di Gianni Barbacetto
Gino Strada è stato il mio primo direttore. Non c’era ancora Emergency, Gino era un giovane militante del Movimento studentesco di Milano. Erano anni in cui la voglia di cambiare il mondo si nutriva di robuste dosi di ideologia e i progetti di cambiamento radicale (allora si diceva “rivoluzione”) potevano essere detti soltanto con le parole delle Grandi Narrazioni del Novecento.
Il Movimento studentesco milanese, diventato Movimento lavoratori per il socialismo, aveva inventato un giornale che si chiamava Fronte popolare, che per un breve periodo fu diretto proprio da Gino Strada. Ho pochi ricordi di quei mesi, ma di certo Gino era il meno ideologico dei direttori che potessero capitare in quegli anni in quel contesto. La “linea politica” era sacra, nei turbinosi anni Settanta, ma Gino era saldamente ancorato alla realtà, mentre molti erano “fedeli alla linea” più che alla realtà, e anche contro la realtà.
“La sanità al servizio delle masse popolari” per lui non restò uno slogan. Aveva deciso di essere un medico preparato e di alta professionalità; e di diventare un chirurgo di guerra. Lasciò il giornale per fare il suo mestiere, per farlo bene. Fece importanti esperienze all’estero. E poi s’inventò un’organizzazione che è anche una comunità di persone, Emergency. E la strutturò, con l’aiuto di Teresa Sarti, come una rete d’eccellenza, per salvare vite umane nei Paesi in guerra, ma poi per offrire un servizio anche nella Milano in cui crescono le disuguaglianze. Altro che buonismo: utopia contro la guerra, successo e concretezza manageriale. Sì, davvero (come ha scritto Gad Lerner) Gino Strada è “il Sessantotto migliore”, “la Milano migliore”.
15 agosto 2021