di MOWA
“Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi” (Bertolt Brecht, Vita di Galileo)
Prende piede, finalmente, in qualche programma televisivo, quello che dovrebbe essere il buon senso per affrontare la pandemia e, quindi, si fa strada (persino dai giornalisti anticomunisti come Paolo Mieli), la soluzione cinese contro il Covid-19 attraverso, anche, la prevenzione e la somministrazione di test (a milioni ammesso dallo stesso giornalista) là dove vi sia il sospetto di diffusione.
Infatti, nello studio della trasmissione “cartabianca”, del 27 ottobre 2020, hanno dovuto ammettere, a fronte, anche, di un servizio dell’ambasciatrice culturale Ilham Mounssif (47′ 36”), che il sistema precauzionale sanitario cinese è di gran lunga più efficace rispetto a quello occidentale e, nessuno si è permesso (compreso Paolo Mieli) di obiettare su nulla; anzi…
Amarezza, sempre nella suddetta trasmissione, per le parole pronunciate dall’attore Claudio Amendola che, invece, non avrebbe gradito quell’imposizione sanitaria (si parla della – terribile! – prova tampone o del sangue dal dito) “cinese” perché, a suo dire, limitativa delle libertà. Deducendone, quindi, quando ha fatto un doppio tuffo carpiato all’indietro per riposizionarsi sulla giustezza dei DCPM, che, il suo lamento (sia come attore che ristoratore) fosse che le chiusure imposte dal Governo erano ingiustificate…
Valli a capire certi attori!
Se da una parte si parla, giustamente, di salute pubblica in televisione non manca, nel contempo, quello che nelle cronache di questi giorni attira l’attenzione, ovvero i drammi di carattere sociale come l’occupazione che, pian piano, va scomparendo e che qualche forza politica reazionaria vuole cavalcare aumentando il caos, invece, di fare proposte legittime, propositive ed in linea con la Costituzione come hanno saputo fare tre soggetti, apparentemente lontani tra loro, l’operaia della Whirpool, Italia Orofino, l’attore Flavio Insinna ed il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris (2h 07′ 40” circa), con funzioni convergenti che vanno da chi produce ricchezza per il Paese, chi cultura (e quindi riflessione) a chi amministra l’andamento civile di un Paese. E, da quest’ultimo, sentire citare orgogliosamente gli artt. 1 e 3 della Costituzione a garanzia di chi, nella fabbrica Whirpool, subisce le angherie di una multinazionale che vuole sfidare le regole democratiche di uno Stato come quello italiano. Perché, sostiene il sindaco di Napoli, se la multinazionale vuole sfidare lo Stato italiano allora quest’ultimo si deve dimostrare all’altezza del suo scopo e applicare il comma 2 dell’art. 3 che recita:
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Nota lodevole il fatto che, nella suddetta trasmissione ci sia stato qualcuno (l’attore Flavio Insinna) che ha citato la validità di Enrico Berlinguer (2h 14′ 30” circa)) e quindi di una formazione politica come era il P.C.I. a conferma del bisogno della questione morale per risollevare un Paese che sta perdendo credibilità. La cultura (ri)torna a dare una mano agli oppressi…
Foto di Fausto Marqués