Lo staff di iskrae.eu
La difesa d’ufficio dei brigatisti è sempre attiva: prima Frank Cimini su il Riformista scrive Se dietro le Br c’erano i servizi, perché Moretti dopo 40 anni sta ancora in galera?. Poco dopo il sito insorgenze.it riprende le parti di Moretti e attacca Flamigni e Franceschini nell’articolo Moretti infiltrato? Una leggenda nera fabbricata a tavolino da Sergio Flamigni.
Se la galera è quella fatta da Moretti, tutta la malavita la vorrebbe fare così; con sei ergastoli per omicidi e sequestri di persone, è in regime di semilibertà dal 1997, abita in un attico in via Nicola Romeo a Milano di proprietà dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, con la sua compagna che lavora per Berlusconi, attorniato e benvoluto da giornalisti craxiani e di Comunione e liberazione, con l’arrivo tutti i mesi di due stipendi, uno della Regione Lombardia, di 1.900.000 delle vecchie lire – oggi 981,27 euro – come descritto nell’articolo de la Repubblica del 23/10/1993: Dovete sospendere lo stipendio a quel Br.
Il secondo stipendio da chi arriva?
Basta leggere L’Espresso del 22/09/2009 Io boss, cercai di salvare Moro dove Francesco Fonti della ‘ndrangheta racconta dall’interno del carcere di Opera:
“Finché un giorno, mentre armeggiamo al computer, una guardia gli consegna una busta e annuncia: ‘Moretti, c’è la solita lettera’. Lui la apre senza nascondersi, estrae un assegno circolare, lo firma sul retro per girarlo all’ufficio conti correnti che permette l’incasso, e mi dice: ‘Questa, Ciccio, è la busta paga che arriva puntualmente dal ministero dell’Interno’. Frase che all’istante scambio per una battuta, per uno scherzo tra carcerati: sbagliando. Qualche tempo dopo, un brigadiere che credo si chiami Lombardo mi confida che, per recapitare soldi a Moretti, lo hanno fatto risultare come un insegnante di informatica, e in quanto tale è stato retribuito“.
Quindi per essere un criminale di quella portata, mai pentito, ci sembra riceva un trattamento privilegiato.
Nella vostra narrazione delle gesta delle Br come mai omettete molte cose come quel green berets, visto da una testimone in via Gradoli 96, che era in Via Fani con Moretti…
il nome è David, nato il 18 marzo 1954 a San Diego, in California, occhi azzurri, alto 1,77 capelli castani, corporatura media, a volte porta i baffi, ex marine in Vietnam col grado di capitano, poi entrato nelle special forces dei green berets. Ultimamente era consigliere militare della Central Intelligence Defence nella Germania Ovest. David è l’unico dei massimi dirigenti che ha organizzato la strage di via Fani e il rapimento di Aldo Moro insieme ai suoi compagni già noti alla polizia. David comunque non ha partecipato all’eliminazione di Aldo Moro. ultimamente era residente a Roma, ma vive in modo speciale a Milano (frequenta biblioteca USIS, in via Bigli 1/A). [1]
Perché tacete sulla testimonianza degli agenti dell’auto della polizia che doveva svolgere, come facevano tutti i giorni, quel lavoro di bonifica del percorso di Moro che sono stati messi di riposo a loro insaputa.
Tacete anche su un altro fatto: come facevano a sapere il giorno prima i “brigatisti” quale percorso avrebbe fatto la macchina di Moro, visto che hanno tagliato le 4 gomme al furgone del fioraio Spiriticchio che aveva la sua attività all’incrocio tra via Fani e via Stresa? Chi ha avvisato Moretti, doveva essere tra chi ha deciso il percorso di via Fani.
Tacete anche su chi era e cosa faceva il proprietario del Bar Olivetti, noto fascista e trafficante di armi che ha ospitato gli “aviatori brigatisti” che bevevano solo caffè marca Comsubin GOI e che hanno sparato con armi che non si sono inceppate, a differenza di quelle dei brigatisti.
Tacete sui nomi dei residenti dei servizi segreti, Gladio e Decima Mas di via Fani e via Stresa e proprietari delle auto parcheggiate in via Fani servite all’agguato.
Tacete sull’elicottero bianco e senza insegne di riconoscimento visto dal fotografo dell’Ansa passare sopra il luogo del sequestro.
Tacete sulla testimone che dopo l’eccidio ha visto passare le auto dei “brigatisti” proprio sotto al balcone della sua abitazione in via Casale De Bustis. Lì si incrocia via Massimi dove ci sono alcune unità immobiliari dello IOR molto ben protette e riservate, frequentate in quel periodo da alti prelati come Paul Marcinkus a capo dell’Istituto Opere Religiose, Alfredo Ottaviani al vertice della Congregazione del Santo Uffizio e Egidio Vagnozzi, delegato apostolico negli Stati Uniti e dal 1968 Presidente della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede. Sempre in via Massimi 91 nell’autunno del ’78 per diverse settimane venne ospitato Prospero Gallinari. Ma vi transitava per ragioni di cuore anche Franco Piperno.
