Ciafani: «Trend decennale da noi denunciato. Italia malata cronica d’inquinamento atmosferico. La soluzione è nel Recovery Plan e nel taglio ai sussidi dannosi per l’ambiente»
Per Legambiente, la pronunciazione di oggi della Corte di Giustizia Ue, secondo cui l’Italia ha violato la direttiva europea sulla qualità dell’aria, superando in maniera sistematica e continuata è «Una decisione inevitabile, in linea con il trend da noi denunciato da anni». Gli ambientalisti ricordano che il nostro Paese ha violato i valori limite fissati per l’emissione di particelle Pm10 tra il 2008 e il 2017, senza avere manifestatamente adottato in tempo utile misure adeguate per garantirne il rispetto.
Legambiente evidenzia che si tratta di «Una sentenza che chiude il primo ciclo di un procedimento per inadempimento già avviato dalla Commissione Ue nei confronti del nostro Paese nel 2014: quella contestata all’Italia è una violazione reiterata dei limiti massimi consentiti in diverse aree del territorio nazionale, che l’associazione ambientalista non ha mancato di rilevare puntualmente nei suoi report annuali, come sottolinea anche oggi. Il nostro Paese è un malato cronico d’inquinamento atmosferico, cui sono riconducibili circa 60 mila morti premature ogni anno. Proprio lo scorso gennaio, nell’edizione del rapporto Mal’Aria di Città 2020, Legambiente ha tracciato un bilancio decennale del fenomeno, prendendo come riferimento i dati della sua campagna “Pm10 ti tengo d’occhio” relativi a 67 città italiane che almeno una volta sono entrate nella speciale classifica, rilevando inadempienze e sforamenti continui. In particolare, ricorda l’associazione, il 28% delle città italiane prese in esame nell’ultimo decennio ha superato i limiti giornalieri di Pm10 tutti gli anni (10 volte su 10), il 9% lo ha fatto 9 volte su 10, mentre il 12% è andato oltre 8 volte su 10. Tra le città “fuorilegge” per numero totale di giorni d’inquinamento registrati Torino, Frosinone, Alessandria, Milano, Vicenza e Asti. Dati che evidenziano infrazioni sistematiche non più tollerabili».
Anche secondo Alessia Rotta, presidente della commissione ambiente della Camera, «La sentenza di condanna dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia per i livelli di inquinamento atmosferico da PM10 era tanto attesa quanto inevitabile, inutile lamentarsi ora. E’ vero che con il nuovo Governo, grazie ad alcune scelte fondamentali tra cui l’ecobonus, il 110% e gli incentivi alla rottamazione, c’è stato un netto cambio di passo a sostegno della mobilità sostenibile e per limitare immissione nell’ambiente di polveri sottili. Ma è altrettanto vero che il ritardo accumulato in questi anni è davvero tanto perché l’implementazione di una mobilità ecologica attraverso l’utilizzo di mezzi meno inquinanti e di sistemi di riscaldamento meno impattanti, è stata insufficiente».
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, evidenzia che «Questo nuovo richiamo europeo ci ricorda l’urgenza di non disperdere le risorse del programma Next Generation EU in progetti che non vanno nella direzione della riduzione dello smog e che non sono realmente d’interesse della collettività: è il caso, ad esempio, del progetto che prevede il confinamento della CO2 nei fondali marini dell’Alto Adriatico. Piuttosto, i finanziamenti del Recovery Fund devono essere utilizzati per rendere il Paese più moderno, sicuro e vivibile, riducendo le emissioni in atmosfera dei settori trasporti, industria, edilizia e agricoltura e investendo maggiormente sull’efficientamento energetico. Bisogna inoltre intervenire fin da subito, nel prossimo mese e mezzo, perché la nuova legge di bilancio preveda il taglio dei sussidi dannosi per l’ambiente, spostandoli su innovazione ed energie pulite».
Sollecitazioni condivise dalla Rotta che conclude: «Oggi però, abbiamo una occasione di vera svolta e penso che questa sentenza di condanna debba spingerci a raddoppiare gli sforzi per rendere davvero l’Italia la locomotiva della rivoluzione ecologica in tutta Europa. Perché questa grave decisione certifica l’urgenza di interventi per garantire il diritto alla salute violato dei cittadini. Dobbiamo cioè essere assolutamente consapevoli che anche dalla crisi prodotta dalla pandemia si potrà uscire solo attraverso una netta scelta green. E’ con questa consapevolezza che si è mossa La Commissione Ambiente e lavori pubblici della Camera nell’indicazione ad esempio delle linee guida per l’utilizzo del fondi Ue del Recovery Fund. Perché non usciremo dalla crisi prodotta dal Covid con un ritorno al passato, ne usciremo solo rafforzando i modelli produttivi e gli stili di vita ecocompatibili. In questa direzione quindi devono andare le risorse finanziarie europei per nuovi investimenti infrastrutturali che abbattono le emissioni inquinanti e che aumentino le attività sostenibili».
10 Novembre 2020