Paolo Brogi
A Torino e prima a Brescia, Genova, in Val di Susa, Treviso, Perugia. In tempi di pandemia si ripetono sempre più frequenti gli attacchi neofascisti e antisemiti sulle piattaforme per le videoconferenze online. Dopo l’ultimo episodio, una panoramica. Blitz frutto di attività improvvisate ed estemporanee oppure organizzate?
Mentre si parla della Shoah ecco irrompere sullo schermo condiviso della piattaforma Zoom un raid nazista. Video con immagini nazifasciste, svastiche, sottofondo di slogan antisemiti compresi quelli più orribili, uno su tutti “Vi bruceremo tutti”.
È successo domenica 10 gennaio 2021 alle 17,45 mentre era in corso la presentazione del libro di Lia Tagliacozzo, “La generazione del deserto. Storie di famiglia, di giusti e di infami durante le persecuzioni razziali in Italia” edito da Manni. Gli organizzatori dell’evento, curato dal Centro studi ebraici di Torino in collaborazione con Istoreto (Istituto storico della Resistenza a Torino) sono riusciti ad espellere dal collegamento gli intrusi. Ma ci sono voluti un paio di minuti.
Il tempo per far scorrere di fronte ai convenuti allibiti – l’autrice, la consigliera di Istoreto Claudia Abbina che ha subito l’interruzione mentre stava intervenendo, Fabio Levi presidente del Centro internazionale Primo Levi – le ignobili immagini della propaganda nazista. Coinvolti oltre 110 spettatori. A Torino gli intrusi sono ricorsi tra l’altro all’invio di email fasulle, create ad hoc col nome hackerato di ignari ebrei conosciuti della comunità. In questo modo sono riusciti ad ottenere il link per intervenire. Ora gli organizzatori stanno procedendo alla denuncia presso la Polizia postale. E ieri la Procura di Torino ha aperto un fascicolo
Bene. Ma quante volte è già successo? Un rapido giro di orizzonte consente di appurare che questo strumento dei collegamenti virtuali online utilizzato attraverso varie piattaforme, da Zoom a Google Meet a Microsoft Team, è stato oggetto a più livelli e in diversi ambiti di incursioni nazifasciste.
Comun denominatore di questo zoombombing, come è stato definito il fenomeno, è senz’altro l’intolleranza variamente articolata contro gli ebrei, gli immigrati, le donne e così via.
Intolleranza che quasi sempre s’infiamma sotto forma di attacchi che sfociano senz’altro nell’area vigilata quanto meno dalla legge Mancino. Attacchi però che in molti casi sono stati sottovalutati dalle stesse vittime che non sempre ne hanno dato notizia.
Un errore questo che ha facilitato il compito a questi organizzatori di raid permettendo così il ripetersi dei blitz, frutto possibile se non di una regia comune quanto meno di un possibile passaparola sulla ipotesi praticabile di queste azioni e sulla loro impunità finora di fatto.
I fascisti non sono nuovi tra l’altro a questo tipo di modalità subdole e per così dire “derubricate”, come dimostra il ricorso negli anni passati ai ferimenti di immigrati colpiti per strada con colpi di pallini sparati con armi ad aria compressa, una pratica che non fa correre il rischio di essere sanzionati adeguatamente perché l’uso di armi ad aria compressa non prevede conseguenze gravi per chi lo fa. Ed ecco allora, come in un tam tam criminale, fiorire dalla Puglia al Veneto decine e decine di ferimenti quasi casuali di poveri immigrati, ferimenti in molti casi finiti poi con le archiviazioni di rito. Però dietro c’era, non c’è dubbio, un legame nero spudoratamente prolungato nel tempo senza essere troppo sanzionati.
E nel caso dello zoombombing di oggi? Aver trattato queste incursioni quasi come atti di intemperanza occasionale ha senz’altro spianato la strada a costoro.
Ma intanto, oltre al recente caso citato di Torino dove è già successo?
Una rapida panoramica mette insieme vari fronti colpiti, , momenti antifascisti, eventi ebraici incontri di donne, il fronte degli immigrati e dell’assistenza, occasioni di didattica ecc. E spazia da Torino a Brescia, a Genova, alla Val di Susa, a Treviso, a Perugia…
Vediamo nel dettaglio.
(foto)
14 e 15 dicembre 2020, Genova
Irruzioni nell’evento promosso dall’Anpi, “Resistenza Resistenze”, interrotto a causa del raid il secondo incontro promosso dall’Anpi sezione Teresa Mattei.
