Cari compagni,
LE ORIGINI DI NOI COMUNISTI
Salario, Prezzo e Profitto (Karl Marx 1865)
“La ‘zuppiera’ nella quale mangiano gli operai è riempita dell’intero prodotto del lavoro nazionale e che ciò che impedisce loro di prenderne di più, non è né la piccolezza della zuppiera, né la scarsità del suo contenuto, ma è soltanto la piccolezza dei loro cucchiai. Ad un aumento generale dei salari deve corrispondere una esatta riduzione dei profitti”!
Ovviamente la misura dei cucchiai, anche oggi, rappresenta i profitti dei padroni e il monte dei salari, stipendi e pensioni.
“Il COMPAGNO ANTONIO GRAMSCI, uno dei più originali pensatori dei nostri tempi, il più grande degli italiani dell’epoca nostra, per la traccia incancellabile che col pensiero e coll’azione egli ha lasciato”. Così lo definiva Palmiro Togliatti. Nel centenario della fondazione del PCI, riproponiamo uno degli scritti più significativi di Antonio Gramsci.
Ecco le parole del grande Compagno Antonio Gramsci su La città futura l’11 febbraio 1917.
Odio gli indifferenti
“Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza.
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti.
Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto.
E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini.
Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Qualcuno ebbe a dire: “Questo uomo deve smettere di pensare”.
Il Costituente On.le Compagno Palmiro Togliatti
Questo il concetto ed il valore decisivo per scrivere la Costituzione. Basta leggere il suo articolo 3.
“E’ assurdo si pensasse che debba scomparire la persona umana. Potremmo dissentire nel definire la personalità umana; però possiamo indicare come il fine di un regime democratico sia quello di garantire un più ampio e più libero sviluppo della persona umana.
Poiché si discute tra persone in buona fede, credo che un accordo sia possibile e che non sia necessario il richiamo diretto nella Costituzione alle ideologie da cui deriva una determinata posizione, che oggi può essere formulata nella Costituzione. E’ possibile però dare oggi una giustificazione della lotta che si conduce per instaurare la democrazia nel Paese.
Poiché si parte da una esperienza politica comune, anche se non da una comune esperienza ideologica, questo, a mio avviso, dovrebbe offrire un terreno di intesa”.
10 SETTEMBRE 1946
” LA COSTITUZIONE DEVE AVERE IL CARATTERE DI UN PROGRAMMA DA ATTUARE. IL POPOLO AVRA’ IL COMPITO DI UNA LOTTA DEMOCRATICA PER LA SUA ATTUAZIONE!
L’ACCORDO ETICO E MORALE, IN CUI RUOTA LA PERSONA UMANA, RAGGIUNTO FRA LE FORZE POPOLARI E’ PER IL PROGRESSO DEI LAVORATORI NON PER UN REGRESSO DETERIORE, UNA COSTITUZIONE NON IDEOLOGICA MA DI UN SUO VALORE REALE. LIBERTA’ E SOVRANITA’ POPOLARE SONO CONDIZIONI PER LO SVILUPPO ECONOMICO, SOCIALE, CULTURALE E PER IL SOCIALISMO”.
( PALMIRO TOGLIATTI, ASSEMBLEA COSTITUENTE 11 MARZO 1947)
IL COMPAGNO ENRICO BERLINGUER E IL PROGRAMMA A MEDIO TERMINE DEL P.C.I.
LA “QUESTIONE MORALE
Eugenio Scalfari intervista Enrico Berlinguer 1981/1983 e “IL PROGRAMMA A MEDIO TERMINE PER UN GOVERNO RIFORMISTA” 1976/77
“Noi vogliamo un governo diverso, un governo-istituzione, formato sulla base dell’articolo 92 della Costituzione, cioè che nasce su scelta del presidente del Consiglio incaricato dal capo dello Stato senza patteggiamenti con le segreterie dei partiti.
Chiediamo cioè il rispetto puro e semplice della Costituzione e siamo certi che se si cominciasse a far così l’esempio si trasmetterebbe alle istituzioni minori, enti, banche, unità sanitarie, televisione e tutta l’infinita serie del sottogoverno.
Questo è per noi il governo diverso. Per noi qualunque governo dev’essere costituito così indipendentemente dal colore della maggioranza che lo sorregge”.
Intervista rilasciata dal Compagno ENRICO BERLINGUER alla viglia delle elezioni europee, poi vinte dal P.C.I., alla rivista EUROPA, 6 giugno 1984, poche ore prima della sua morte. Berlinguer ecco cosa rispondeva alla domanda:
C’è un rapporto stretto fra il voto europeo e la situazione politica italiana?
Il Compagno ENRICO BERLINGUER risponde:
”Certo. Soprattutto nel senso che dobbiamo portare in Europa l’immagine e la realtà di un Paese che non sia caratterizzato dalla P2, dalle tangenti, dall’evasione fiscale e dalla iniquità sociale qual è quella che si è vista col decreto che taglia i salari, per portare invece nella Comunità europea il volto di un Paese più pulito, più democratico, più giusto.
Noi non siamo per una finanza allegra. Possiamo anche andare in deficit ma prima occorre che tutti paghino le tasse”.
