cura di Enrico Vigna, CIVG – febbraio 2021 – (II° parte)
Sulla questione Covid 19 e i profondi e differenti sistemi usati dai governi cinese e statunitense nell’affrontarla, è stata pubblicata negli USA un’antologia di scritti e documentazioni “Il capitalismo su un ventilatore. L’impatto del Covid 19 in Cina e Stati Uniti”, in cui si evidenziano le metodologie con cui Cina e Stati Uniti hanno finora gestito la pandemia, la guerra ibrida degli Stati Uniti contro la Cina e di come le guerre sui vaccini danneggiano le fasce socialmente più deboli, oltre alle profonde differenze di fondo, tra i rispettivi sistemi sociali sanitari nei due paesi.
Qui la parte riferita alla situazione negli USA
L’attivista e medico sino americano Lee Siu Hin ha focalizzato quali sono state negli Stati Uniti, le parole chiave all’interno della crisi pandemica:
“…negazione, cattiva gestione, inettitudine, razzismo, corruzione, caos, anti-scienza e intimidazioni. Gli stupidi atti del governo hanno provocato lo scoppio incontrollato di un virus mortale. La negazione arrogante è stato uno dei motivi principali per cui gli Stati Uniti non sono riusciti a fermare il virus all’inizio e lo hanno reso ogni giorno peggiore, fino a farlo diventare un record tragico.
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- 21 gennaio 2020: al primo caso confermato di coronavirus negli Stati Uniti, annunciato nello stato di Washington. Trump disse: “Abbiamo un piano”, “Lo abbiamo sotto controllo” ma si non fece nulla.
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- 29 gennaio: quando il virus inizia a diffondersi, il governo annuncia che gli esperti statunitensi “sono in gestione della situazione 24 ore su 24, 7 giorni su 7” e che gli Stati Uniti hanno “un piccolo problema“. Ma poi vengono respinti i viaggiatori provenienti dalla Cina e dichiarano l’emergenza sanitaria pubblica.
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- Nel frattempo, i democratici si concentrano solo sul Russiagate, fino a quando Trump non verrà assolto, dopo i processi di impeachment al Senato a febbraio.
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- 7 febbraio: Trump dichiara su Twitter che presto “il virus si spera diventi più debole con il clima più caldo, e poi sparirà”.
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- 26 febbraio: Trump dichiara che “entro un paio di giorni sarà vicino allo zero“.
- Il 27 febbraio dice che il virus “uno di questi giorni scomparirà, come un miracolo“.
- Il 29 febbraio si verifica la prima morte ufficiale per COVID-19 negli Stati Uniti.
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- 24 marzo vengono confermati 65.800 casi negli Stati Uniti, Trump dice: “Mi piacerebbe che il paese tornasse alla normalità e non vedo l’ora che arrivi Pasqua. Poiché ritengo che la domenica di Pasqua avremo chiese gremite in tutto il paese “.
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- 1 luglio: Il governo promette che il COVID-19 “in qualche modo sparirà, così speriamo“, tragicomicamente, proprio lo stesso giorno in cui gli Stati Uniti superano i 50.000 nuovi casi per la prima volta…”.
Queste continue dichiarazioni irresponsabili e sconsiderate sono falsità. Ma provenendo dal presidente degli Stati Uniti e dal governo di un paese, sono pericolose.
L’esplosione del COVID-19 statunitense, va pienamente in una direzione drammatica a velocità elevata. Dal primo caso segnalato negli Stati Uniti il 21 gennaio, raggiunge il suo primo milione di casi, il 28 aprile – in soli 99 giorni. Proseguendo poi:
- 2 milioni di casi entro l’11 giugno
- 3 milioni di casi entro l’8 luglio –
- 4 milioni di casi entro il 22 luglio
- 5 milioni di casi entro l’8 agosto
Aggiunge Lee Siu Hin:
“…facendo un bilancio, si può tranquillamente affermare che la lotta contro il virus in Cina è stata manifestamente molto migliore e più efficace, rispetto agli Stati Uniti e ai paesi occidentali…”.
Non per niente, secondo l’indice “Global Crisis Perceptions” pubblicato il 6 maggio dal Blackbox Research e Toluna Influencers, i cittadini cinesi avevano dato il massimo punteggio rispetto alla risposta del loro governo, all’epidemia di COVID-19.
La ricerca, che aveva esaminato circa 12.500 persone in 23 paesi, chiedeva agli intervistati di valutare le loro nazioni in base a quattro indicatori chiave: leadership politica nazionale, leadership aziendale, comunità e media. La Cina, che è stato il primo paese al mondo ad affrontare questa drammatica situazione, si è classificata al primo posto nel sondaggio tra i cittadini, con un punteggio di 85 su 100. Gli Stati Uniti (41) e tutti e quattro i paesi dell’Europa occidentale intervistati: Germania (41), Regno Unito ( 37), Italia (36) e Francia (26) – classificate come le peggiori della lista.
