Come non si possono condividere le parole affermate da Daniele Tissone, segretario generale di polizia Silp Cgil, sul fatto che
“ancora una volta le tensioni sociali che, come ieri a Firenze, sfociano nel disordine delle piazze vengono gestite dalle forze dell’ordine. Se la politica in tutte le sue espressioni di Governo del Paese, ma anche del territorio, non recupera la propria autorevolezza, rischiamo il ripetersi di episodi come quelli dei giorni scorsi“.
Prosegue Tissone:
“Preoccupa il senso di smarrimento dei cittadini alimentato dalle polemiche politiche e da un fronte non coeso nell’affrontare un’emergenza che non ha eguali nella nostra storia. Recuperiamo quel senso di comunità e di valori anche per arginare chi, con la violenza, sta arrecando danni all’Italia consapevoli, anche, dell’attenzione che deve essere rivolta verso frange estremistiche e criminali che alimentano tensioni“.
Rimanere, in buona sostanza, politicamente inadeguati, senza una visione comune, rimarca Daniele Tissone, non può diventare lo:
“scaricare il problema sul versante della gestione dell’ordine pubblico. Siamo stanchi di registrare il quotidiano ferimento di una nostra collega o di un nostro collega. Per questo [ribadisce] ci si assuma, una volta per tutte e a tutti i livelli, la dovuta responsabilità di una gestione dell’emergenza che non getti al vento i sacrifici fatti finora da tutti gli italiani, investendo di più sul versante della formazione di una reale coesione sociale nonché di una corretta informazione“.
Gli ultimi disordini di Firenze, infatti, portano il sindaco di quella città a dichiarare che:
“Ci hanno fatto vivere una notte surreale, terribile e dolorosa a Firenze. Non è così che si manifestano le proprie ragioni, non è così che si dà voce alla sofferenza. È solo violenza fine a se stessa, gratuita. Chi sfregia Firenze deve pagare per quello che ha fatto […] Poteva andare molto peggio! Credo sia grazie al grande impegno delle forze dell’ordine che hanno fatto tutto il possibile, e forse anche grazie all’appello di noi istituzioni dei giorni precedenti che non è avvenuto il peggio, che non ci sono stati danni a monumenti, a vetrine dei negozi o non ci sono stati neanche feriti gravi […] la cosa complicata di questo tipo di manifestazioni è che non c’è una vera e propria testa: si butta il manifesto nella mischia della rete e si vede cosa si raccoglie. Ieri c’era un misto di ultras, di anarchici, di estremisti di destra, di antagonisti, che si mischiavano anche con manifestanti pacifici e che appena hanno visto la situazione si sono dileguati.”
Se, da un lato, le parole pacate, pronunciate daI sindacato di polizia, Silp-CGIL, in merito a quanto sta accadendo nelle piazze (Roma, Firenze…) in questi giorni è un grido disperato di tutela delle regole democratiche, dall’altra, vi è qualcun altro, sempre in quell’ambito, che soffia sul fuoco per alzare l’asticella della repressione dichiarando senza mezzi termini:
“Servono azioni decise per prevenire i disordini, bloccando sul nascere le proteste non autorizzate e disperdendo subito i partecipanti, ma soprattutto azioni repressive severe contro gli autori di attacchi, azioni di guerriglia, comportamenti para terroristici. Urgono leggi straordinarie per rispondere ad aggressioni straordinarie”: “Le proteste degli italiani non si fermeranno, e le infiltrazioni dei violenti saranno sistematiche. Agire con forza prima“
Evidenti i richiami ad una strategia convergente verso ulteriori forme repressive che si rivolgeranno (come già occorso negli anni passati), più alle sofferenze di chi cerca di sbarcare il lunario in periodo di restrizioni dovute alla pandemia, che alla cozzaglia di farabutti che mettono a ferro e fuoco le città rendendo più disagevole il vivere quotidiano…
Discussione che venne sollevata, anche, sul c.d. “Decreto Salvini” e sempre dal segretario generale di polizia Silp Cgil,, Daniele Tissone:
“…Si assiste a una escalation della criminalizzazione delle condotte che è iniziata dall’immigrazione, dalle frontiere, ed è giunta alle riunioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero nelle piazze cuore del paese e luoghi dove i cittadini esprimono opinioni. La ricerca del consenso da una parte carica sulle spalle delle Forze di Polizia l’aspettativa dei risultati promessi con la propaganda, mentre dall’altra, specie durante le occasioni di protesta, inasprisce la contrapposizione tra i cittadini dissenzienti, che vengono etichettati come nemici, e chi è deputato a far rispettare la legalità quindi a contemperare la difesa dei diritti di tutti, viene visto, a sua volta, come il nemico dei nemici.”
Non si commettano gli stessi identici errori perché sarebbe solo diabolico ed imperdonabile.
MOWA