doppia funzione di raccogliere informazioni e controllare capillarmente tutto e tutti. Non vanno, infatti, dimenticati il Tribunale speciale per la difesa dello stato e la temutissima OVRA (Opera Vigilanza Repressione Antifascismo) che l’enciclopedia Treccani descrive anche così:
“…vastissima rete di informatori che erano reclutati nelle più varie categorie sociali e prestavano la loro opera nei più diversi ambienti; scelti dai dirigenti locali, gli informatori non avevano alcun formale rapporto di impiego con l’amministrazione di pubblica sicurezza e venivano retribuiti con i fondi segreti posti a disposizione del capo della polizia.
L’OVRA raccoglieva e regolava anche i servizî fiduciari e informativi dei carabinieri, delle questure, della Milizia, del Partito fascista e manteneva il collegamento col SIM (Servizio informazioni militari). Sulle confidenze raccolte e sulle operazioni compiute i capi-zona riferivano con particolareggiati rapporti al capo della polizia, proponendo a carico degli indiziati la denunzia al Tribunale speciale per la difesa dello stato, e, nei casi meno gravi, il deferimento alle commissioni per il confino di polizia o la semplice diffida. Tali rapporti dovevano essere sottoposti al capo del governo, il quale decideva personalmente sui provvedimenti da adottare, particolarmente severi nei riguardi dei comunisti e degli anarchici. In un successivo momento furono affidati agli ispettorati dell’OVRA anche compiti di indagine e di repressione dell’affarismo speculativo e del contrabbando valutario di cittadini e di gerarchi, compiti che rimasero tuttavia sempre secondarî”. [1]
Un vero ed autentico sistema totalitario che si accompagnava all’irreggimento delle masse con capillari reti associative che andavano dal lavoro, scuola fino al tempo libero.
Chi non veniva considerato dentro tali schemi di accettazione del totalitarismo subiva reprimende abominevoli che andavano dalla reclusione (e a pagarne maggiormente furono i comunisti – Gramsci docet), confino… sino alla soppressione fisica (i fratelli Rosselli un esempio!) e obbligando molti a fuggire all’estero come: Togliatti, Pertini, Turati, Nitti. Giusto per ricordarne alcuni.
La propaganda fascista era fatta attraverso i mezzi di comunicazione di massa che ebbero un ruolo di primo piano, tanto che lo stesso duce, Mussolini, curava le direzioni delle testate giornalistiche cambiandole qualora chi ne era a capo non fosse allineato, così come dovevano avere l’iscrizione all’albo professionale subordinato al certificato di buona condotta politica, e, dulcis in fundo, l’agenzia di stampa nazionale Stefani forniva le veline rilasciate dall’Ufficio stampa del partito.
Chiuso il nefasto ventennale periodo con la Liberazione, e scritta grazie alla stragrande maggioranza di comunisti/socialisti, che ne sostennero le basi teoriche, la Costituzione del 1948, i fascisti non persero mai, però, l’ambizione di ritornare in auge nella loro potenza tanto da ripristinare le mai perse vecchie amicizie che li finanziarono.
Questa è (senza forse), una delle maggiori concause del motivo dell’insorgente riaffiorare di paludose storie di bombe, aggressioni, aumento delle fake news, infiltrazioni nei partiti/movimenti, revanscismo camuffato da “diversa visione delle cose”, negazionismi, in periodo di Repubblica che, ora, subisce l’ennesimo attacco alle sue fondamentali basi costituzionali con un farlocco referendum sulla riduzione dei parlamentari peggiore, addirittura, di quello voluto dal loro mentore P2, Licio Gelli.
Foto di copertina: Luke Southern