di MOWA
“C’è il figlio del benzinaio che si droga. Lo vogliamo aiutare? Vogliamo dargli della droga?” (di Antonio Albanese)
Se tutto ciò non fosse successo realmente nell’area metropolitana di Milano e ben documentato nelle 3 puntate (15 – 22 e 29 ottobre 2020) della trasmissione televisiva “le iene” si potrebbe pensare agli “ingredienti” utilizzati da un regista per girare un nuovo film (e, magari, trasformarsi in una nuova serie televisiva): spacciatore di stupefacenti redento sulla via di “Damasco”, droga e soldi, “polizia” che agisce non secondo la legge ma con finalità poco trasparenti…
Una sequenza di minuti girati nelle strade milanesi che lasciano senza fiato (se confermati dal magistrato e corrispondenti al vero), come ricevere un pugno nello stomaco.
Tutto ciò, non lascia solo sbigottite, basite e indignate le persone perbene che hanno a cuore la buona condotta delle figure istituzionali in quanto ultimo baluardo di una società che, spesso, dimentica alcuni valori importanti come l’onestà… ma che, invece, con questa vicenda li immerge violentemente in una squallida realtà e non, dunque, sul set di film (e quindi finzione) come possono essere: Un uomo innocente, di Peter Yates, che parla di agenti corrotti della narcotici che incastrano con false prove un uomo che lavora in un aeroporto, oppure, dell’agente, Serpico, di Sidney Lumet, (tratto, questo sì, da una storia vera) della dilagante corruzione all’interno dei distretti di polizia di New York tra gli anni ’60 e ’70… ma così, purtroppo, non sembra essere nel capoluogo lombardo.
L’“opulenta” città metropolitana lombarda sembra vivere, quindi, un drammatico déjà-vu con quanto avvenuto qualche anno fa con il servizio annonario della polizia locale dove gli allora vigili urbani (ora Polizia locale) furono coinvolti in un “giro” di corruzione che vide decimare quella sezione ed obbligare il Comune ad aprire, addirittura, una commissione d’indagine per porvi freno… ma qui, nei sevizi de “le iene”, si parla, nientepopodimeno che, di droga, roba grossa che richiama, inevitabilmente, la malavita, quella vera e organizzata come lo è la ‘ndrangheta.
Immaginiamo, anche, cosa possa succedere all’interno di quell’istituzione e, chissà, approfittando dell’occasione, si interroghi sul fatto che quei servizi non sono di spettanza della Polizia locale ma di altre figure quali Polizia di Stato, Carabinieri… come prescrive la legge sulle competenze e quindi destinate agli organismi del Comparto Sicurezza.
Servizi de “le iene” che chiedono, giustamente, aiuto agli altri agenti onesti invitandoli a parlare e dire se conoscono qualche caso di malaffare interno e collaborino con i magistrati che stanno indagando su tali circostanze perché, i distinguo ci sono e si devono evidenziare prima che si finisca come nella miniserie televisiva, con Alessandro Gassmann, Io ti cercherò.
Immaginate come possano stare, anche, quei loro colleghi andati in pensione e quale disgusto provino nel vedere una così valida istituzione inabissarsi così in fretta. Quale profonda, ingiusta, vergogna possano sentirsi addosso quelle persone oneste, che hanno speso una vita per rispettare e far rispettare le leggi e le regole di una grossa comunità, nell’assistere a quanto visto nelle puntate de “le iene”, e, doversi, magari, “giustificare” con il vicino di casa che ti conosce da decenni ma che, ora, potrebbe adombrare l’ipotesi che…
Nessuno è colpevole finchè sia giunta sentenza definitiva ma, almeno, ci si aspetta che l’amministrazione comunale ed il Prefetto, in forma cautelare, prendano provvedimenti quali ritiro dell’arma, cambio di ripartizione e che costoro non possano interagire con la vecchia struttura della Polizia locale onde evitare motivi di intralcio per chi sta investigando. Ci si dovrà chiedere, anche, quali danni abbiano fatto costoro alla Giustizia per le azioni pregresse e se l’amministrazione pubblica si costituirà parte lesa nell’immagine richiedendone, giustamente, risarcimento.
Investigazioni che avranno filo da torcere perché esistono sigle sindacali corporative all’interno (e, guarda un po’, molto culturalmente a destra) che, sicuramente, si staranno spendendo sulla “immacolata” immagine di costoro cercando di convincere gli altri o sproloquiando sul fatto che sono “colleghi” e che tutti della categoria avrebbero potuto trovarsi stritolati dalla “macchina del fango mediatica”… ma, in questo caso, le immagini parlano più delle parole degli stessi agenti coinvolti da “le iene” e non vorremmo trovarci ad assistere, se non vi si pone rimedio anche nella selezioni concorsuali del personale, ad altri episodi che riempiono la cronaca.
Foto di GRAS GRÜN