di Andrea Cinquegrani
Big Pharma e Germania unite nella lotta per la difesa dei brevetti sui vaccini anti Covid 19. Contro il diritto alla salute dei cittadini di tutti il mondo.
Durissima la presa di posizione della European Federation of Pharmaceutical Industries Association (EFPIA). Ecco le parole della direttrice generale, Natalie Moll: “Questa decisione miope e inefficace dell’amministrazione Biden mette a repentaglio i progressi duramente conquistati nella lotta contro questa terribile malattia. Pur essendo pienamente d’accordo con l’obiettivo di proteggere i cittadini di tutto il mondo attraverso i vaccini, rinunciare ai brevetti renderà ancora più difficile vincere la lotta contro il coronavirus”.
SOLO BIG PHARMA SA PRODURRE…
A questo punto accampa una serie di scuse che riportano parecchio alla memoria quelle evocate da Bill Gates, anche lui fermamente contrario alla sospensione, anche solo temporanea, dei diritti di proprietà intellettuale sui brevetti.
Sottolinea infatti Moll: “L’aumento della capacità di fornire dosi ai cittadini di tutto il mondo richiede le competenze e il know how tecnico dello sviluppatore. Non si può sperare semplicemente di ottenere questo tipo di espansione della capacità rinunciando ai brevetti e sperando che fabbriche finora sconosciute in tutto il mondo gestiscano il complesso processo di produzione dei vaccini. Una deroga rischia di dirottare materie prime e forniture da catene di approvvigionamento consolidate ed efficaci a siti di produzione meno efficienti in cui la produttività e la qualità possono essere un problema”.
Non è finita qui. Perché EFPIA paventa anche il rischio di falsificazioni: “Si aprono così le porte ai vaccini contraffatti che entrano nella catena di approvvigionamento di tutto il mondo. L’espansione della capacità è realizzabile solo attraverso partnership volontarie e collaborative tra gli innovatori dietro ogni vaccino e partner di produzione esperti. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di rimuovere gli ostacoli alla collaborazione, garantirsi il libero flusso di materiali in tutto il mondo e continuare lo sforzo di ricerca”.
Ma soprattutto quello di continuare ad accumulare profitti stratosferici, come è già accaduto e sta accadendo, perchè i bilanci dei colossi che producono i vaccini grondano utili da decine e decine di miliardi di dollari: circa un centinaio nei primi mesi delle somministrazioni, senza contare gli ordinativi già in cantiere.
Stando a quanto sostiene EFPA, quindi, la temporanea sospensione dei brevetti sarebbe in grado di eliminare tout court gli incentivi per le aziende nel continuare la ricerca di nuove varianti, nuovi trattamenti e nuovi vaccini. Non solo: ma a loro parere annullerebbe anche qualsiasi risposta innovativa alle future pandemie.
Non tengono in alcun conto, le star di Big Pharma, quanto è già stato studiato dai governi: è infatti ormai prevista una vaccinazione annuale di richiamo, se non due, visto che gli ormai famigerati ‘Green Pass’ avranno validità semestrale.
E neanche se ne fregano, lorsignori, che passata la bufera, i prezzi dei vaccini verranno liberalizzati, producendo quindi un’ulteriore impennata dei già pingui profitti!
Vogliono succhiare – come autentici vampiri – il sangue di tutti i cittadini del mondo, quelle star.
I “CENTRI” ALLA TEDESCA
Passiamo alla Germania di frau Angela Merkel che si genuflette davanti al moloch Big Pharma, si oppone alla liberalizzazione dei brevetti e fa incrinare la già fragilissima Unione Europea, orami sempre più una finzione.
Una nazione, non va dimenticato, che mesi fa ha previsto la realizzazione di appositi “centri di accoglienza” (leggi lager, secondo non pochi) per chi non accetta le direttive in tema vaccinale o non rispetta le vigenti norme di comportamento.
E ora fa di più. Proprio la Germania, infatti, sarà la sede del futuro ‘HUB’ che l’Organizzazione Mondiale della Sanità installerà, per dar vita ad una struttura di analisi e previsione che possa svolgere funzioni di ‘intelligence pandemica’. Vale a dire, per sviluppare analisi dei trend globali, funzionali ad individuare potenziali fattori di rischio o focolai epidemici paragonabili a quello del Covid-19, evitando così – nelle intenzioni – che in futuro il mondo possa farsi nuovamente cogliere di sorpresa.
L’annuncio di tale maxi iniziativa è stato dato, nel corso di una conferenza stampa congiunta, dalla Merkel e dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
I costi previsti sono stratosferici e a questo proposito l’OMS intende selezionare una serie di finanziatori, caso mai sollecitando anche quelli che oggi sono i suoi main sponsor, come le star di Big Pharma – arieccoci – e tanto, per fare un solo nome, Bill Gates, il quale già attualmente – è bene sempre tenerlo a mente – è il secondo generoso finanziatore della stessa OMS, alle spalle degli Stati Uniti e perfino davanti al Regno Unito!
