Alessandro Barbero, nel fare la (sacrosanta) difesa del collega Tomaso Montanari attaccato come “negazionista” delle foibe, ha però detto una cosa che non sta né in cielo né in terra (e questo perché, probabilmente, non ha approfondito la questione).
Barbero, nell’intervista rilasciata al Fatto quotidiano, afferma che “la fuga e le stragi degli italiani hanno accompagnato l’avanzata dei partigiani jugoslavi sul confine orientale, e questo è un fatto”.
No, questo non è un fatto. L’avanzata dei partigiani jugoslavi (che poi erano un esercito, e questo uno storico dovrebbe saperlo, che fa la differenza) non ha provocato né fuga né stragi di italiani.
Morirono, in combattimento, militari nazifascisti (tantissimi italiani), questo sì, come accade in ogni guerra. Anche durante l’avanzata angloamericana in Italia morirono molti militari nazifascisti (tantissimi italiani).
Ma le popolazioni italiane del confine orientale non fuggirono per l’avanzata jugoslava, né furono da questa travolte.
Non ci furono “stragi di italiani”, ci furono esecuzioni sommarie in Istria dopo l’armistizio del ’43 (circa 200 persone, quasi tutti inquadrati nei ranghi del fascio), mentre alla fine della guerra, dopo il maggio ’45, vi furono processi regolari che ci conclusero con la condanna a morte degli imputati di crimini di guerra, vi furono morti tra gli internati militari nei campi, vi furono vendette personali. Per tutta la Venezia Giulia (Trieste, Gorizia, Istria) e Fiume, si parla di meno di 2.000 persone. E non furono “stragi”, perché si trattò di episodi diversi e diversificati.
Quanto alla “fuga” degli italiani, Barbero ha nuovamente sbagliato termine, perché il cosiddetto esodo giuliano dalmata, non si verificò in concomitanza dell’arrivo delle truppe jugoslave (tranne i fascisti più compromessi che scapparono perché temevano per la propria vita, e non furono molti), ma fu un fenomeno che durò più di 15 anni ed iniziò dopo la fine dei combattimenti.
Apprezzabili le buone intenzioni di Barbero, ma, come si usa dire, di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno, e a volte la toppa è peggio del buco.
(nella foto il falso storico di Basovizza: perché Barbero non affronta questo argomento, invece di parlare a sproposito?)