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Nell’agosto del 2019 scrivevamo: «Fu Guohao è un giornalista cinese. Un collega. Lavora per il quotidiano cinese Global Times. Nello svolgimento del suo lavoro è stato vittima di una brutale aggressione a opera dei ‘pacifici’ manifestanti che stanno mettendo a ferro e fuoco Hong Kong dietro il paravento della libertà. Vogliono la libertà ma al contempo manifestano impugnando le bandiere del Regno Unito di cui Hong Kong era una colonia.
Fu Guohao è stato sequestrato illegalmente e brutalmente aggredito dai ‘rivoltosi’ all’aeroporto internazionale di Hong Kong intorno alla mezzanotte di martedì.
I manifestanti radicali in aeroporto lo hanno dapprima preso d’assalto, aggredito e poi picchiato dopo che era stato legato mani e piedi perché accusato di avere scattato delle foto.
Fu è stato visto rotolare a terra con lividi sul corpo e la testa sanguinante.
Il personale medico intervenuto per prestare soccorso ha avuto non poche difficoltà per raggiungere il giornalista cinese perché i rivoltosi hanno cercato di impedire che Fu fosse soccorso. Il giornalista cinese è rimasto a terra svenuto per circa 20 minuti circondato dai manifestanti».
Lai Yun-long, 20 anni, condannato a cinque anni e tre mesi a gennaio, durante una sessione davanti alla Corte d’Appello ha affermato: “La spia statunitense Mark Simon mi ha ordinato di farlo. Ho fatto un torto a Fu Guohao. Non è una spia. Mi scuso con 1,4 miliardi di cinesi”.
25 Novembre 2021