Com’è cambiato in peggio il più grande sindacato italiano da quando era nato con Giuseppe Di Vittorio. Infatti, i propri iscritti sono costretti a doversi rivolgere all’esterno per far cambiare le politiche della struttura che si è appiattita su paradigmi padronali depauperando le analisi e il dibattito.
Come non condividere le posizioni espresse in questo appello dove si sostiene che “Senza lotta e conflitto, lentamente, abbiamo perso la nostra anima e ora come ora non facciamo più paura a nessuno“. Sono anni che si assiste, quotidianamente, ad uno spettacolo indecoroso di dirigenti sindacali che ululando alla luna di fronte a licenziamenti vergognosi senza mobilitare la dovuta energia dei lavoratori. Un gruppo dirigente sindacale che non sa pretendere che venga rispettata la Costituzione dove sono previsti gli artt 1 “ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” e 42 “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti” non può essere all’altezza di tale compito. Giustamente, non meritano la fiducia dei lavoratori e dei propri iscritti e devono essere sostituiti con altri più sinceri. Se da una parte bisogna recuperare il danno sociale provocato nei sindacati dal Piano di rinascista della P2, dall’altra bisogna essere consapevoli che senza un soggetto politico che faccia da “intellettuale collettivo” (come era il P.C.I. sino a Berlinguer-Natta) non si va da nessuna parte, prima che sia, veramente, troppo tardi.
MOWA