Jean Georges Almendras
È spaventoso dover riferire che in Colombia sono almeno 379 le persone scomparse nelle proteste in corso. Per il repressore, questa cifra resta semplicemente una cifra, numeri. Per noi invece è terrificante che lo Stato colombiano, nello specifico il vertice direttivo, non ammetta che ognuno dei suoi membri ha le mani rosse del sangue dei finora 37 morti, e circa un migliaio di feriti di diversa entità, senza contare le responsabilità sui desaparecidos, tema di questo articolo.
Nelle ultime ore diversi organismi per i diritti umani hanno diffuso a livello mondiale questo terribile bilancio di desaparecidos che si sposa drammaticamente con i video che quotidianamente (minuto per minuto), vengono diffusi dai social. Registri grafici di persone che, correndo per le strade, in preda alla paura, trovano molto coraggio per filmare mentre la repressione continua a sparare, colpisce e fa sparire le persone.
I sicari del governo terrorista di Iván Duque, autore ideologico di tale massacro (che ferisce la sensibilità umana ed attenta all’intelligenza umana), appartengono alla Squadra Antisommossa (ESMAD). E le sue vittime sono lavoratori, studenti, casalinghe, adolescenti e bambini. Cittadini liberi, stanchi di vivere in condizioni di povertà, dove le privazioni si moltiplicano, sono scesi in strada a protestare, ad esprimersi, per essere poi picchiati, senza neppure essere ascoltati da un governante che addirittura ha la sfrontatezza di giustificare le repressioni definendo le mobilitazioni come attacchi terroristici, da parte di persone legate al narcotraffico o a gruppi antisociali; o di parlare di istanze di dialogo, un dialogo a metà, perché sotto la veste portano manganelli e proiettili.
Demonizzando sempre il popolo, come fosse una sorta di sport tradizionale praticato da quelli che sono veramente i demoni del potere, che non battono ciglio per le tragedie e le sofferenze di questi ultimi giorni, dal 28 aprile; a noi giornalisti tocca la parte peggiore della storia, quella di informare, per esempio, che è stata l’Unità di Ricerca di Persone Sparite (UPBD) che ha fatto un rilevamento di un totale di 26 organizzazioni per i diritti umani, per arrivare alla sconvolgente cifra di almeno 379 desaparecidos.
Riguardo alle persone scomparse regna l’incertezza più drammatica in diverse città colombiane, perché la disinformazione delle autorità raggiunge livelli di crudeltà indescrivibili nel vero senso della parola. Infatti, da file governative ben poco trapela di chi è stato arrestato, dei tanti feriti che sono stati ospedalizzati e che non sono ritornati a casa, e che hanno scelto di non rendere conto alle autorità del proprio recapito per timore di rappresaglie. Quindi, conoscere la verità su dove si trovi una persona richiede parecchie ore e, di conseguenza, il numero di persone scomparse aumenta minuto dopo minuto, così come aumentano le mobilitazioni. Alcuni vengono ritrovati, ma altri definitivamente no. E qui sorge la drammatica grande domanda: Dove sono?
Il panorama che si presenta non è per niente incoraggiante: da una parte, famiglie intere cercano i loro cari disperatamente e ricevono risposte a lungo termine, sempre se le ricevono. Dall’altra parte, fonti ufficiali riferiscono che personale dell’Ispezione Generale della Polizia di Colombia ha aperto ad oggi circa cinquanta indagini interne a seguito dell’onda di denunce per le feroci repressioni ormai al decimo giorno consecutivo.
Ma ci sono altre denunce che vengono dalla società colombiana: ad esempio gli attivisti rendono pubblici che gli account di Twitter ed Instagram di mezzi indipendenti vengono bloccati per evitare che diventino virali le violenze dei repressori lanciati nelle strade eseguendo ordini governativi.
Spaventa la realtà colombiana che si sta vivendo, ma spaventa ancora di più che dietro a questo inferno di mancanza di controllo e di feroce repressione, c’è lo Stato, ergo, c’è un presidente: Iván Duque. Il mandante assoluto degli assassinii commessi dai sicari in uniforme.
Iván Duque, che prima e poi dovrà sedersi al banco degli imputati davanti a giudici e pubblici ministeri.
Lo dovrà assimilare, benché non gli piaccia, perché è ormai storicamente uno dei principali responsabili dei fiumi di sangue che stanno scorrendo in terra colombiana.
Sarà il suo grande problema fino alla fine dei suoi giorni!