Un bel programma elettorale, chiaro, trasparente come lo sguardo del politico che lo aveva espresso.
Cosa c’è di simile oggi?
NIENTE!!!
Cosa occorre fare per rendere strutturali le affermazioni del Compagno ENRICO BERLINGUER?
Eliminare l’evasione fiscale per rendere trasparente ed equo socialmente il sistema tributario e per eliminare tangenti e corruzione.
Una riforma fiscale che applichi l’articolo 53 della Costituzione e che introduca forti aliquote progressive sui redditi (come avvenne con il New Deal di Roosevelt) che si applichino su redditi effettivi, resi tali dalla deducibilità delle spese occorrenti per il normale svolgersi della vita quotidiana e che, automaticamente, debelli l’evasione fiscale.
La riforma fiscale Costituzionale vale circa 260 miliardi annui.
DAGLI ALMANACCHI ANNUALI DEL PCI 1976/77
IL P.C.I. SULL’EMIGRAZIONE E SUL SISTEMA TRIBUTARIO
IL PROGRAMMA A MEDIO TERMINE PER UNA SINISTRA RIFORMISTA E PER LA VIA ITALIANA AL SOCIALISMO
Quanto leggerete è attualissimo!
1) Per tale scopo occorrono politiche economiche e sociali per il pieno sviluppo del Mezzogiorno tendente ad utilizzare tutte le risorse materiali ed umane per impedire la cronica disoccupazione!
2) Per l’allargamento della base produttiva non è sufficiente, è anzi controproducente, sostenere le imprese sul mercato a mezzo di politiche di incentivazione, di aiuti, di contributi a fondo perduto, che non servono ne a rendere competitive le imprese ne a stimolarle ad effettuare nuovi investimenti. (Come la classe dirigente, anche quella nuova, va predicando ogni minuto)!
3) La riqualificazione e allargamento della base produttiva del Paese possono essere ottenute con una domanda in grado sia di soddisfare i bisogni dei lavoratori (case popolari, istruzione pubblica, trasporto pubblico, sanità pubblica, etc.) sia di fornire nuovi sbocchi alle imprese. (Cioè attuare gli obblighi costituzionali)!
4) L’espressione di tale domanda non può che coincidere con le regioni e gli enti locali, in quanto consumatori – espressione di volontà popolare – e non meri organi di spesa mettendo fine alla continuità storica del potere clientelare democristiano (trasformatosi in quello berlusconiano e renziano)!
5) La realizzazione di tali programmi prevede che venga affrontato congiuntamente sia il problema del “vincolo di bilancio” sia quello delle risorse finanziarie (le cosiddette compatibilità economiche)! (Come da Costituzione nel suo originale articolo 81)
6) Dal lato delle risorse finanziarie, delle entrate dello Stato, i problemi più urgenti oggi sono costituiti dalla presenza di una area di evasione fiscale sempre più vasta e dalla conseguente esigenza di incidervi in modo rigoroso, eliminando i guasti e le contraddizioni della cosiddetta riforma tributaria del 1973.
Questa, anziché attuare il disposto costituzionale dell’equità, di fatto si è tradotta in un maggiore carico di imposte sui lavoratori!
Il problema non più procrastinabile di recuperare tutti i redditi evasi deve essere presente nel programma economico e sociale a breve termine per evitare che nuove spese a carico dello Stato si traducano in nuove imposte che colpiscono essenzialmente i lavoratori!
La lotta alle evasioni non può più essere risolta nella logica dei 2 tempi: quella necessaria per il recupero e quella successiva dell’utilizzo.
Uno strumento idoneo per impedire l’evasione fiscale è l’applicazione del controllo incrociato.
Si tratta di ammettere in deduzione le spese primarie, di prima necessità, come quelle sulle case in affitto e sulle spese mediche (applicare l’articolo 53 della Costituzione).
Così obblighiamo i proprietari di case ed i medici, come in altri casi, a sommarle al proprio reddito. (Fine dell’evasione applicando l’articolo 53 della Costituzione – a diversi spiace a molti piace)!!
In tal modo si conseguirebbe una maggiore giustizia tributaria come da dettato costituzionale sia un più preciso accertamento del reddito! (Realizzazione dei 2 commi, di capacità contributiva e di progressività dell’intero sistema tributario, del citato articolo 53)!
7) Occorre superare la logica degli accertamenti induttivi ed introdurre i sistemi analitici deduttivi sistematici in modo da avere i redditi effettivi e per essere nella piena disponibilità delle risorse finanziarie! (Come sopra)!!!
8) Anche la gestione del credito deve fare parte del programma a breve termine. Nel senso che deve essere bloccato il sistema bancario che lo vede soffocare, con interessi di usura, sia agli enti locali sia le imprese!
9) Dal 1967 il P.C.I. organizzava le conferenze annuali sull’emigrazione, sia interna (dal Sud al Nord) che quella all’estero!
Conferenze per fare in modo che l’emigrazione fosse una libera scelta e non un obbligo derivante da necessità economiche e sociali!
Fraterni saluti
dal compagno
Roberto Innocenti Torelli