Via Casale de Bustis, la stradina privata dove si perdono le tracce dei “brigatisti” che vi entrano dopo aver tranciato la catena della sbarra che ne impediva l’accesso, è un posto molto isolato dove hanno fatto scendere Moro e lo hanno condotto a piedi all’elicottero. Un articolo de la Repubblica del 2011 afferma che la famiglia di Luigi Bisignani aveva un’abitazione proprio a quell’indirizzo. E chi è Luigi Bisignani? Dall’inchiesta di 15 mila pagine sulla P4, la figura economico-affaristico-giudiziaria di “Gigi” Bisignani si dipana in modo assolutamente trasparente. Giornalista dell’Ansa radiato dall’Ordine, tessera P2 numero 203, figlio di un dirigente della Pirelli e fratello del direttore generale dell’Associazione internazionale del trasporto aereo, due figli, di cui uno manager Ferrari, “Bisignani è stato condannato in via definitiva a due anni e mezzo per l’inchiesta Enimont, per reati di truffa, finanziamento illecito ai partiti e reati tributari.”
Tacete sulla fotografia aerea fatta dai servizi segreti italiani dove si vede Aldo Moro, dopo il rapimento, all’interno di un cortile. In via Montalcini non c’è nessun cortile. Quindi Moro dov’era?
Noi lo sappiamo… come mai voi non lo sapete? Vi diamo un indizio… vediamo se ci arrivate?
Tra il 2014 anno di apertura dei lavori dell’ultima Commissione Moro e la sua chiusura 2017 viene fatto il film Tutti i soldi del mondo diretto e co-prodotto da Ridley Scott, un regista molto addentro allo spionaggio made in Usa. Il film parla del rapimento da parte della ‘ndrangheta, di John Paul Getty III, nipote di quel miliardario statunitense Jean Paul Getty, proprietario di Palazzo Odescalchi a Palo Laziale, in riva al Mar Tirreno, oggi conosciuto col nome La Posta Vecchia.
La prestigiosa dimora dista solo 29 chilometri dall’aeroporto di Roma Fiumicino e 40 chilometri dal centro di Roma, e gli attuali proprietari spiegano, nella pubblicità, in modo dettagliato come raggiungerla: in auto, in treno, in aereo e in elicottero. Preferibilmente bianco e senza insegne o numeri di riconoscimento, diciamo noi di iskrae.eu.
Altra dimenticanza da parte di insorgenze.it è quella relativa alle strutture della destra sia di matrice cattolica che fascista che hanno operato in Italia in funzione anti P.C.I. durante la guerra e nel dopoguerra, come Intermarium, Entità, Sodalitium Pianum, Gioventù studentesca di don Giussani, poi diventata Comunione e Liberazione. Gioventù studentesca fu diretta a Milano anche da Franco Troiano, quello che assieme al provocatore e uomo caro a Giovanni Paolo II, Corrado Simioni, organizzò la finta scuola di lingue Hyperion, con basi a Parigi, Bruxelles, Londra e Roma durante il rapimento Moro. Queste strutture operavano assieme ai fascisti del Msi di Almirante e tutta la galassia nera tra cui l’ASAN-Giovane Italia, organizzazione di cui Mario Moretti ha fatto parte quando frequentava l’ITI Montani di Fermo, che praticavano una sistematica infiltrazione a sinistra, in particolare in quella extraparlamentare e socialista. Un istituto, il Montani, frequentato anche dal futuro brigatista o probabile brigadiere Patrizio Peci.
L’ITI Montani dev’essere un istituto particolare perché ha sfornato personaggi che sono serviti a cambiare, in peggio, le sorti del nostro Paese: da quella scuola e in quello stesso periodo in cui lo frequentava Moretti è uscito anche Antonio di Pietro, magistrato e politico funzionale ai massocapitalisti per passare dalla prima alla seconda Repubblica. L’ex magistrato ha prodotto un libro Costituzione italiana diritti e doveri, (Larus). Con la presentazione di Francesco Cossiga, il ministro dell’Interno, che ha messo tutti gli uomini della loggia massonica P2 e dei servizi segreti nei posti chiave durante il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. E’ stato il presidente che ha picconato la Prima Repubblica e la Costituzione nate dalla Resistenza.
Chissà se Antonio Di Pietro si ricorda di Mario Moretti? Non è strano che nessuno gli abbia posto questa domanda?
Di Mario Moretti, compagno di scuola di Antonio Di Pietro, parla il compianto Ivan Cicconi anche lui, nel 1964, studente dell’Istituto Tecnico Industriale Montani di Fermo nel suo preziosissimo libro La storia del futuro di Tangentopoli (Dei srl – Tipografia del Genio Civile).
Quindi, non solo il comunista e comandante partigiano Sergio Flamigni conosce la vera storia di Mario Moretti, ma anche una ex fidanzata che ne ha descritto le idee, i valori e l’abbigliamento tipicamente fascisti, come del resto hanno raccontato i suoi compagni e professori del tempo. Ci sono poi le testimonianze dei cittadini di Porto San Giorgio, che hanno conosciuto il padre commerciante di bestiame con un ruolo assai autoritario nel controllo delle transazioni in quel mercato, considerato da tutti un boss – tutto doveva passare dalle sue mani – e con idee politiche non certo democratiche.