Anche Ipsos, una società di ricerche di mercato globale, aveva pubblicato il 17 agosto, un rapporto sulla fiducia dei consumatori, basato su interviste a persone di 24 paesi. La Cina si è classificata al primo posto in termini di fiducia dei consumatori, grazie alla rapida ripresa post-COVID, ricevendo 72,9 punti. Gli Stati Uniti hanno ricevuto la fiducia più bassa a causa del loro fallimento nella lotta contro il virus e del loro alto tasso di disoccupazione, ricevendo solo 48,3 punti. I numeri possono parlare da soli; perché sono fatti e non opinioni. A differenza dei media occidentali con i loro rapporti ultra negativi e un atteggiamento profondamente e spesso incomprensibilmente sinofobi, le società di ricerche di mercato globali, danno un chiaro e rilevante successo ai risultati ottenuti della Cina.
Lee Siu Hin ha dichiarato che il Covid 19 è stato: ” la Chernobyl degli Stati Uniti”.
“…affermo questo perché gli Stati Uniti hanno fallito mentre la Cina ha vinto la sua battaglia contro il COVID-19.
Quando nel gennaio 2020 furono rilevati diversi casi di polmonite virale di origine sconosciuta nella città cinese di Wuhan, nessuno sapeva esattamente cosa fosse quel virus, per questo fu vagamente identificato come “coronavirus” così popolarmente noto oggi.
A migliaia di chilometri di distanza negli Stati Uniti, quando si credeva che il virus non avesse ancora raggiunto il suo suolo, le élites politiche, i media e i politici statunitensi iniziarono a usare parole feroci e ridicolizzanti contro la Cina, chiamando il virus la “Chernobyl cinese“. Il senatore USA Tom Cotton, famoso per la sua enfasi anti-cinese, insieme ai media di destra e al Washington Post “liberale”, iniziarono a diffondere la teoria del complotto del “virus prodotto dai laboratori militari di Wuhan”.
In quel periodo ero in Cina, in qualità di attivista della comunità cinese americana, per il progetto Bi-National Activist Solidarity Network ed ero impegnato nel campo medico. Quindi sono, insieme alla nostra delegazione di statunitensi e britannici, un testimone oculare.
….Mentre eravamo lì abbiamo cominciato a sentire le prime ma crescenti notizie su un misterioso virus che era scoppiato a Wuhan. Quando siamo tornati a Pechino alla fine del tour, il 7 gennaio, la situazione a Wuhan sembrava diventare seria, con sempre più copertura giornalistica locale e avvertimenti sulla salute pubblica. Al ritorno dalla Cina, appena tornato negli Stati Uniti, tre giorni dopo, il governo cinese ordinò la chiusura di Wuhan e decine di migliaia di operatori sanitari vennero inviati in quella città. E quella è stata la più grande missione di emergenza medica e sanitaria nella storia umana, secondo tutti gli operatori medici internazionali.
Sulla base della mia esperienza medica, sapevo che poteva trasformarsi in una crisi sanitaria, ma nessuno avrebbe potuto aspettarsi che una pandemia emergesse e diventasse una così grave crisi globale, che avrebbe colpito profondamente ogni paese. Questo è stato un punto di svolta nella storia che si è verificato nel corso di poche settimane. Ogni giorno che passava sembrava che si capisse sempre meno della pandemia, eppure la Cina ha sconfitto tutte le probabilità contenendo completamente il virus entro tre mesi. Quando il blocco di Wuhan si è ufficialmente concluso l’8 aprile, questo ha segnato la fine ufficiale della crisi COVID-19 in Cina.
Ma nessuno poteva prevedere che la pandemia si sarebbe diffusa rapidamente in Europa o che gli Stati Uniti sarebbero diventati l’epicentro del COVID-19 nel mondo, con quasi un quarto di tutti i casi e decessi globali.
Il successo della lotta della Cina contro il virus e il fallimento degli Stati Uniti ha dimostrato l’affermazione del sistema sociale cinese e il fallimento e la disfunzione del sistema statunitense. Ha anche mostrato che l’arroganza degli Stati Uniti, da sinistra a destra, a causa della incessante guerra fredda anticomunista contro la Cina, ha fatto sì che gli Stati Uniti non potessero mettere da parte le differenze e imparare dall’esperienza di successo della Cina. Questa arroganza ha mandato gli Stati Uniti in un abisso disastroso per il coronavirus, con centinaia di migliaia di morti per COVID-19, milioni di casi e trilioni di perdite economiche, senza una fine in vista…”.
Infatti l primo caso segnalato a Wuhan arrivò al culmine delle tensioni Cina-Stati Uniti e nel pieno della guerra commerciale fomentata dagli Stati Uniti e un ennesimo tentativo di “rivoluzione colorata“, sostenuta e supportata dagli Stati Uniti e dall’Occidente a Hong Kong, in Cina.
In quelle settimane gli Stati Uniti inviarono provocatoriamente, portaerei e aerei da guerra nel Mar Cinese Meridionale, all’interno del paese hanno mobilitato la loro intera macchina statale contro Huawei, la famosa compagnia di telecomunicazioni cinese. Senza dimenticare che il 3 dicembre 2019 il Congresso degli Stati Uniti aveva approvato il cosiddetto “Uyghur Human Rights Policy Act 2019“, in un chiaro esempio di interferenza nella regione cinese dello Xingjian.