Ecco cosa racconta un esperto a proposito della fresca iniziativa avviata da Germania e OMS. “Sarà una vera e propria struttura di intelligence scientifica, tecnologica ma anche politica, per tutte le complesse implicazioni che ne derivano. L’utilizzo dei Big Data e delle capacità di analisi e predizione delle tecnologie più moderne si è rivelato fin dall’inizio della pandemia uno strumento certo non secondario nel contrasto al Covid”.
Su questo fronte, è profetico un saggio elaborato da Aldo Giannuli e intitolato “Coronavirus: globalizzazione e servizi segreti”. In esso Giannuli indica nelle ‘amnesie’ dei servizi uno dei motivi che hanno ritardato la risposta politica alla pandemia. Ecco le sue parole: “Se da un lato l’intelligence occidentale e di altri paesi asiatici è stata incapace di prevenire il rischio della pandemia, dall’altro è chiaro che essa si sia attivata man mano che giungevano i segnali di quel che maturava”.
A proposito del progetto, sottolinea il ministro della Salute del governo tedesco Jens Spahn: “Dobbiamo identificare i rischi pandemici ed epidemici il più rapidamente possibile, ovunque si verifichino nel mondo. A tal fine dobbiamo rafforzare il sistema globale di allarme rapido con una migliore raccolta di dati relativi alla salute e un’analisi interdisciplinare dei rischi”.
Sul fronte dei brevetti, il premier Mario Draghi ha fino a questo momento espresso un giudizio più che cauto. Si è pronunciato in modo favorevole a considerare i vaccini come un bene pubblico, ma non ha fatto alcun riferimento esplicito alla sospensione, pur temporanea, dei brevetti: un colpo al cerchio e uno colpo alla botte.
Un paio di mesi fa, però, l’Italia ha fatto intuire come possa essere utile seguire l’esempio tedesco. E’ infatti passato praticamente sotto traccia, del tutto inosservato, un bando di gara indetto a marzo dalla CONSIP per conto della Protezione civile. Riguarda l’affidamento dei lavori per la realizzazione di una serie di “centri di accoglienza” da utilizzare nei casi di non meglio precisate ‘emergenze’. In pratica, è prevista la localizzazione di un centro per ogni regione. L’importo del bando è di 250 milioni di euro circa.
Anche in Germania li hanno chiamati ‘centri di accoglienza’: e il precedente non è proprio incoraggiate.
Come mai nessuno in Parlamento ne ha discusso?
Come mai nessuna richiesta di chiarimento?
Come mai tra i media di regime il silenzio più tombale?
QUEL “GREEN PASS” GIA’ TRE ANNI FA
Finiamo con un altro precedente tutto europeo. E per far questo torniamo al ‘Green Pass’.
Come si suol dire, era stato già tutto previsto. Ossia, non è una questione che spunta adesso come un fungo di primavera e in queste settimane viene discussa: ma si tratta di un progetto che la UE ha esaminato e affrontato ben tre anni fa.
E’ infatti del 26 aprile 2018 il “Proposal for a Council Recommendation on Strengthened Cooperation against Vaccine Preventable Diseases”, varato dalla Commissione Europea.
Ecco cosa veniva messo, nero su bianco, a pagina 16 del ‘Proposal’: “E’ intenzione della Commissione esaminare i problemi di copertura vaccinale insufficienti causati del movimento transfrontaliero delle persone all’interno dell’UE ed esaminare le opzioni per affrontarle, tra cui lo sviluppo di una carta/passaporto comune per le vaccinazioni dei cittadini dell’UE, compatibile con i sistemi elettronici di informazione sull’immunizzazione e riconosciuti per l’uso transfrontaliero”.
Lo ribadiamo: si tratta di un documento che porta la data del 26 aprile 2018, quasi due anni prima della pandemia!
Non è finita qui. Perché nel corso dell’anno successivo, e cioè il 2019, sempre la UE ha dettagliato una precisa ‘road map’ proprio in tema di vaccini, soprattutto di tipo ‘innovativo’, come viene precisato in altri documenti.
Tutto ciò fa chiaramente intendere come – ben prima che scoppiasse la pandemia – veniva indicata nei vaccini la via maestra da seguire, snobbando del tutto le possibili cure per fronteggiare l’emergenza.
Circostanza, quest’ultima, che ha certo favorito l’altissimo numero di vittime: molte di quelle vite si sarebbero potute salvare con cure efficaci, tempestive, immediate.
Ma su questo saranno i tribunali a doversi pronunciare. Nonché la Corte internazionale dell’Aja per i crimini contro l’umanità.
8 Maggio 2021