Dicembre 2020, Val di Susa
Val di Susa. Interrotto un evento sull’educazione, per la presentavamo del progetto Tempo Curioso che agisce sul contrasto alle povertà educative in Val di Susa. All’appuntamento su internet, un centinaio i partecipanti. Tra loro anche una squadraccia di fascisti: viene oscurato lo schermo e compaiono svastiche accompagnate da bestemmie e viva il duce.
22 dicembre 2020, Treviso
Attaccato l’evento del Pd sul Women New Deal: alle 20.30 il Partito democratico di Treviso aveva organizzato un’assemblea pubblica su Zoom per discutere del Women New Deal, la proposta Pd per rilanciare l’occupazione femminile e le pari opportunità. Appena l’organizzatrice Liana Mangio ha preso la parola gli haters a microfono acceso hanno iniziato a bestemmiare e ad offendere i presenti incitando all’odio; nella chat della conferenza, nel frattempo, scorreva in loop la frase “viva il duce”. Alcuni di loro hanno per brevi secondi attivato la videocamera, in particolare uno di loro era a viso coperto e in penombra, luce rossa: urlava mentre sembrava imbracciare un’arma, poi ha spento. Tra coloro che hanno chiesto di entrare nella discussione, più di qualcuno ha usato il nome di una dirigente scolastica di un liceo trevigiano.
Il precedente di Treviso
È anche la seconda volta che, nel giro di poco tempo, nella provincia trevigiana si verifica una cosa simile, perché la settimana precedente gli haters avevano preso di mira un convegno online organizzato dall’Ordine degli avvocati e dall’Università, come hanno denunciato i consiglieri regionali del Pd manifestando subito solidarietà ai partecipanti e condannando l’accaduto.
2 dicembre 2020, Perugia
Interrotto un seminario universitario. Giulia Blasi su l’Espresso ha riferito: “È capitato anche a me, il 2 dicembre 2020, durante un seminario organizzato dall’Università di Perugia, al quale partecipavo insieme a Maura Gancitano, co-fondatrice di Tlon: i primi cinque minuti di riunione sono stati dedicati a espellere vari membri del pubblico, i quali prima ancora che cominciassimo a parlare avevano già deciso che sventolare le loro povere appendici davanti a una webcam era il modo migliore per occupare il tempo. Qualche giorno più tardi, la docente che moderava l’incontro mi ha detto di aver visto anche un uomo che si passava una pistola sul volto guardando in camera. Il tutto condito da insulti sessisti via chat: “Cagna”, “vai in cucina”.
18 novembre 2020, Torino
Attaccata la presentazione dell’app “My Jewish Italy”. Durante l’evento su Zoom c’è stata una incursione di intrusi che inneggiavano ad Al Qaeda e a Hitler. L’episodio si è verificato la serata di mercoledì 18 novembre, un violento attacco di matrice antisemita. Nel bel mezzo dell’evento su Zoom, un gruppo di hacker – è così che si sono presentati – è entrato interrompendo la conferenza, con scritte dai toni minacciosi ed intimidatori. I pirati informatici sono riusciti ad entrare nella piattaforma, sfondando l’argine di sicurezza e avvertendo gli ospiti di essersi impossessati dei loro dati personali comprese le loro carte di credito.
Maggio, Brescia
Sbattuti fuori sul nascere alcuni incursori nei “Giovedì di Mediterranea”, ospite l’europarlamentare Pietro Bartolo. L’azione di disturbo era trapelata dalle chat, così è stato più facile bloccarla.
20 aprile 2020
“Burn Jews”. Durante una videoconferenza sulla piattaforma Zoom dedicata a temi inerenti la Shoah organizzata da uno dei maggiori centri di studi storici internazionali, la lezione di un docente israeliano è stata interrotta ed è apparsa una svastica disegnata in rosso e la scritta “burn jews”, poco dopo l’immagine è stata tolta e si è saputo che i codici della videoconferenza erano stati resi pubblici su Facebook.
Marzo 2020, Brescia
Interrotta la presentazione di un filmato sull’accoglienza degli immigrati. L’evento organizzato da “Brescia per Mediterranea” alla presenza del sindaco di Lampedusa è stato interrotto per tre-quattro minuti da un’incursione con immagini naziste e svastiche disegnate in rosso, accompagnate da musica nazifascista.
Sicuramente i casi sono di più, ma già questa panoramica dà idea di quello che è in corso e che difficilmente può essere considerato come frutto di attività improvvisate ed estemporanee. Chi ha notizia di altri raid è pregato comunque di segnalarli a redazione@patriaindipendente.it
13 Gennaio 2021