La suprema Corte di Cassazione ha stabilito che Marco Sorbara (in foto), l’ex consigliere regionale dell’Union valdotaine condannato il 16 settembre 2020 a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Geenna su una presunta locale di ‘Ndrangheta nel capoluogo valdostano, resterà ai domiciliari.
I giudici ermellini hanno rigettato il ricorso della sua difesa che ne chiedeva la liberazione, dopo i dinieghi alla stessa istanza ricevuti dal tribunale di Aosta e dal tribunale del Riesame di Torino.
Infatti secondo i giudici della sesta sezione penale “i comportamenti illeciti posti in essere da Sorbara possono ripetersi anche in difetto di una investitura politica, alla luce dei legami e delle competenze acquisite in anni di attività pubblica”.
“Correttamente – come si legge nella sentenza del primo luglio della sesta sezione penale – il Collegio della cautela individua come unico elemento innovativo la sentenza di primo grado, la quale, però, non può che incidere negativamente sulla posizione del ricorrente, essendo stata riconosciuta la sua penale responsabilità con condanna a una pena severa, ed essendo stato stigmatizzato il comportamento mendace e mistificatore tenuto dallo stesso”. Inoltre per affievolire le esigenze cautelari, secondo la Cassazione “il mero decorso del tempo non è elemento rilevante”.
Infine la sentenza d’Appello per Sorbara e per gli altri quattro imputati al processo Geenna con rito ordinario è attesa il prossimo 19 luglio a Torino. Secondo gli inquirenti, in qualità di assessore comunale alle Politiche sociali, Sorbara era la longa manus all’interno della giunta di Aosta del ristoratore Antonio Raso, considerato un “esponente di vertice” del locale di ‘Ndrangheta di Aosta.
03 Luglio 2021