Oggi possiamo constatare che la maggior parte di queste campagne statunitensi contro la Cina, sono miseramente fallite e addirittura gli Stati Uniti sono stati costretti a firmare un accordo commerciale con la Cina, per alleggerire la propria crisi commerciale.
Huawei non è crollata.
A Hong Kong è tornata la calma e la vita pacifica dei suoi abitanti, grazie alle rinnovate autorità locali, che hanno perseguito una lucida e efficace politica, tesa ad isolare i manifestanti violenti e sponsorizzati dall’esterno, autori della separazione e indipendenza dalla Cina, per consegnarla all’occidente.
Inoltre, nessuna rivolta di massa si è verificata nello Xingjian dopo le campagne politiche mediatiche orchestrate dagli Stati Uniti.
Le élites aggressive e arroganti degli USA hanno subito una sconfitta dietro l’altra nello scontro da esse teorizzate e perseguite contro la Cina.
In questo quadro Lee Siu Hin raffigura nel libro, lo stato d’animo statunitense:
“… Proprio come un giocatore d’azzardo che perde denaro disastrosamente e ha un disperato bisogno di tornare alla ribalta, il coronavirus era la scommessa perfetta per ribaltare la situazione. Chiamandola sinistramente “Chernobyl cinese”, gli imperialisti guerrafondai e anticomunisti statunitensi, hanno confermato una fantasia e una mente malata, rievocando cinicamente la tragedia del disastro nucleare di Chernobyl dell’Unione Sovietica nel 1986.
…Nelle loro menti deformate dall’irosità e arroganza, hanno accusato la Cina di aver nascosto il problema. Speravano che la Cina avrebbe avuto scarse capacità operative sanitarie, che avrebbe provocato morti massicce, che avrebbero poi portato al collasso economico del paese, provocando la condanna e l’isolamento dalla comunità internazionale. Tutto ciò, a sua volta avrebbe portato a una rabbia di massa e alla rivolta, con il collasso e il rovesciamento dello stato cinese….
NON E’ ANDATA COSI’! Ironia della sorte, la Cina ha successivamente mobilitato le masse per sconfiggere il virus in modo rapido ed efficace, mentre gli Stati Uniti sono stati portati al disastro totale. Gli Stati Uniti non solo sono diventati il paese più colpito con il più alto tasso di persone infette e le più alte vittime, ma il paese è precipitato in una spirale di collasso economico, con una disoccupazione massiccia e non è stato nemmeno in grado di fornire attrezzature di protezione personale sufficienti per gli operatori sanitari.”
Mentre le multinazionali moltiplicano i profitti grazie al business farmaceutico e della produzione dei vaccini. Mentre i signori banchettano nell’industria alimentare, della carne e dell’agricoltura, i poveri negli USA e i lavoratori del sud del confine statunitense soffrono. L’avida ricerca del profitto da parte dei padroni non si cura dei lavoratori che producono il nostro cibo. A Evansville, Tennessee, ognuno dei 200 lavoratori agricoli è risultato positivo al virus. Il New Jersey meridionale ha visto centinaia di lavoratori agricoli migranti essere infettati dal virus. Secondo la radio WHYY di Filadelfia, questi lavoratori non sono coperti da assicurazione medica e, in poche parole, a nessuno importa di loro, possono morire in silenzio naturalmente.
Nessuno sa esattamente quanti siano stati infettati o morti a causa del virus. Ed è la stessa situazione negli impianti di lavorazione della carne e del pollame. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, solo tra aprile e maggio 2020, 16.233 lavoratori sono stati infettati in 239 strutture negli Stati Uniti, con 86 morti.
Ma nei così tanto mitizzati Stati Uniti succede anche, normalmente, che un ragazzo di 17 anni, è stato lasciato morire di Covid 19, perché non aveva l’assicurazione sanitaria, è accaduto nella città californiana di Lancaster. A raccontare questa vergognosa vicenda, per un paese che si autodefinisce “civile e democratico”, un video pubblicato su You Tube in aprile 2020.
Senza ombre di dubbi, ha ragione la tesi di questo libro: il COVID-19 è stato un “disastro di Chernobyl” …MA PER GLI Stati Uniti!
“Capitalism on a Ventilator: Impact of COVID-19 in China vs. US” è stato curato da Sara Flounders, instancabile attivista per la pace, contro le guerre imperialiste ed esponente storica dell’International Action Center USA e da Lee Siu Hin, un medico cinese-americano immigrato da bambino, attivista di lunga data, coordinatore nazionale del National Immigrant Solidarity Network e del China-US Bi-National Activist Solidarity Network.
Non casualmente Amazon si rifiuta di vendere e commercializzare questo libro. L’International Action Center sta conducendo una campagna per opporsi alla censura.
Per chi fosse interessato, nelle Twin Cities, il libro è disponibile su May Day Books, 301 Cedar Ave., Minneapolis, MN 55454. Telefono: 612-333-4719.
Maggiori informazioni su ActionLA.org , activistweb@gmail.com e twitter @ siuhin.