di MOWA
«La rassegnazione è un suicidio quotidiano»
(Honoré de Balzac)
È così difficile dare informazioni senza stravolgere i fatti?
Perché ci sono persone così irresponsabili che scrivono e divulgano notizie che arrecano un danno così grave all’umanità?
Ciniche figure in un mondo – già difficile di suo – che, sicuramente, non aiutano a superare le difficoltà del momento pandemico.
Risposte che, probabilmente, non avranno un seguito ma su cui si dovrà riflettere se si vorrà uscire da questo periodo pieno di incertezze e sbandamenti comportamentali.
Persone che agiscono in questo squalificato modo – e che, forse, si ritengono nel giusto o depositarie di una verità assoluta e indiscutibile -, non rendendosi conto che questa irresponsabilità arresta, invece, un processo evolutivo come già in passato con i casi, dei vari Galilei, Copernico… dal potere temporale che, allora, bloccò le lancette dell’orologio della conoscenza.
E, sicuramente, anche quelle deformazioni informative della Storia furono una delle cause che spinsero molte persone (e i primi movimenti) a contrastare un potere che voleva eliminare la contestazione di uno schema rodato di status quo; un potere, quindi, che si reggeva sulla eliminazione della prima causa dei dubbi delle persone per la loro stessa esistenza: l’informazione corretta dei fatti.
Ai giorni odierni si hanno, dalle varie agenzie giornalistiche, informazioni che non si articolano come dovrebbero essere, dando modo (a chi legge), di comprendere bene cosa stia succedendo.
Un esempio, per tutti, di informazione difettosa e discutibile, quella della manomissione della trasmissione dei dati (in più o in meno?) all’Istituto Superiore di Sanità da parte dell’indagato assessore regionale alla Sanità della Sicilia, Ruggero Razza, come divulgato dall’ANSA.
Cercare di essere onesti e corretti dovrebbe essere una prerogativa che va al di là delle convinzioni politiche, anche se di sovente queste cose corrono di pari passo con il processo formativo delle idee annebbiando o l’una o l’altra; così come sta avvenendo nelle dispute sui dati dei ricoveri o decessi da Covid-19 tra Stato centrale e Regioni, oppure tra deputato e deputato, o, ancora, tra Enti preposti all’uopo, i dati corretti farebbero meglio comprendere cosa stia succedendo e come intervenire.
Ecco, allora, imbatterci in una ricerca dell’INPS dal titolo “Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da Covid-19”, del 20 maggio 2020, che dopo varie tabelle e analisi, a pag 14, scrive testualmente:
“La quantificazione dei decessi per Covid-19, condotta utilizzando il numero di pazienti deceduti positivi fornito su base giornaliera dal Dipartimento della Protezione Civile,è considerata, ormai, poco attendibile in quanto influenzata non solo dalla modalità di classificazione della causa di morte, ma anche dall’esecuzione di un test di positività al virus. Inoltre, anche il luogo in cui avviene il decesso è rilevante poiché, mentre è molto probabile che il test venga effettuato in ambito ospedaliero è molto difficile che questo venga effettuato se il decesso avviene in casa.”
Valutazione questa che evidenzia una idiosincrasia con quello che vi è stato costruito sopra sinora e riportato da molte testate giornalistiche che si sono rifatte a quei dati. Giusti? Corretti? Al momento diventa difficile dare interpretazioni attendibili come diventa difficile comprendere le ragioni delle scelte di dividere la popolazione in categorie tra chi userà un vaccino o l’altro.
Infatti, risulta poco chiaro il motivo per cui i medici fanno lo Pfizer e non l’AstraZeneca, o come mai vengano bloccate – vista la carenza – altre soluzioni di vaccini di altri Paesi solo perché vi sono questioni politiche e non sanitarie di mezzo. Non si comprende, inoltre, perché gli Stati lascino così ampio spazio di veto sulla salute pubblica alle multinazionali quando, invece, prioritario dovrebbe essere, il benessere salutistico della comunità onde evitare di arrivare ad avere una così alta mortalità.
Tutto ciò, non ha senso e sarebbe, sicuramente, andata diversamente se ci fosse stata una visione più collegiale, rispettosa e meno individualistica delle cose invece le molte autoproclamatesi élite hanno pensato ad un portafoglio pieno di soldi anche se a pagare saranno le persone con milioni di decessi nel prossimo futuro. Che senso ha tutto ciò? Cosa ha di umano una visione così cinica? Chi da informazioni in modo così distorto e parziale quale responsabilità può avere in tutto questo? e…lo si può escludere dalle cause della strage pandemica?
Qualcuno sosteneva che l’informazione è la prima a morire in guerra ma nessuno ha avvisato che ci fosse una guerra in corso… A meno che si sia nel bel mezzo di una guerra a bassa intensità, non percepibile, e per qualcuno ogni reazione sia lecita. Lo Stato di diritto per un Paese democratico come questo che fine ha fatto?
Foto di Annie Spratt