Sotto viene riportata una ricerca ben strutturata di diversi studiosi i quali cercano di mettere in chiaro la componente regionale dello Xinjiang in Cina senza trasformarla in una guerra ideologica come qualcuno vorrebbe.
Uno studio serio, senza pregiudizi, dove si spiega quali siano i “47 gruppi etnici (di cui 13 principali) e numerose comunità religiose (islamiche, buddhiste, taoiste, cristiane ecc.)” che compongono lo Xinjiang.
La ricerca evidenzia la poca chiarezza degli occidentali su quell’area.
La ricerca sottolinea, inoltre, che la Cina “rimase fuori da qualsiasi coinvolgimento, diretto e indiretto, nella guerra civile che vedeva i talebani, sostenuti da Arabia Saudita e Pakistan, scontrarsi con l’Alleanza del Nord stipulata tra Abdul Rashid Dostum (uzbeko), Ahmad Shah Massud (tagiko), Haji Muhammad Mohaqiq (hazara), Abdul Haq (pashtun) e Haji Abdul Qadeer (pashtun), leader che si erano anche combattuti tra loro nel decennio precedente ma che in quella fase godevano di un ampio supporto internazionale (Russia, Stati Uniti, India, Iran, Iraq, Turchia, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) nella comune lotta contro i talebani. Tuttavia, dopo l’11 Settembre, il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti sul terreno afghano aprì una fase di ulteriore instabilità, cui ancora oggi, a quasi vent’anni dall’inizio dell’intervento, non è stato possibile trovare soluzione.”
La domanda che ci si pone oggi, visto l’emergere di operazioni finanziarie a favore dei talebani, fatte dagli stessi paesi che vorrebbero esportare “democrazia” e “diritti” anche in Cina, cosa vogliono esattamente da quell’area geografica?
Lo staff di iskrae