di MOWA
«I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori.»
(Catone)
L‘attuale ministro dello Sviluppo economico, il leghista Giancarlo Giorgetti, si trova, in questi giorni di ottobre, negli USA per incontrare, prima, nel Massachusetts, il governatore Charlie Baker e, poi per intervenire all’Ambasciata italiana a Washington D.C..
Un leghista, Giancarlo Giorgetti, classe 1966, descritto su WikiPedia come un politico con un passato (come Giorgia Meloni ) nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, d’ispirazione neofascista di declinazione anti europeista, ecc., dimostrando, con ciò, tutta la sua “capacità”, a dir poco, di non originale propensione (fino ad essere un guazzabuglio) a variare tra il carrierista (con tendenze a commettere arlecchinate politiche perché poco credibili) e lo destabilizzatore seriale per il suo elettorato.
Infatti, Giorgetti è passato dall’essere un nazionalista dello sfegatato Fronte della Gioventù frequentato da giovane fino a diventare un ferreo federalista antinazionalista nella Lega Nord di Umberto Bossi (ed essere eletto parlamentare alla Camera dei deputati nel 1996) per poi, ritornare alle origini lasciando intendere quindi ben altro di una cristallina scelta politica.
Un individuo – Giorgetti – che nel suo intervento a Washington – nella seconda tappa della sua missione istituzionale – sembrava un uomo con un ciuffo involontario bianco come il democristiano Aldo Moro ma in realtà più rassomigliante ad un comico alla Crozza (che imita Giancarlo Giorgetti con l’inflessione e la tonalità padana nella voce come Umberto Bossi), un politico che “offre” agli interlocutori soluzioni che sembrano quelle di Arlecchino nella commedia goldoniana del 1745 ne Il servitore di due padroni. Le prime due cose sono accidentali ma la terza, invece…
Un autentico pastrocchio politico, forse non volontario per Giorgetti che esce dalla università privata Bocconi ma che, sicuramente, è figlio di quel prodotto ideologico voluto per le nuove generazioni dalla classe dominante negli anni ’80-’90, con lo slogan “mettiti in proprio e inventati il lavoro” (in uno stupido yuppismo), che ha mietuto vittime, in quanto ha logorato dall’interno la struttura portante del sistema democratico, lasciando in balia dei pescecani finanziari milioni di individui.
L’Italia (ma non è l’unica) negli ultimi decenni assiste ad una tragicomica politica da quando ha cambiato il sistema elettorale da proporzionale puro a maggioritario, un sistema che espropria i cittadini della possibilità di esprimere la propria determinazione democratica privandoli della scelta dei candidati, oltre alla soppressione sostanziale, da parte della massoborghesia, del più grande soggetto politico comunista europeo (P.C.I.) in quanto ha privato il Paese di una alternativa risposta ad un paradigma deleterio come quello del sistema attuale.
Diminuiscono le persone che vanno a votare in quanto in molti rinunciano al proprio diritto accorgendosi dell’insussistenza progettuale democratica dei partiti della seconda Repubblica. Purtroppo, però, non si attrezzano per recuperare autonomia e per sottrarsi alla gestione dei vari imbonitori che, come il “sergente Demetrio Lopez Garcia” che lavorava per il governatore nei romanzi di Zorro, operano per il suddetto leghista che, capriola dopo capriola, conserva un proprio personale privilegio a danno della collettività.
Nonostante appartenga ad un partito che è coinvolto in diverse vicende giudiziarie, continua ad operare dalla parte dei dominatori anche sulle questioni ambientali infatti propone il rovesciamento di vari referendum popolari, primo fra tutti quello sul nucleare come ha affermato recentemente negli USA.
Una figura, dunque, la sua, da annoverare tra quelle degli altri montimbanchi che, oggi, governano nelle istituzioni con l’unica funzione di conservare un sistema a direzione dei soliti noti.