C’erano molti connazionali fra le persone fatte sparire dai regimi militari degli anni Settanta. Le loro storie sono diventate un libro, un podcast e una raccolta virtuale, segnala Lucia Capuzzi su Avvenire
Né vivi né morti, semplicemente scomparsi
Tra gli anni Sessanta e Ottanta, in gran parte dell’America Latina. Generali golpisti a ispirazione Usa e le loro dittature. Dal Cile al Brasile all’Argentina, diversi regimi fascisti con tutti in comune la macabra pratica di far scomparire gli oppositori, reali o presunti. Né vivi né morti, semplicemente scomparsi.
Tra loro anche molti italiani
Chi erano? Che ne è stato di loro? Per la prima volta, le loro biografie sono state ricostruite e messe a disposizione del pubblico grazie a “Archivio desaparecido”, progetto multimediale realizzato dal Centro di giornalismo permanente, collettivo di freelance nato a Roma nel 2018 e finanziato da Etica Sgr, con il sostegno della Fondazione Basso e di un crowfunding di Produzioni dal basso.
Restituire memoria ai desaparecidos
Tutto è cominciato nel 2019, quando il gruppo di giovani cronisti s’è messo sulle tracce dei connazionali svaniti nel nulla e su quella loro familiari che non hanno mai smesso di lottare per ottenere verità e giustizia. Passo dopo passo, spostandosi da una sponda all’altra dell’Oceano, i giornalisti hanno raccolto frammenti delle loro storie, fino a comporre il mosaico. Fino a restituire memoria ai desaparecidos.
Trenta biografie e un libro
Trenta delle loro biografie ora, sono diventate un libro, pubblicato da Nova Delphi, un podcast prodotto da Radio Tre e un vero e proprio archivio virtuale gratuito (http://www.archiviodesaparecido.com/home/). «I regimi militari hanno cercato di cancellare un’intera generazione durante gli anni Settanta, ma sono vite ed esempi impossibili da eliminare. Per questo motivo, abbiamo deciso di raccontare le loro storie», spiegano i curatori Elena Basso, Marco Mastrandrea e Alfredo Sprovieri.
12 Settembre 2021