Secondo le notizie diffuse dagli Stati Uniti, il 15 aprile, Usa e Iran intendono riprendere i colloqui indiretti a Vienna per salvare l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015. Il giorno precedente, il leader supremo dell’Iran Ali Khamenei ha chiarito che se gli Stati Uniti intendono tornare all’accordo, dovranno prima revocare le sanzioni.
Dopo la seconda guerra mondiale e per oltre 70 anni, gli Stati Uniti hanno sempre perseguito una politica interventista, e l’Iran è proprio una delle vittime di questa politica americana.
Dopo il suo insediamento a presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e il suo governo ha ripetutamente affermato l’intenzione di mettere i “diritti umani” al centro della politica estera degli Stati Uniti. Questo è in realtà un “cappotto rosa” indossato dai politici americani per promuovere l’interventismo che non può nascondere il loro desiderio di creare sanguinosi incidenti nel mondo a proprio vantaggio.
Anche se nel contesto delle conseguenze portate dalla pandemia di Covid-19, gli Usa continuano ad esercitare sanzioni verso molti altri paesi in modo unilaterale, danneggiando gravemente la solidarietà globale nella lotta contro il nuovo coronavirus e aggravando la crisi umanitaria. In effetti, questo interventismo ha già portato conseguenze negative a loro stessi, basti pensare alla questione degli immigrati centroamericani che negli ultimi anni ha creato disordini negli Usa ed è stata provocata prettamente dall’ingerenza negli affari dei paesi dell’America latina.
La non ingerenza negli affari interni di altri paesi è un principio fondamentale della Carta delle Nazioni Unite ed è anche una realtà universale per la comunità internazionale. I valori degli Usa non rispecchiano quelli di tutte le altre nazioni e le regole stabilite dagli Usa non sono regole internazionali.
2021-04-15