Nel 90° anniversario dell’obbligo per i docenti universitari di giuramento di fedeltà al fascismo, l’ANPI realizzerà tra settembre e dicembre delle conferenze negli atenei dove insegnavano i 12 docenti che si rifiutarono di giurare perdendo la cattedra e il diritto alla liquidazione e alla pensione. Il VIDEO di presentazione dell’iniziativa
La Legge Casati del 1859 non prescriveva alcun giuramento speciale per i professori universitari, equiparati agli altri impiegati dello Stato. Veniva richiesto a tutti un giuramento di fedeltà al re e allo Statuto. Anche la riforma del 1923 ad opera del ministro Giovanni Gentile prevedeva questa formula, pena decadenza: “Giuro di essere fedele al Re e ai suoi Reali successori, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria”. La fascistizzazione della scuola e della cultura viene avviata con la pubblicazione del Manifesto degli intellettuali del Fascismo (Bologna, 1925) e si conclude nell’agosto 1931, quando i professori universitari furono costretti a giurare fedeltà al regime.
In una nota a Mussolini del 1929, lo stesso Gentile scrive: “Con una breve aggiunta alla formula vigente potrà, come ho avuto l’onore di esporre a voce, risolvere la questione delicata e ormai urgente della fascistizzazione delle Università Italiane”. Si ritiene dunque che fu lui tra i promotori dell’aggiunta al giuramento delle parole “al Regime fascista”. Una pesante cappa di piombo calò sulla scuola e sul mondo universitario. E Gentile commentò: “L’intellettuale sbandamento (…) sparisce dalle nostre università, dove rimase sino a ieri annidato, e la pace necessaria al lavoro torna nella scuola. (…) Il fascismo ha vinto e l’Italia è tutta fascista”.
All’inizio dell’Anno Accademico 1931-’32, quando 1.225 docenti universitari furono invitati a firmare un modulo, 12 non si piegarono all’imposizione. Persero così la cattedra e il diritto alla liquidazione e alla pensione. Ecco i nomi (sui quali tutti gli storici concordano) dei 12 professori che non prestarono il giuramento:
- Ernesto Buonaiuti (1881-1946), Storia del cristianesimo, Università di Roma
- Mario Carrara (1866-1937), Antropologia criminale e Medicina legale, Università di Torino
- Gaetano De Sanctis (1870-1957), Storia antica, Università di Roma – Giorgio Errera (1860-1933), Chimica, Università di Pavia
- Giorgio Levi Della Vida (1886-1967), Lingue semitiche, Università di Roma
- Fabio Luzzatto (1870-1954), Diritto civile, Università di Macerata
- Piero Martinetti (1872-1943), Filosofia, Università di Milano
- Bartolo Nigrisoli (1858-1948), Chirurgia, Università di Bologna
- Francesco Ruffini (1863-1934), Diritto ecclesiastico, Università di Torino
- Edoardo Ruffini Avondo (1901-1983), Storia del diritto, Università di Perugia
- Lionello Venturi (1885-1961), Storia dell’arte, Università di Torino
- Vito Volterra (1860-1940), Fisica matematica, Università di Roma
Le ANPI Provinciali, in contatto con le Università di Torino, Milano, Pavia, Bologna, Pisa, Macerata, Perugia, Roma, realizzeranno tra settembre e dicembre prossimi conferenze negli atenei, in cui operavano i docenti espulsi. In tali occasioni avranno inoltre luogo cerimonie commemorative sui luoghi con targhe o iscrizioni; oppure, dove esse siano assenti, si avanzerà la proposta di realizzarle e inaugurarle. Infine, saranno raccolti i materiali (biografie dei docenti commemorati, testi, relazioni, interventi) che costituiranno la base per un’ulteriore diffusione dei risultati di conoscenza raggiunti, in primo luogo tra gli studenti delle scuole medie e superiori.
2 Settembre 2021