I Moretti erano una famiglia conosciuta nella zona per avere forti legami con prelati e parenti al servizio dei nobili Casati Stampa di Soncino, allora proprietari della villa di Arcore, profondamente inseriti nella storia secolare di chi detiene il potere nel nostro paese. I Casati sono conosciuti anche per gli intrecci amorosi tra Luisa Adele Maria Amman, moglie di Camillo Casati e il principe di Montenevoso (che coincidenza di nomi!), Gabriele D’Annunzio il reazionario poeta guerrafondaio. Di questi “nobili” abitanti della villa di Arcore – oggi non casualmente del piduista Silvio Berlusconi, tessera 1816 – va ricordato il conte Alessandro Casati che nel 1919 era a Parigi come capo della delegazione militare italiana per la firma degli accordi di Versailles. Lo troviamo poi nel 1924 come membro del Partito liberale nel Gabinetto di coalizione Mussolini, come ministro della Pubblica istruzione. Inoltre il massone conte Casati, dopo essersi dato una pennellata di antifascismo, ebbe l’incarico nel 1948 al 1953, quindi dopo la cacciata dei comunisti dal governo, di presidente della IV Commissione Difesa del Senato che doveva ristrutturare le Forze armate, adeguandole alle direttive angloamericane, in parallelo alla nascita della NATO, e di quell’esercito occulto noto con il nome di Stay-Behind da cui deriverà Gladio.
Dopo la morte di Alessandro Casati, avvenuta nel 1955, il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino con la moglie Anna Fallarino divennero proprietari della villa di Arcore, prima di Silvio Berlusconi. I due erano noti esponenti della destra politica e massonica italiana. Anna Fallarino diventerà l’amante di Massimo Minorenti un giovane studente romano di scienze politiche, fascista del Msi, considerato uno dei pupilli di Almirante.
Il marchese Camillo, omonimo del padre, nacque dalla relazione avuta con Anna Ewing Cockrell, ultima figlia del brigadiere generale della Confederate States Army, Francis Marion Cockrell, nonché senatore del Missouri, esponente dell’influente famiglia di politici del Sud. Questa famiglia apparteneva alla South–Cockrell–Hargis, un gruppo di politici degli Stati Uniti che avevano il massimo controllo negli uffici statali e nazionali, rappresentando Virginia, Kentucky, Missouri, Mississippi e Texas, noti per la forte presenza del Ku Klux Klan.
L’avvocato calabrese che curava gli interessi di famiglia e che ha favorito Silvio Berlusconi nell’acquisizione di Villa San Martino di Arcore, è il famoso Cesare Previti, ministro della Difesa con Berlusconi, condannato nel 2006 a sei anni per corruzione in atti giudiziari nel processo Imi Sir e prescritto in quello Sme.
Questo è l’ambiente di “pericolosi comunisti” che hanno educato e raccomandato Mario Moretti alla Sit-Siemens e all’Università Cattolica, dove darà l’unico esame in teologia con il ciellino don Giussani, un esame in linea con gli insegnamenti di quel parente dei Casati, Gabrio, nobile della destra storica e ministro del Regno d’Italia diventato famoso nell’Ottocento per aver introdotto il 13 novembre 1859 La disciplina dell’insegnamento religioso nelle scuole.
Che dire poi del Moretti che commette errori imperdonabili come quello di disegnare durante il rapimento del dirigente dell’Alfa di Arese, Michele Mincuzzi, la sionistica stella di Davide a sei punte al posto del pentalfa massonico, la loro stella a cinque punte nel cerchio.
L’intersezione delle linee di questa stella formano al centro un pentagono, che è il nome della struttura militare più importante dell’imperialismo Usa. I dirigenti massoni del Pentagono donano ai propri eroi una medaglia a forma di pentalfa.
Che le BR sia nei simboli che nelle pratiche politiche siano riconducibili a organizzazioni impregnate di esoterismo, più simili alla carboneria e alla massoneria che a formazioni di stampo comunista, lo si comprende anche dalle dichiarazioni dell’ex brigatista Paolo Fogagnolo della colonna milanese “Lo Muscio” che, dopo l’arresto e tramite alcune esperienze, è definitamente approdato all’esoterismo, un interesse nato già durante la militanza nelle BR e, stando alle sue dichiarazioni, condiviso da altri brigatisti (da Il cappello del mago, di Massimo Introvigne, Sugarco Edizioni). Queste simbologie e pratiche, è risaputo, sono riconducibili a formazioni di estrema destra, dove la morte è la convitata di pietra. Una convitata che partigiani comunisti come Sergio Flamigni hanno lottato per eliminare dalle pratiche politiche e dall’ordinamento giuridico-costituzionale.
Recentemente abbiamo visto il documentario Com’è NATO un golpe: il caso Moro. Ve lo consigliamo.
NOTE
[1] Tratto dal libro “The Puppetmasters”, del giornalista investigativo inglese Philip Willan, e tradotto in Italia con il titolo “I burattinai” ed. Tullio Pironti.