Perù, Pedro Castillo e Keiko Fujimori proseguono la disputa in vista del ballottaggio per la presidenza, dopo un sondaggio che mette in dubbio l’efficacia della campagna anticomunista e anti venezuelana contro il primo.
Castillo, che si è recato nella regione settentrionale di Áncash, cerca di consolidare il vantaggio che, secondo un sondaggio diffuso oggi dalla società Datum, è stato ampliato da 11 a 15 punti che riguarda tutte le regioni, ad eccezione della capitale Lima.
L’insegnante rurale propone un referendum affinché le persone decidano se vogliono una nuova Costituzione per sostituire quella attuale neoliberista, progetta di riprendere sotto il controllo dello Stato le risorse naturali (minerali, gas, petrolio), di aumentare la partecipazione statale sui profitti delle multinazionali e un ruolo più importante per lo Stato nel Paese.
La figlia del dittatore Fujimori, da parte sua, difende il modello economico neoliberista di privatizzazione stabilito da suo padre, Alberto (1990-2000) e intende dare ancora più spazio ai capitali stranieri.
La candidata, a sua volta, si è recata nella regione centrale di Pasco all’inizio di una serie di viaggi per ridurre il vantaggio di Castillo e la sua arma principale è l’anticomunismo, che è sostenuto dalla stampa, economisti, avvocati, gerarchia ecclesiastica, evangelici e altri personaggi con attacchi di ogni tipo, anche personali, contro il candidato di sinistra.
Secondo i sondaggi, fino ad ora, l’anticomunismo, che ha accusato i parlamentari di Peru Libre, il partito di Castillo, di essere terroristi, non ha avuto alcun effetto, così come l’appello a votare per Fujimori dell’anziano scrittore Mario Vargas Llosa.
Un’altra versione dell’anticomunismo usata come arma elettorale, cioè l’accusa che Castillo vuole copiare il modello venezuelano, non sembra essere efficace, dal momento che solo il 5% di coloro che preferiscono la Fujimori ha detto di non sostenere Castillo perché lui vuole governare come in Venezuela.
Lo sforzo della Fujimori per ottenere voti, si scontra con il problema della sua situazione giudiziaria, poiché un pubblico ministero chiede di condannarla a 25 anni di carcere con l’accusa di riciclaggio di denaro e altri crimini perché ha ricevuto segretamente fondi milionari per le sue campagne elettorali.
Questi problemi sono così gravi che hanno determinato che ha trascorso più di un anno in carcere preventivo e un giudice gli ha concesso la libertà con restrizioni (condizionali), pertanto ha dovuto chiedere il permesso al giudice che controlla il suo caso per il suo tour elettorale.
A questo si aggiunge l’ombra pesante del governo di suo padre, condannato a 25 anni di carcere per crimini contro l’umanità e corruzione confessata.
Nel sondaggio Datum, coloro che non voteranno per lei hanno sostenuto come motivo principale i suoi problemi giudiziari (50%), seguiti dal brutto ricordo del governo del padre della candidata e del suo passato personale.
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