l governo messicano ha annunciato di aver fatto causa a 10 società statunitensi che producono armi, sostenendo che la loro mancanza di controlli nella vendita abbia alimentato il traffico illegale di armi tra i gruppi criminali dei cartelli della droga del Messico.
Il ministro degli Esteri messicano: «se non presentiamo una denuncia come questa e non vinciamo la causa, non capiranno mai, continueranno a fare la stessa cosa e noi continueremo ad avere morti ogni giorno nel nostro paese».
Macelleria messicana con armi Usa
È la prima volta che un governo straniero fa causa alle società di armi americane. Al tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Boston, vengono accusate le società americane di aver facilitato attivamente la circolazione di armi in Messico, dove le regole sulla vendita ai privati cittadini sono molto più severe che negli Stati Uniti.
Tra le aziende citate in giudizio ci sono Smith & Wesson, Barrett Firearms Manufacturing, Beretta USA, Glock e Colt’s Manufacturing, cioè le principali società produttrici di armi negli Stati Uniti.
Gli Usa stessi confessano
Secondo un recente rapporto del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, circa il 70 per cento delle armi in possesso dei criminali messicani è stato prodotto da società statunitensi.
La causa del governo messicano arriva dopo che per anni aveva fatto pressioni sugli Stati Uniti affinché aumentassero i controlli sulla vendita di armi nel paese e sul contrabbando di queste oltre il confine: le armi che finiscono nelle mani dei criminali messicani vengono infatti comprate da cittadini americani che non hanno precedenti penali, che quindi possono acquistarle molto facilmente, e che poi le rivendono in Messico.
Complici consapevoli
Secondo il governo messicano le società di armi non avrebbero fatto nulla per scoraggiare o interrompere questa pratica illegale, e anzi l’avrebbero promossa, producendo armi appositamente pensate per il mercato messicano. Nella causa si cita il caso di una pistola prodotta da Colt, una calibro .38 con inciso il volto dell’eroe rivoluzionario messicano Emiliano Zapata e una citazione a lui attribuita:
«È meglio morire in piedi che vivere in ginocchio». Questa pistola venne usata nel 2017 per uccidere la giornalista Miroslava Breach Velducea, che stava indagato sui legami tra politici e criminalità organizzata.
Danni e interdizione
Nella causa il governo del Messico ha chiesto alle società un risarcimento danni totale di 10 miliardi di dollari oltre a controlli più severi sulle vendite. Secondo il governo messicano ci sono precedenti legali che fanno sperare che la causa possa andare a buon fine: di recente, per esempio, la società di armi Remington si è offerta di pagare 33 milioni di dollari (27 milioni di euro) alle famiglie delle vittime della strage del 2012 nella scuola di Sandy Hook, in Connecticut, per risolvere la causa che queste avevano intentato nei suoi confronti.
Casa Bianca
La Casa Bianca ha risposto alla causa del Messico dicendo che il presidente Joe Biden si è impegnato per cambiare le regole sulla vendita di armi negli Stati Uniti, chiedendo al Congresso di renderne più difficile l’acquisto, di reintrodurre il divieto di vendere armi d’assalto (decaduto nel 2004) e di abrogare la legge del 2005 che protegge le società di armi.
Criminali e armieri
Per il governo messicano del presidente Andrés Manuel López Obrador, questo è soltanto l’ultimo tentativo di ridurre l’enorme violenza generata nel paese dal traffico della droga, che ogni anno provoca migliaia di morti. Ma le accuse del governo messicano sino state definite «infondate» dall’industria di armi statunitense, secondo cui sarebbe al contrario «il governo messicano il responsabile della sfrenata criminalità e della corruzione all’interno della propria frontiera».
Processo lungo tra enormi pressioni
«Di sicuro si tratterà di un processo lungo e complesso», avverte Claudia Fanti sul Manifesto. Tanto più che alle società produttrici di armi a cui il governo ha fatto causa – tra cui le potentissime Smith & Wesson, Barrett Firearms Manufacturing, Beretta Usa, Glock e Colt’s Manufacturing – la legge federale statunitense garantisce la più ampia immunità contro le azioni legali delle vittime della violenza armata.
Accadesse, sarebbe una valanga di dollari
«Nel remoto caso di una vittoria del governo di López Obrador, l’indennizzo potrebbe essere davvero alto: secondo le stime del ministero degli Esteri, potrebbe addirittura sfiorare il 2% del Pil messicano, dovendo tener conto dei costi economici legati alla guerra contro la criminalità organizzata e delle mancate entrate in settori come quello del turismo».
Guerra alle armi facili non agli Usa
Da parte messicana, c’è stata molta attenzione a evitare che la causa possa essere interpretata come un atto di ostilità nei confronti del governo statunitense. E il ministero degli Esteri ha tempestivamente avvisato delle proprie intenzioni l’ambasciata degli Stati uniti, come «atto di cortesia». Resta evidente la forzatura del governo di López Obrador, di spingere il potente vicino a muovere qualche passo in direzione di un aumento dei controlli sulla vendita di armi nel paese e sul loro contrabbando alla frontiera.
6 Agosto 2021