Dare la colpa al governo cinese, come molti politicanti stanno capziosamente tentando di fare, per il disastro avvenuto a Prato è risibile oltre che pretestuoso.
E’ vero a Prato ci sono tante piccole industrie, tessili in particolar modo, gestite da cinesi dove le condizioni di lavoro per i molti operai sono veramente inumane, insostenibili.
Ma in Italia chi dovrebbe far rispettare la legge e le norme sulla sicurezza del lavoro, i cinesi?
C’è da dire invece che gran parte di queste aziende, oltre che essere di PROPRIETA’ ITALIANA, lavora per conto terzi, ciò significa che per ogni commessa da parte di ditte (soprattuto marchi italiani) “terze”, sono quest’ultime a indicare i tempi di lavoro (strettissimi) per la realizzazione di un capo d’abbigliamento – tempi che vanno dai pochi secondi per realizzare uno slip alle poche decine di secondi per realizzare una T-Shirt – oltre a stabilire i costi che devono essere di pochi centesimi di euro per capo.
Di chi è la colpa allora del sistema capitalistico che favorisce questo sfruttamento dell’uomo sull’uomo o degli imprenditori senza scrupoli che sfruttano, favoriti dai governi, la miseria dei lavoratori per arricchirsi sempre più? Le due cose sono inscindibili, strettamente interconnesse. E’ come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Detto questo, non dimentichiamoci, inoltre, che l’Italia è il paese del lavoro sommerso, dei diritti sul lavoro sempre più blandi, del continuo attacco all’Art. 18, dei cantieri fuori norma, dove muoiono più di mille operai all’anno: una vera e propria guerra. Non dimentichiamocelo…
Domenico Marino
Segretario circolo comunista “Enrico Berlinguer” Csp-Partito Comunista