di MOWA
“Come si è potuti riuscire a persuadere esseri ragionevoli che la cosa più incomprensibile era per essi la più essenziale? Perché sono stati fortemente terrorizzati; perché, quando si ha paura, si cessa di ragionare; perché sono stati esortati soprattutto a diffidare della loro ragione; perché, quando il cervello è turbato, si crede a tutto e non si esamina più niente.” (di Paul-Henri Thiry d’Holbach, “Il buon senso”, 1772)
La pandemia determinata dal diffondersi del virus (Covid-19) ci porta ad aumentare le nostre paure, a decuplicare il sospetto (dove in questo risvolto alberga il timore) che, forse, qualcuno ne stia abusando, stia facendo qualche studio su di noi… E, mentre siamo relegati in casa, diventa molto attuale lo scritto di Psicologia della paura, del 1980, di Anna Oliverio Ferraris e, alla mente, sovvengono dei passi:
« Le paure del nevrotico sono in genere più acute e urgenti delle normali paure e spesso appaiono orientate verso oggetti che ordinariamente non suscitano paura. Assilla il sentimento penoso di una dipendenza coatta mentre la consapevolezza del carattere assurdo dei propri comportamenti e l’inutilità dei tentativi messi in atto per limitarli producono un senso di dolorosa frustrazione.»
E mentre si medita su ciò, si cerca, anche, di dare razionali spiegazioni agli strani atteggiamenti di quelle fiumane di giovani che rivendicano il diritto alla vita e, in questo, vi è il riversarsi nelle discoteche senza seguire le minime precauzioni sanitarie. Un habitat poco consono nemmeno allo scambio di sincere relazioni ma carico di, solo, egoistico individualismo.
Sentendo, quindi, la necessità di gridare contro (e, forse, dovuto all’aumento recente dei decessi di persone con cui si sono condivise le ferventi e ricche idealità giovanili), che non sono sulla strada giusta perché quel “bisogno” diventa secondario a quello della salute propria e altrui.
Non sarebbe giusto paragonare la richiesta di riapertura delle discoteche o della movida, o…, gonfiate dai media, a quanto chiesto negli anni ’60-’70 dove non c’era spazio per l’individualismo e tutto veniva fatto in forza del gruppo per superare le varie avversità della vita che diventavano causa comune, ed era il contenitore ad essere molto diverso: la concezione di solidarietà, il significato del senso del benessere (compreso quello economico), quello instillato in questa generazione, è profondamente diverso. Generazioni che diventano doppie vittime di un sistema che li ha inghiottiti nella confusione tra quali siano i bisogni primari e quelli secondari e, prima ancora, li ha infarciti di quel mostro ideologico (individualismo), figlio di quella “libertà” sostenuta da quel cacicchismo provinciale dove il “tu” primeggia su tutto ciò che tale bestialità ha partorito, e anche altre schifezze come le modifiche alla Costituzione e tutto quello che ne è conseguito.
Vi sembra esagerato?
Fate un veloce escursus mnemonico su chi siano stati i sostenitori delle varie “bestialità”. Tutti soggetti che avevano idealizzato e profuso al mondo che il privato era meglio del pubblico e che quest’ultimo doveva assurgere, al massimo, ad una funzione di controllo ma sicuramente non di gestione. Facciamo qualche nome a mo’ di esempio: Romano Prodi, Roberto Formigoni, Giuliano Amato… sino a Silvio Berlusconi.
Il primo ha messo le basi allo smantellamento della gestione statale di buona parte delle attività produttive pubbliche, il secondo ha polverizzato la gestione centrale, il terzo ha anestetizzato il movimento operaio con la riforma pensionistica… e, il quarto ha diffuso, attraverso le televisioni, il “verbo” dell’egoismo individualista.
Se, oggi, vengono a galla fenomeni consistenti di un mito del fascismo basati su false e revanscistiche pagine di Storia, forse, qualche domanda la si dovrà porre o no?
Non possono avere cause arrivate dal nulla ma, invece, dovute al fatto che le varie componenti della società, partendo dalle Istituzioni fino alla modifica dei valori costituzionali, sono state stravolte nell’impianto concettuale e non hanno (o non hanno voluto) perseguito nell’ azione educativa.
Infatti, l’individualismo è l’impianto basilare, la radice comune, di una cultura reazionaria che ha diramazioni in diversi “luoghi” che vanno dal capitalismo sino alla malavità e le cronache ce lo mostrano quotidianamente come, ad es., la banda della Magliana, la loggia massonica P2 (e altre), Mondo di mezzo… sino alle varie strutture criminali che siano ‘ndranghetiste, mafiose, camorriste, o altro.
Traete le dovute deduzioni.
Foto di Michael Marais