A Cuba, isola socialista dal 1959, con sanità gratuita per tutti nonostante il blocco economico illegale statunitense, è stato raggiunto ieri un risultato finora unico al mondo: l’industria farmaceutica pubblica di quel Paese ha superato gli standard della Organizzazione Mondiale della Sanità col primo dei suoi 5 candidati vaccini contro il Covid-19.
Soberana 02, questo il nome del vaccino, ha raggiunto il 62% di efficienza, superando il limite del 50% stabilito dall’OMS; si attendono ora i dati dei risultati ottenuti con la terza dose (contro le varianti) che saranno ancora migliori.
“Questo risultato della scienza cubana è di portata globale. I dati del nostro primo vaccino sono stati valutati da un Comitato Indipendente.
L’attesa non sarà lunga. Né può privarci di celebrare un altro successo della Scienza Cubana avviata da Fidel Castro. #SomosCuba #CubaViva“, ha scritto il presidente cubano Díaz-Canel su Twitter
Ben diverso lo scenario in Brasile.
La prima economia del sudamerica, nona economia mondiale secondo il FMI ed ottava secondo la Banca Mondiale,
2 giorni fa ha superato il mezzo milione di morti (ufficiali) tra cui 832 bambini minori di 5 anni (dati del ministero della Salute brasiliano), 2200 secondo Fátima Marinho epidemiologa della Università di San Paolo.
L’ex presidente socialista Lula, nel giorno in cui il Paese è di nuovo sceso in piazza con lo slogan “vaccino nel braccio e cibo nel piatto” per chiedere la cacciata di Bolsonaro, ha twittato: “Abbiamo raggiunto 500.000 morti per una malattia che ha già un vaccino, in un Paese che è già stato un punto di riferimento mondiale nelle vaccinazioni. Tutto questo ha un nome e si chiama genocidio. La mia solidarietà al popolo brasiliano”.
Da parte sua, il presidente di estrema destra Bolsonaro, da subito uno dei leader mondiali più scettici sulla gravità della pandemia, continua nella sua contrarietà alle misure di distanziamento e prevenzione incurante delle multe che riceve per partecipare ad atti pubblici senza meccanismi di protezione.
Chi invece ha fatto dietrofront chiedendo “perdono” al popolo argentino, per le sue affermazioni sul Covid-19 è stato il suo amico ed alleato, l’ex presidente di destra filostatunitense Mauricio Macri.
Venerdì scorso, Macri, riferendosi alla pandemia in corso, aveva scritto su twitter che “si trattava di poco più di una influenza e non di qualcosa per cui bisogna stare senza dormire la notte”.
Subissato di critiche ha dovuto ritrattare: “Chiedo perdono per l’errore che ho commesso ieri parlando della pandemia e invio le mie scuse alle persone che sono state colpite da questo virus e alle loro famiglie. In nessun modo riduco l’impatto globale del COVID e la sofferenza che ha causato”.
Macri, che è andato a vaccinarsi negli Stati Uniti, ha rinnovato i suoi attacchi alla politica di distanziamento, chiusure delle attività commerciali e delle scuole messa in atto dal governo Fernandez e sta portando avanti la campagna elettorale per le prossime amministrative, con l’obiettivo di un suo ritorno al governo.
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